Su Zinzulu, la giuggiola, un frutto dimenticato, ma molto saporito e ricco di proprietà, ottima base per liquori, salse, dolci e marmellate.

In italiano si chiama Giuggiola, in Sardegna in passato era abbastanza diffuso, si trovava nei giardini di molte case di campagna, adesso è molto più raro: il frutto del giuggiolo, un albero che può arrivare anche a 10 metri di altezza. Conosciuto anche come dattero cinese, è originario della Siria, in Italia è arrivato dopo la metà del 1600.

I frutti arrivano a maturazione tra settembre e ottobre, quando raggiungono una colorazione bruna, ma se raccolti ancora verdi hanno un gusto simile a quello della mela e sono di consistenza croccante. Una volta maturi invece sono morbidi e dolci, dal sapore simile al dattero, ma meno stucchevoli.

Le giuggiole sono ricche di proprietà nutritive, a cominciare delle vitamine, in particolare la vitamina C, di flavonoidi, fosforo e ferro. Aiutano a rinforzare il sistema immunitario e quello cardiovascolare. Sono efficaci nella cura delle infiammazioni alla gola, bronchiti, raffreddori e raucedine. Sono utili per curare la stipsi e mitigano gli stati d’ansia e l’insonnia.

Innumerevoli sono gli utilizzi in cucina. Dalle giuggiole si ricava un liquore dolce utilizzato per accompagnare dolci e biscotti secchi, o per insaporire il pan di spagna. Si possono preparare marmellate e confetture oppure la polpa può essere utilizzata come ingrediente direttamente nell’impasto di torte e biscotti. Ecco la ricetta di un tipo di biscotti secchi della tradizione contadina: Zaleti alle giuggiole.

Ingredienti per 10 persone

120 g (circa 1 1/2 tazza) di giuggiole mature tritate grossolanamente

60 ml (1/4 di tazza) di grappa o di rum)

150 g (1 tazza colma) di farina di grano

150 g (1 tazza scarsa) di farina di mais

la scorza grattugiata di 1/2 limone non trattato

un pizzico di sale marino

1 cucchiaino di lievito in polvere

3 tuorli d’uovo

150 g di zucchero semolato

130 g (scarsa 2/3 di tazza) di burro, fuso e raffreddato

Preparazione

Immergere i pezzi di giuggiola nella grappa per almeno un paio di ore o, meglio ancora, per tutta la notte. Mentre si preparano i biscotti, preriscaldare il forno a 180°C. Foderare un vassoio per biscotti con carta da forno e mettere da parte. Unire la farina bianca, farina gialla di mais, la scorza di limone, il sale e il lievito in una piccola ciotola. In una ciotola più grande, sbattere i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto giallo e spumoso, o comunque fino a quando lo zucchero si sarà sciolto completamente. Aggiungere il burro fuso al mix di farine, quindi unire delicatamente il tutto al composto di uova. Mescolare e poi aggiungere le giuggiole sgocciolate, incorporandole in maniera omogenea all’impasto. Per sagomare i biscotti, afferrare una noce di impasto e farlo rotolare tra le mani. Cercate di dare una forma piatta leggermente ellittica, per distribuirli con più facilità sul vassoio foderato. Ripetere l’operazione fino a quando si finisce la pasta, lasciando pochi centimetri tra ogni biscotto. Cuocere in forno per 13-15 minuti, o fino a quando l’aspetto superficiale dei biscotti appare bene dorato. Togliere dal forno e lasciare raffreddare i biscotti su una griglia.

La giuggiola è anche la protagonista di diverse leggende. Si dice che per preparare la corona di spine di Gesù furono utilizzati i rami di una specie di giuggiolo spinoso. Alcuni studiosi sostengono che l’incantesimo dei Lotofagi di cui si narra nell’Odissea, non fosse stato provocato da sostanze narcotiche, ma da una bevanda fortemente alcolica ottenuta con la fermentazione delle giuggiole. Per i Romani l’albero simboleggiava il silenzio e con i suoi rami si decorava il tempio della dea Prudenza. In diverse zone dell’Asia il giuggiolo è considerato un albero magico, si dice che chi voglia far innamorare una persona debba condurla sotto un giuggiolo. Infine non si può non citare il proverbiale brodo di giuggiole: nato alla corte dei Gonzaga era un liquore fatto con giuggiole, mele cotogne, uva, vino bianco e zucchero…talmente buono da mandare in estasi, appunto in un brodo di giuggiole. 

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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