Uno scherzo di cattivo gusto finito male: questo quanto raccontato in un canto popolare da Maria Pintore di Dorgali nel 1971, quando la donna aveva circa quarantacinque anni.

Registrata dall’Università di Cagliari, nell’ambito della rilevazione dei racconti tradizionali dell’Isola, la donna narra un fatto che sarebbe avvenuto a Urzulei in un tempo non precisato.

Il breve racconto parla di un ipotetico becchino, oggetto di beffe e di scherzi da parte dei compaesani in quanto da tutti considerato stolto (o pazzo in quanto in “Limba” la parola “macu” può avere entrambi i significati). L’ultima delle prese in giro fatta all’uomo fu, pare, quella di mettere un uomo vivo dentro una bara e portarla al cimitero.

Il becchino poco dopo iniziò a sentire dei rumori provenire da questa. La aprì e trovò, appunto, un uomo vivo. Imbracciato un piccone iniziò a sferrare dei colpi sul malcapitato uccidendolo. Recatosi dal Sindaco disse: «Portatemi i morti quando sono morti, perché oggi me ne avete portato uno vivo ed è toccato a me ucciderlo».

Da allora nessuno si è più preso gioco del becchino di Urzulei, anzi: «Questo, altro che stolto,» dicevano «ha ucciso una persona davvero».

Un racconto macabro che mette in guardia sul fatto di schernire una persona sottovalutando le sue possibili reazioni. Un fatto che colpì profondamente i paesi dell’intera zona, tanto da essere tramandato in questo canto orale.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Quando è comparso per la prima volta l’uomo in Sardegna? Una domanda non semplice a cui rispondere, ma di certo molto affascinante.

Il dato più certo riguarda il primo homo sapiens che abbia vissuto nell’Isola. I resti più antichi sono stati rinvenuti nella Grotta Corbeddu, nel territorio di Oliena. Il fossile ritrovato nel 1993 dai ricercatori era una falange, risultata appartenere – senza alcun dubbio – a un homo sapiens di 22 mila anni fa.

Una scoperta sensazionale, che diede un termine post quem la storia dei nostri progenitori ebbe inizio nell’Isola.

Ma ben più affascinante, anche se ben più dibattuta, fu la scoperta avvenuta nel 2001 in una impervia grotta di origine vulcanica di Cheremule, in provincia di Sassari.

Nella grotta denominata poi Nurighe, fu trovato un ossicino di qualche centimetro risalente a un periodo databile tra i 750 mila e i 250 mila anni fa. Gli studi effettuati successivamente sono arrivati a ipotizzare con buone dosi di probabilità che si tratti sempre di una falange appartenente a un ominide.

Chiaramente siamo in un periodo ben antecedente la comparsa nel mondo dell’homo sapiens. Il “proprietario” di quell’ossicino, che poi è stato ribattezzato “Nur” e che è oggi considerato l’essere umano sardo più antico di cui si abbiano notizie, sarebbe stato un predecessore dell’uomo di Neanderthal. Della specie che dominò il continente europeo per 350 mila anni possedeva alcuni tratti, così come possedeva molte caratteristiche dell’homo erectus.

Gli studiosi sono portati a credere che si sia trattato di un ominide sviluppatosi in modo “autonomo” nella scala evolutiva umana, così come avvenuto in molte parti del mondo e secondo quelli che sono gli orientamenti scientifici degli ultimi anni. Per questo è stato coniato il termine di “Uomo di Cheremule”, un uomo pre-neanderthaliano che avrebbe avuto un ruolo da protagonista in Sardegna nel Paleolitico inferiore. La sua corporatura sarebbe stata leggermente diversa dalle specie umane più coeve. Il suo fisico sarebbe stato più gracile e più alto dei Neanderthal.

La teoria, come abbiamo detto, è ancora dibattuta. Secondo alcuni studi più recenti l’ossicino non sarebbe una falange umana, ma il “dito” della zampa di un uccello rapace vissuto in quell’era storica.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Diventare mamme soffrendo di meno e vivendo il momento del parto nel miglior modo possibile: è questo l’obiettivo del progetto che Ares Sardegna, attraverso il Servizio Technology Assessment, sta avviando con l’acquisizione dei sistemi di partoanalgesia con protossido di azoto destinati alle strutture di Ginecologia e Ostetricia degli ospedali della Sardegna.

 

L’iniziativa nasce nell’ottica di un miglioramento della qualità assistenziale rivolta alle gestanti con l’obiettivo di garantire l’accesso alle cure palliative e ridurre il dolore durante il parto. Con la legge n. 38 del 15 marzo 2010 e con l’inserimento della partoanalgesia tra i LEA è stato, infatti, sancito il diritto della donna a scegliere di partorire senza dolore. Il protossido di azoto rappresenta quindi una valida alternativa per tutte le future mamme che potranno richiedere questo sistema per alleviare il dolore durante il travaglio.

