Incendio in abitazione presso il Comune di Cardedu in località “Murcu”.

Alle 16:10 circa due squadre dei Vigili del Fuoco di Lanusei e Tortolì sono intervenute per estinguere un un’incendio che ha interessato un’abitazione di proprietà di un pensionato di 76 anni residente a Barisardo, che al momento dell’incendio non era a casa.

La combustione, seguita da due esplosioni, pare abbia avuto origine per cause accidentali. Il forte irraggiamento termico del rogo ha gravemente danneggiato l’edificio rendendo una parte di esso inagibile.

Sul posto i Carabinieri della Stazione di Cardedu.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Aurelio Galleppini è un icona del fumetto italiano, colui che ha dato volto e corpo al leggendario personaggio Tex Willer ammaliando intere generazioni con le sue storie. Il disegnatore con lo pseudonimo di Galep nasce il 28 agosto ’17 a Casale di Pari (Grosseto) da genitori sardi, e come da lui stesso affermato si ispirò spesso ai paesaggi dell’Isola dove era cresciuto. 

Il famoso fumetto Tex nasce nel ’48 ideato da Galep insieme a Gianluigi Bonelli, e la prima storia ad essere pubblicata si intitola “Il totem misterioso” uscita il 30 settembre dello stesso anno nel formato a striscia. 

Eppure doveva essere un altro il personaggio di punta dell’allora casa editrice “L’Audace” realizzato dal disegnatore: “Occhio Cupo” un giustiziere del ’700. Invece il consenso di pubblico trovò Tex Willer, sovvertì le gerarchie dei fumetti, interrompendo la pubblicazione dopo pochi mesi dell’eroe in cappa e spada.

“Aquila della Notte”, nome indiano di Tex Willer essendo il capo supremo di tutte le tribù Navajos, continua ad essere il personaggio di punta della Sergio Bonelli Editore, oltre ad essere il fumetto più longevo italiano e uno dei più apprezzati all’estero. 

Professionista instancabile, Galep aveva degli orari di lavoro estenuanti che lo portavano a rimanere a lavoro fino alle prime ore dell’alba. Di questi periodi rimangono ironiche tracce sparse nelle vignette di Tex, come caffettiere necessarie per poter reggere quei ritmi, o altri elementi grafici non collegati alle strorie.

Il disegnatore di origini sarde realizzò l’ultima copertina nel febbraio ’94, il fumetto numero 400 di Tex. Già sofferente da tempo per la malattia che lo aveva colpito, disegnò il suo famoso personaggio mentre si dirigeva verso l’orizzonte intento a salutare con il cappello in mano. Il volto sorridente ed emozionato, ispirato inizialmente all’attore americano Gary Cooper, ma in seguito a quello di Galep stesso. 

Una sorta di commiato, nel quale in molti hanno visto nella roccia verso la quale si dirige Tex, Perda ‘e Liana, una sorta di omaggio alla sua Sardegna.

Da sottolineare che la questione su questa interpretazione, vede divisi gli appassionati e ammiratori di Galep. In quanto alcuni vedono le rocce del Trentino dove il disegnatore amava passare le vacanze, altri la famosa Monument Valley. 

Il tramonto disegnato nell’ultima copertina è stato anche un presagio per la fine dei giorni di Aurelio Galleppini, in quanto sarebbe morto di lì a breve a Chiavari il 10 Marzo’94. Il suo talento continua ad aleggiare nelle grandi distese e nei cieli dove vive il ranger del Texas. 

 

 

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Masih Shahid, il 30enne pakistano accusato del tentato omicidio della sua ex compagna tortoliese, Paola Piras, e dell’omicidio del figlio della donna, Mirko Farci, di 19 anni, ha cercato di togliersi la vita nel carcere di Uta.

