Lo sapevate? Quali sono i cinque luoghi da vedere assolutamente in Ogliastra?
Sì, lo sappiamo, cinque luoghi non bastano. Cinque soli siti da scegliere in una delle subregioni più belle d’Italia sono proprio pochi. Anche perché l’Ogliastra, terra magica, di grandi contraddizioni, offre veramente una marea di attrazioni. Proprio come la Sardegna. Comunque proviamoci e cerchiamo di spaziare, dal mare al montagna, passando per le bellezze naturali e le strutture costruite dall’uomo. Cinque, non uno di più.
Cala Goloritzè
Il mare d’Ogliastra è risaputo, è uno dei più belli del Mondo. Cala Goloritzè è una delle perle di questo trerritorio. Ciottoli bianchi, acqua cristallina, un arco che viene da tutti fotografato e postato in ogni dove. Situata a nord di Arbatax, dopo Capo Monte Santo a sud del Golfo di Orosei, Goloritzè ha fondali trasparenti e nel 1995 è stata nominata Monumento Nazionale Italiano.
Unisce, poiché gli unici due modi per arrivarci sono via acqua e via terra con un percorso di trekking, l’amore per il mare con quello per le escursioni.
Come si raggiunge
Via mare, a nuoto. Sono diverse le opzioni di traghetti – che partono da Cala Gonone o da Santa Maria – presenti in zona. Spesso, grazie a pacchetti specifici, si possono visitare anche altre Cale in un solo giorno. Si può raggiungere anche utilizzando imbarcazioni sprovviste di motore, nei 300 metri prima della battigia. Tutto questo, per salvaguardare la sabbia.
Via terra, tramite un lungo percorso che parte da Baunei. Si devono seguire le indicazioni per Golgo e lasciare l’auto a Su Porteddu (dove va lasciata l’auto). Da qui, si originano vari percorsi, sempre adeguatamente indicati. Con il percorso classico, ci si arriva in un’oretta. La risalita necessità di circa un’ora e mezza.
Servizi
Non esistono servizi. La spiaggia è incontaminata.
Su Sterru
Autentico monumento naturale della Sardegna, su Sterru di Baunei (detto anche s’Isterru) è la voragine a campata unica più profonda in Europa e precipita per ben 270 metri di profondità con un diametro tra i 25 ed i 40 metri, tanto che rimase largamente inesplorata fino agli anni ’50 perché non c’erano corde abbastanza lunghe per calarsi di sotto e si pensò potesse essere un antico camino vulcanico, mentre gli studiosi ne hanno poi accertato l’origine carsica.
Si tratta di un luogo sede di antiche e spaventose leggende che narrano della tana di un orrendo serpente, lo scultone, al quale, per placarlo, venivano offerte sette fanciulle. In realtà la cavità è abitata dal ben più mite geotritone sardo (endemismo sardo).
Gorropu
Nell’entroterra della Sardegna, uno dei trekking più belli e impegnativi nel cuore del Supramonte, vi condurrà in uno dei territori più selvaggi dell’Isola. Gorropu è uno dei canyon più lunghi d’Europa, con pareti alte centinaia di metri. La gola è visitabile solo a piedi attraverso tre sentieri. Andiamo alla scoperta di questo luogo magico, dove il tempo sembra essersi fermato.
A nord passando nella valle di Oddoene, in territorio di Dorgali: è il percorso meno impegnativo, due ore di cammino con partenza da ponte sa Barva, passando parallelamente al rio Flumineddu – torrente che ha scavato la gola -, fino a raggiungerne l’ingresso. A sud la partenza del sentiero – percorribile in tre ore e mezza tra andata e ritorno – è dagli ovili di Sedda ar Baccas, in territorio di Urzulei. Il terzo itinerario, a est del canyon, parte da Genna Silana, in un’area di sosta della statale 125. Il sentiero, di un’ora all’andata e del doppio al ritorno, è ben segnato. Una ripida discesa tra corbezzoli secolari. Guide esperte possono comunque ideare i propri trekking organizzandosi anche in modo da fare percorsi ad anello.
Ci sono luoghi dove la tecnologia e le macchine devono inchinarsi alla natura. La Gola di Gorropu (che si trova nel territorio comunale di Urzulei e Orgosolo) è uno di questi: dimenticate gli smartphone (o al limite portateli per le foto), armate i vostri piedi di comode scarpe da trekking e preparatevi a vivere la bellezza incantata del canyon più profondo e spettacolare d’Europa.
