“Cresce in praterie ai margini del bosco, negli angoli più aridi dei prati da sfalcio, ai margini delle strade. Fiorisce tra maggio e agosto” scrivono nel profilo dell’Agenzia Forestas. “In passato i semi delle cicerchie (Lathyrus sativus) venivano usati come cibo povero, specie nel meridione, e l’uso prolungato causava una grave sindrome neurologica – detta latirismo – dovuta alla presenza nei semi di un amminoacido tossico per il sistema nervoso. Questa varietà (L. latifolius, foto di Cristian Mascia) ha foglie e fiori larghi e coloratissimi, facile trovarla in Sardegna. IN SARDO la chiamiamo: Basoleddu, Chericu, Cherigu, Pisu de colore…CONOSCETE ALTRI NOMI?”
Ulteriori informazioni (sito Sardegna Foreste):
Cresce in praterie piuttosto evolute, negli angoli più aridi dei prati da sfalcio, ai margini di boschi o delle strade, su suoli argillosi piuttosto profondi, preferibilmente al di sotto della fascia montana. Pianta perenne alta sino a 150 cm. Originaria del Medio Oriente, è una leguminosa a ciclo annuale, molto simile a ceci, fave, piselli. Cresce anche in condizioni difficili.
Frutto legumonoso, oblungo e compresso, lungo sino 8 cm con massimo 12 semi. Si consumano secche, previo lungo ammollo, prima di essere cotte e consumate.
L’odore, da crudo, assomiglia al pisello (il piatto cotto a un sapore tra fava e pisello).
Conosciuta anche come: Cicerchia a foglie larghe, Galletto, Ingrassabue, Latiro latifoglio, Petti di monaca, Pisello da siepe, Pisello salvatico, Rubiglio di bosco o selvatico.
Specie assai comune in Sardegna, offre una gradevolissima e appariscente fioritura porporina. La specie simile (Lathyrus sativus) Si consuma come piatto povero, ricordo di un periodo in cui la carne era sostituita da legumi poveri.
Corologia
Periodo di fioritura: maggio-agosto
Etimologia
Il nome generico è la latinizzazione dell’antico termine greco ‘lathyros’, che designava una pianta non identificata da cui si estraeva una sostanza eccitante; il nome specifico in latino significa ‘a foglie larghe’. …
Somiglianze e varietà
Lathyrus sativus nota con i nomi di pisello d’erba, veccia indiana, pisello indiano, veccia bianca, almorta, guija, pito, tito o alverjón (Spagna), chícharos (Portogallo), guaya (Etiopia), e khesari (India). Questa particolare varietà aveva un consumo alimentare diffuso nelle aree povere del…
Curiosità
In passato i semi delle cicerchie (Lathyrus sativus) venivano usati come cibo povero, specie durante le carestie; l’uso prolungato di questo alimento causava una grave sindrome neurologica – detta latirismo – dovuta alla presenza nei semi di un amminoacido tossico per il sistema nervoso.
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Fonte: Ogliastra News La Redazione
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