Secondo quanto riportato dall’ANSA, l’uomo avrebbe tentato di impiccarsi con il lenzuolo all’interno del bagno del carcere, ma l’allarme dato dal compagno di cella e l’intervento tempestivo degli agenti glielo hanno impedito.

E’ stato trasportato in ospedale a Cagliari per accertamenti e dimesso poco dopo.

Masih Shahid, in carcere da circa un anno, qualche giorno fa era stato rinviato a giudizio davanti alla Corte d’Assise di Cagliari nella quale verrà celebrato il processo per l’omicidio di Mirko Farci, il giovane morto per difendere la mamma dall’aggressione avvenuta a Tortolì nel maggio dello scorso anno.

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Un 25enne senzatetto colombiano, conosciuto da tutti come Choco Aventura, è diventato protagonista di un video che in pochissimo tempo è diventato virale e che gli ha cambiato la vita.

Il giovane è stato ripreso mentre taglia una torta di compleanno con due candeline e ne offre una porzione ai suoi due cani, che indossano dei cappellini per l’evento. A loro canta anche la canzone “Happy Birthday” e poi li abbraccia e li bacia.

La scena ha commosso il mondo del web e come riporta La Stampa, in tanti si sono organizzati per aiutarlo a trovare una casa e un lavoro. Grato per l’aiuto, anche in questo caso non ha pensato solo a se stesso: ha organizzato una raccolta di cibo, per aiutare i cani di strada.

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Una situazione di grave disagio, determinata dall’impoverimento degli organici conseguente al blocco del turn over e all’indebolimento dei servizi ospedalieri.

L’Ogliastra ha sopportato più di altre zone dell’isola il peso di scelte sbagliate operate in passato, che insieme ad un sistema di collegamenti arretrato rende sempre più difficile ai cittadini accedere ai servizi sanitari. L’impegno straordinario della Regione per porre rimedio ad una situazione più volte denunciata dagli amministratori locali e da comitati di cittadini è stato ribadito oggi dal Presidente Christian Solinas, che ha incontrato i sindaci dell’Ogliastra per esaminare con loro la situazione ed ascoltare proposte e suggerimenti. Presente anche l’assessore ogliastrino Giorgio Todde.

“La riforma sanitaria varata da questa Giunta – ha detto il Presidente – è una scelta coraggiosa che guarda al futuro, con una particolare attenzione ai territori e con il preciso intento di riportare i servizi vicino ai cittadini. Per questo – ha aggiunto – abbiamo voluto restituire all’Ogliastra la Asl e la Provincia, segnando una netta inversione di tendenza rispetto all’accentramento nelle principali città, così come riserviamo un’attenzione particolare nell’ammodernamento delle apparecchiature e nell’utilizzo della telemedicina”.

“Ci scontriamo oggi – ha proseguito il Presidente Solinas – con una cronica carenza di organici, alla quale è difficile porre rimedio per la mancanza di medici e lo scarso numero di coloro che partecipano ai concorsi pubblici. Ne abbiamo bandito numerosi e 25 sono in corso di espletamento. Ma spesso il numero dei candidati è inferiore a quello dei posti a disposizione”.

“Imminente la nomina del direttore generale della Asl ogliastrina, scelta sulla quale – ha detto ancora il Presidente – voglio coinvolgere gli amministratori locali affinché la nomina sia condivisa e gradita al territorio”.

Il Presidente ha anche fornito assicurazioni sulla convenzione per il servizio di elisoccorso, e ha assicurato la piena disponibilità a rivedere, insieme agli enti locali, la distribuzione geografica delle case e degli ospedali della Comunità, in modo da assicurare al territorio dell’Ogliastra una adeguata copertura e l’erogazione di servizi di alto livello.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Salute e bellezza: il cappero, delizia agrodolce dalle proprietà diuretiche.