Qui l’intensa azione erosiva provocata delle acque del Rio Flumineddu ha scavato una gola con pareti altissime sotto le quali vi sentirete una formichina in un mondo di giganti.
Camminerete tra magnifici esemplari di ginepro, endemismi, tassi e foreste primarie di lecci sopravvissute al taglio incontrollato dei carbonai. Siete in mezzo al Supramonte, un vasto sistema montuoso di origine calcarea: questo è il posto più selvaggio della Sardegna, dove vivono e lavorano i caprari nelle loro capanne, i cuiles.
È l’habitat delle aquile reali e dei mufloni: qui si esplicò la resistenza militare e culturale dei Sardi (i cosiddetti “montes insani” citati da Cicerone) davanti alle tante invasioni della storia.
Gorropu in sardo significa dirupo, burrone, gola, voragine. Un’antica leggenda narra che dal punto più stretto e oscuro della gola, dove le pareti si ergono verticali superando i 450 metri, sia possibile vedere le stelle in pieno giorno. È qui, nelle pareti più scoscese, che si dice sboccino di notte, i magici fiori della felce maschio.
Per il trekking è indispensabile considerare alcuni fattori: assenza di segnaletica, orientamento difficile e scarsa copertura GSM. Assolutamente sconsigliato, quindi, affrontare questi percorsi da soli.
Per raggiungere Gorropu si può partire da Genna Silana, nel territorio di Urzulei, con un percorso a bastone in gran parte in discesa all’andata e in salita al ritorno. Per una camminata ugualmente bella, si può passare anche dal territorio di Dorgali, dalle pozze di s’Abba Arva, nella vallata di Oddoene.
La gola di Gorropu si trova nella subregione del Supramonte: per chi parte da Cagliari ci vogliono circa due ore e venti per arrivare nel territorio. (Statale 131, poi dcn per Nuoro, sino a Dorgali o Urzulei). Volendo si può passare anche dalla 125: si impiega più tempo ma ne vale la pena.
La Cascata Sothai
Un posto forse meno conosciuto ma che merita sono le Cascate di Sothai, poco ad est di Villagrande Strisaili: chi vi si reca potrebbe pensare di trovarsi in Colorado o in un altro stato montagnoso del Nordamerica.
Invece queste cateratte sono proprio in Sardegna e scaturiscono dalle acque del fiume Flumendosa che, attraverso una spettacolare parete di granito, si riversano nel canyon Bau Vigo dopo un salto di trenta metri. Chi le visita è rapito dal suono impetuoso delle acque e dal paesaggio incontaminato.
Per arrivare alle cascate bisogna percorrere quasi due chilometri di bosco tra querce e lecci. Il sito è inserito negli itinerari del CAI – Club Alpino Italiano ed è meta di escursioni da parte di esperti e turisti.
Gairo vecchia
Gairo vecchia è abbandonata nel 1951. Oggi della Gairo ‘vecchia’ è possibile vedere i ruderi degli edifici rimasti tenacemente aggrappati alla roccia del monte Trunconi, che domina sulla valle del rio Pardu, tra viuzze in terra battuta e in selciato collegate da scalette e viottoli inclinati. Nel 1951 cinque giorni di piogge e vento incessanti in Ogliastra resero il nucleo originario di Gairo, già provato da mezzo secolo di frane e smottamenti, insicuro per persone e animali. Le vie si trasformarono in impetuosi torrenti facendo ‘scivolare’ drammaticamente il terreno verso valle. Per ovvie ragioni di sicurezza il borgo fu progressivamente abbandonato: gli ultimi suoi abitanti lasciarono le case nel corso del decennio successivo.
A Gairo vecchia l’atmosfera è molto particolare: qui il tempo sembra essersi fermato. Alcune palazzine avevano tre o quattro piani, oggi in alcune facciate resistono ancora i balconcini in ferro battuto. Ancora, passeggiando nel borgo abbandonato è possibile notare tra le case i caminetti, scale, finestre e pareti intonacate dipinte d’azzurro. Il pensiero riporterà ai momenti in cui la vita qui era ancora presente. Ora invece la sensazione di abbandono pervade ogni cosa, rendendo struggente la visita.
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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis
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