In Sardegna, soprattutto nei territori più periferici, la carenza di medici è talmente grave che potrebbero non essere più garantiti i livelli essenziali di assistenza. Una situazione che non deve lasciare tranquille le aree metropolitane perché la chiusura o la rilevante riduzione dei servizi sanitari presenti nelle zone interne, determinerà il riversamento dei pazienti isolani nei centri ospedalieri di Cagliari e Sassari , non ampliati e adattati a fronteggiare questa evenienza.
L’allarme è lanciato dalla Cisl Medici dell’Ogliastra – un territorio dove l’emergenza è sanitaria è quotidiana e persiste da tempo – che ha messo a punto una proposta per fermare l’emorragia di medici e personale sanitario nelle zone periferiche, non solo nella Sardegna centro orientale, ma in tutti i territori disagiati e con forti carenze infrastrutturali.
Il documento sindacale – predisposto dai medici Giacinto Staffa, Valeria Aresu, Roberta Puddu e Giovanni Spanu – va subito al cuore del problema: “ La carenza del personale medico e del comparto sanità, sia a livello ospedaliero sia territoriale, rappresenta la più grande criticità: le tante ore in più di lavoro per maggiorazione di turni diurni e notturni, le ferie non godute, l’impossibilità di chiusura di turni mensili che non permettono un’organizzazione della propria vita extra-lavorativa, la carenza di tempo per il confronto e la formazione ecc, generano un sovraccarico di lavoro nei pochi colleghi rimasti in servizio che difficilmente può essere sorretto se non per brevi periodi, motivo per cui si assiste a frequenti dimissioni improvvise. Dai dati nazionali forniti dal Conto Annuale del Tesoro, nel 2019 il 2,9% dei medici ospedalieri (3123 medici), ha deciso di dare le dimissioni, alla ricerca di alternative meno stressanti. Possiamo solo immaginare cosa potrebbe accadere dopo la pandemia di Covid-19”.
Ecco le “linee guida” da seguire in via sperimentale in Ogliastra, ma che potrebbe essere sicuramente utile anche per tutto il resto dell’Isola, con l’obbiettivo di riuscire a reclutare professionisti per i centri periferici. Importante è cambiare approccio al problema sotto tanti punti di vista, “ Cercando di essere più attrattivi e garantendo benessere a 360 gradi al medico che decide di lavorare in Sardegna, ancor di più nelle aree periferiche”.
I problemi da affrontare sono i seguenti:
1)Indennità di provincia: studiare una forma di indennizzo quale elemento aggiuntivo della retribuzione; in Trentino Alto Adige varia da 600€ a 1500€ mensili a seconda della zona.
2)Prestazioni aggiuntive (PA): riportate alla dimensione di un fatto eccezionale non quasi la regola come oggi.
3) Ferie : garantite 6 settimane di ferie all’anno retribuite come previsto dal CCNL;
4)Formazione e aggiornamento continui;
5)Colloquio periodico e valutazione benessere psico-fisico del dipendente;
6)Collegamento informatico tra ospedali;
7)Team per l’acquisizione del personale;
8)Manifestazioni e tempo libero;
9)Circoli ricreativi ospedalieri;
10) Parcheggio ospedale e poliambulatorio;
11) Alloggio per forestieri;
12) Asilo nido aziendali e servizi di sostegno alla genitorialità;
13)Consultazione preventiva parti sociali;
14)Bando per medici italiani all’estero.
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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi
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