Il cappero, questo conosciuto. O forse non tanto. Il cappero (capparis spinosa) è una pianta molto diffusa nei paesi del Mediterraneo, perché predilige il sole e il caldo e non necessita di molta acqua, ragion per cui la troviamo rigogliosa nelle rocce, fra le pietre e nei luoghi più aridi anche all’interno delle stesse città. In Sardegna, il cappero è diffuso soprattutto nella zona del cagliaritano e nel sassarese. A Cagliari, non è inusuale vederla arrampicata con i suoi rami verdi sulle rocce di Castello o negli spazi incolti del resto della città. Nel cagliaritano sono note le coltivazioni di capperi di Selargius; pare, infatti, che il cappero sia stato introdotto qui nel 1800 grazie ad una famiglia originaria di Genova che ne promosse la coltivazione nei campi selargini. La pianta veniva commercializzata e apprezzata nel mondo greco-latino ma solo a partire dal 1500, grazie agli arabi, ne verrà iniziata la coltivazione su larga scala. Il suo nome deriva dall’arabo kabar e la pianta cresce lungo le fessure dei muri e sulle rupi vestendo di verde le pareti di roccia su cui si inerpica e riuscendo a sopravvivere e a fiorire in  zone dove difficilmente altre colture riuscirebbero a vivere.

Si tratta di un arbusto che offre dei prodotti alimentari abbastanza conosciuti nei loro usi in cucina, dei quali comunemente però si ignora spesso l’origine.

Ma quali sono le parti commestibili del cappero? Il più noto e più usato nella cucina sarda e meridionale italiana e il bocciolo del fiore del cappero, detto anch’esso cappero; si raccoglie a partire da maggio quando la pianta è in piena esplosione vegetativa e, se lasciato sulla pianta, si sviluppa e sboccia mostrando una corolla fatta di petali bianchi e stami violacei. Il tempo della raccolta dei capperi, prima della fioritura, si protrae per tutta l’estate, perché i fiori sbocciano in continuazione. I capperi che tutti conosciamo sono i boccioli dei fiori non ancora schiusi e in cucina sono conservati sotto sale, sott’aceto o in salamoia, e vengono utilizzati in mille modi per preparare primi piatti, secondi, salse e condimenti grazie al loro sapore molto forte e caratteristico. La pianta infatti ha un uso più alimentare che propriamente medico: da questo punto di vista però nella medicina popolare veniva utilizzata la radice alla quale sono attribuite proprietà diuretiche e stimolanti la funzionalità epatica; tutte le parti della pianta contengono vitamina C, ferro e rame. Al cappero sono riconosciute proprietà digestive: nella medicina della tradizione veniva utilizzato dopo aver preparato un vino che si assumeva a piccole dosi dopo i pasti.

Non sono però solo i fiori del cappero ad essere utilizzati in cucina. Terminata la fioritura, iniziano a comparire nella pianta i frutti, verdi e dalla forma allungata. Anche i frutti sono raccolti e conservati sotto sale, olio o aceto.

Selargius, a pochi passi da Cagliari, è considerata la patria del cappero: da sempre l’orticoltura, l’agricoltura e il commercio hanno caratterizzato il paese e, al fianco della coltura della vigna, nonché ai piedi degli alberi di mandorlo, si coltivavano i capperi (“is tapparas”in lingua sarda). A. D. Atzei in Le piante della tradizione popolare della Sardegna, racconta: “A Selargius i flebotomi (figure popolari della tradizione che praticavano i salassi, ndr.), che coltivavano appositamente la pianta, col decotto di corteccia del ceppo curavano le varici sanguinolente di cui soffrivano le donne selargine”. È a partire dalla seconda metà dell’800 che i capperi vennero introdotti nella gastronomia grazie alla famiglia Dentoni, di origine genovese, ed in particolare Domenico Dentoni, a quel tempo sindaco di Selargius, che diede inizio alla coltivazione su maggiore scala, rendendo l’agro selargino unico in Sardegna in questo campo. 

