È il 1987 quando Matteo Porru pubblica la traduzione del “Pinocchio” di Collodi in sardo, sardo campidanese per la precisione.

Non è stata la prima opera importante a essere tradotta nella lingua della nostra meravigliosa isola, però il “Pinocchiu” era la versione sarda di un capolavoro per l’infanzia, quindi sarebbe stato uno strumento utile affinché “is pipius e is piccioccheddus de sa Sardigna” imparassero – in modo divertente tramite un grande classico – la lingua della propria terra, una lingua sempre meno studiata e valorizzata e pertanto poco conosciuta dai nostri pargoli.

“Ci fiat una borta… «Unu rei!» hant a nai luegu is pipius chi hant a liggiri custu liburu. No, pipieddus, heis sbagliau. Ci fiat una borta un arrogu de linna. No fiat linna de valori, ma un arrogu calisisiat de cussus truncus ammuntonaus chi, cand’arribat s’ierru, si ponint in is istufas e in is gimineras po alluiri su fogu e po calentai is domus.”

“C’era una volta… «Un re!» diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo di catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.”

Matteo Porru, classe 1934, è stato insegnante e dirigente scolastico. Ha sempre fatto parte di un circolo di intellettuali strenui difensori della linguistica locale. Ha pubblicato altri libri per valorizzare la lingua sarda.

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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