Le donne selargine li compravano nelle campagne dai coltivatori e, grazie a is crobis, le ceste, sorrette sulla testa, li portavano nei mercati a Cagliari per rivenderli. Gli uomini ne caricavano chili e chili sui carri e giravano per tutta l’Isola cercando acquirenti per il delizioso frutto, facendo sì che questi saporitissimi boccioli potessero essere prima apprezzati e poi introdotti nella cucina tipica di buona parte della Sardegna.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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È risaputo che negli Stati Uniti ci siano numerosissime città che hanno “rubato” il nome ad altri centri abitati del mondo, soprattutto europei. Basti pensare a New York, la città più popolata del Paese che prende il nome dalla ben più piccola città inglese, York.

Sono tantissime le “town” a stelle e strisce il cui nome ricorda l’Italia: 11 Naples (Napoli), decine di Rome (Roma), qualche Parma e via dicendo.

Anche la Sardegna ha almeno due corrispettivi oltre Oceano, entrambi chiamati Sardinia.

La prima si trova nello stato di New York, non lontano dalla capitale Buffalo, nella contea di Erie.

Sardinia nello stato di New York ha poco meno di 3mila abitanti e fu fondata intorno al 1809, anno del primo insediamento da parte dei primi coloni, Ezra Nott e George Richmond.

OldSardiniaTownHall

Il Municipio di Sardinia, New York

Ben più connessa culturalmente all’Isola è la seconda Sardinia, quella che si trova nello stato dell’Ohio. Si tratta di un piccolo villaggio di poco meno di mille abitanti fondato nel 1830 con la precisa ispirazione di ricordare l’Isola del Mediterraneo.  Si trova a 12 miglia da Georgetown nella contea di Brown.

Sardinia, Ohio

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Il paese di Seulo è da sempre in prima fila sia per la produzione di prosciutti e insaccati sia per la lotta alla peste suina africana. Domani, giovedì 21 aprile, alle ore ore 10 al Centro di Addoli ci sarà la “Presentazione del piano PSA 2022-2023 e nuove opportunità per il comparto suinicolo regionale”.

Seulo in questi anni è stato sempre riconosciuto come paese e comunità virtuosa nella lotta alla peste suina africana: ha infatti sempre adottato misure molto precise e rigorose per cercare di debellare la malattia. “Come abbiamo combattuto la PSA? Una delle principali soluzioni – ha spiegato il primo cittadino, Enrico Murgia – è stata quella di creare in montagna il vuoto biologico, evitando il brado. Una scelta si è dimostrata premiante date che oggi possiamo registrare che alcune nostre aziende producono eccellenze del gusto e si sono inserite in un mercato che può considerarsi assolutamente esclusivo”.

All’incontro parteciperanno, oltre ai sindaci e alle associazioni di categoria: Francesco Bruno Fadda (giornalista di Repubblica), Lara De Luna (giornalista Repubblica), Saluti del sindaco Enrico Murgia, Sebastiano Porcu, Gianni Filippini, Antonio Assaretti, Andrea Orrù- Zidda Cosimo, Michelangelo Salis, Francesco Sgarangella (Coordinatore dei Servizi Veterinari per la lotta alla PSA), Tonio Moi (allevatore e trasformatore prodotti suinicoli), Associazione Allevatori Regione Sardegna (AARS), Aldo Manunta, Antonio Montisci (Direttore del Servizio Sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare (ARIS).

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Pochi sanno che dal 1938 al 1955 a Tertenia un centinaio di persone, uomini e donne, lavoravano nella miniera di Bau Arenas, che si trova nella parte occidentale del comune ogliastrino, incassata nella profonda valle all’ombra del tacco calcareo di Monte Arbo.

Nel sito www.minieredisardegna.it è possibile seguire le vicende del giacimento dai tempi antichi alla sua chiusura negli anni Cinquanta. Infatti, prima i Romani ed in seguito i Pisani hanno lasciato testimonianze dei loro lavori alla ricerca di minerali, soprattutto rame. Quando il Conte Alberto della Marmora arrivò nel 1835 a Tertenia, esplorando il territorio, annotò la presenza di importanti giacimenti di rame.

La miniera fu concessa alla Società Tertenia che in soli quattro anni esportò circa cinquemila quintali di rame. Purtroppo l’isolamento del sito minerario e la totale mancanza di strade carreggiabili ostacolarono a lungo i lavori minerari. Nel 1869 falliva la Società concessionaria e la miniera passò ai creditori: una nuova ripresa si ebbe lo stesso anno con la concessione alla Società Anonima di Lanusei, che aveva lo scopo di continuare i lavori di esplorazione del giacimento in profondità.

Nel 1892 si scoprirono nuovi filoni che si dimostrarono particolarmente ricchi ma la mancanza di mezzi adeguati e di capitale costrinse a vendere i giacimenti a nuovi padroni.  Nel 1938 la Società Libiola investì ingenti capitali per togliere definitivamente le miniere dall’isolamento: venne costruita una strada che collegava le miniere all’orientale sarda, una laveria dotata di impianto di flottazione e una teleferica che consentiva il trasferimento dei minerali dai cantieri di monte alla laveria posizionata a valle.  Questo cantiere vide la sua massima produttività negli anni tra il 1939 ed il 1950. Oltre ai minerali di rame (pirite e calcopirite) si estraevano anche piombo, oro e antimonio. In tempi moderni la stessa Società costruì un impianto pilota per l’ottenimento del solfato ramico. Nonostante le buone intenzioni della Società i risultati non furono soddisfacenti e ciò portò nel 1955 alla chiusura definitiva dei cantieri minerari.

A distanza di sessant’anni dal suo abbandono, la miniera di Bau Arenas mantiene inalterato tutto il suo fascino, dovuto probabilmente alla sua particolare ubicazione e al fatto che molte famiglie di Tertenia hanno legato la propria storia a quella della miniera.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Il racconto di un pastore che vuole abbandonare la sua terra ma, abbagliato dalla sua stessa luce, chiede di esservi pietrificato.

Perdu voleva abbandonare la Sardegna attraversando il mare, nella speranza di una vita migliore. La madre, Mariancani, lo scongiurava di non farlo, cercando di mostrargli la bellezza dei luoghi che si accingeva a lasciare, forse per sempre. In particolare la madre ebbe cura di descrivergli i luoghi più suggestivi come Cala Ginepro, l’insenatura di Santa Maria Navarrese, Monte Tricoli. Perdu però non voleva sentire ragioni.

Un giorno, recatosi presso le pendici del Monte Tarè, tra i comuni di Ilbono e Loceri, cercava di scrutare la nave in arrivo a Capo Montesanto (imbarcazione rappresentata dall’Isolotto d’Ogliastra), che gli avrebbe fatto solcare il Mar Tirreno; qui Perdu fu pervaso da un abbaglio, quello che spesso si può vedere nei pomeriggi estivi dalle colline che si affacciano sulla costa e, nel vedere la sua terra sotto una luce diversa, più ampia, capì che stava commettendo un grosso errore. S’inginocchiò e chiese perdono.

La madre stanca e straziata, non sarebbe riuscita a reggere la fatica di tutti quegli accadimenti, e distrutta dalla stanchezza per aver rincorso il figlio, stette in piedi immobile consapevole che la sua ora stava per giungere inesorabile. Perdu chiese di essere pietrificato proprio in quel punto, insieme alla madre, così da stare insieme per sempre.

Così successe secondo la leggenda, infatti, durante le notti di luna piena è possibile ammirare le due figure antropomorfe in porfido rosso, in particolare una Mariancani sorridente, perché come ultimo ricordo visivo aveva il mare di Arbatax e quella nave che il figlio, ormai, non avrebbe preso mai più.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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