“È una tecnica non invasiva che non interferisce con la naturalità dell’evento nascita e ha il vantaggio che la donna può chiedere di usufruire di questo servizio direttamente in sala parto, dopo aver sottoscritto un consenso informato – dichiara Maurizio Marcias, Direttore del Servizio HTA -. Inoltre, tale sistema ha il potenziale di contrastare il flusso di donne che spesso migrano verso altri presidi dove è possibile praticare il parto indolore a discapito dei piccoli ospedali, laddove invece è più frequente la carenza di figure professionali, come quella dell’anestesista”.

Il protossido di azoto è un gas che, una volta inalato, riduce l’ansia e allevia la sensazione dolorosa, favorendo la produzione di endorfine, ovvero gli ormoni del benessere che hanno un effetto analgesico. La futura mamma inala il gas nel momento in cui lo ritiene opportuno, alcuni secondi prima della contrazione, utilizzando una mascherina collegata alla bomboletta che contiene il protossido di azoto, aiutata solo dall’ostetrica, poiché non è richiesta la presenza dell’anestesista.

 

“Il gas esilarante – prosegue Marcias – è innocuo, riesce a ridurre molto la sensazione del dolore, attraverso l’induzione di un  rilassamento psichico e muscolare permette alle donne di restare sveglie durante le varie fasi del parto, vivendo così questo momento speciale in una condizione di benessere generale e alleviando il dolore attraverso la respirazione del protossido d’azoto con l’ausilio di una mascherina”.

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Villa Certosa è la residenza estiva di Silvio Berlusconi in Sardegna.

Situata a Porto Rotondo in località “Punta Lada”, è di proprietà della Società immobiliare Idra Spa. L’ex Cav la utilizza con un contratto di comodato d’uso gratuito.

Si tratta di una residenza dalle dimensioni pazzesche: un parco di 12o ettari, 4.500 metri quadri abitabili con 126 stanze a disposizione. L’ex presidente del Consiglio la acquistò alla fine degli anni ’70 dall’imprenditore editoriale Gianni Onorato. Successivamente fu ampliata fino a diventare la “magione” attuale.

Il suo valore è stato quotato nel gennaio del 2021. La villa, qualora fosse messa in vendita, costerebbe non meno di 259 milioni di euro. Una quotazione che la rende una delle case più costose e lussuose del mondo e che probabilmente andrebbe vorticosamente a salire qualora fosse messa ufficialmente “sul mercato”.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Erano da poco trascorse le 14 del 7 maggio 1945, e il tecnico Quintino Ralli ascoltava le comunicazioni di una radio militare di Algeri, dalla sua solita postazione, nella sede di Radio Sardegna, che già da qualche mese trasmetteva da Cagliari. «La Germania si è arresa»: questo il messaggio che l’emozionatissimo Ralli captò in quel pomeriggio primaverile, e che immediatamente decise di rilanciare, facendo sì che Radio Sardegna passasse alla storia per aver annunciato – in anteprima mondiale – la fine della guerra. Venti minuti prima di Radio Londra, sei ore prima di Radio Roma.

Quintino Ralli

Quintino Ralli

Radio Sardegna fu la prima radio libera d’Italia dopo un duro ventennio di dittatura fascista. Le trasmissioni erano iniziate nel 1943, a Bortigali, nel cuore della Barbagia, ma la Radio era stata trasferita a Cagliari in seguito all’arrivo degli Alleati in Sardegna. Is Mirrionis, piazza d’Armi e infine viale Bonaria, al civico 124, là dove oggi hanno sede gli uffici della Rai: diversi gli spazi del Capoluogo che furono utilizzati per rilanciare le trasmissioni. Seppure nata per esigenze strettamente legate alla vita di una città in guerra, a Cagliari Radio Sardegna ebbe modo di crescere: le trasmissioni divennero quotidiane, e si arricchirono di momenti musicali, prediche politiche e religiose.

Già ai primi di quel maggio del 1945 a Roma si parlava di come chiudere quella Radio eccessivamente autonoma. Non ci fu bisogno, comunque, di grossi interventi in tal senso: con la fine della guerra molti militari tornarono alle loro case nel continente, il segnale divenne più debole e aumentarono gli scioperi. Radio Sardegna divenne quindi Radio Cagliari, ma già nel 1952 le trasmissioni si conclusero definitivamente.

Ingresso del rifugio di Bortigali. Foto di Franco Ledda

Ingresso del rifugio di Bortigali (foto Franco Ledda)

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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In questa foto, risalente alla fine degli anni 50, Giuseppe Deplano e Luigia Aresu (con figli e nipoti). La famiglia è meglio nota a Seui con il nome “Cannisoni”.

Foto gentilmente inviata da Cinzia Deplano (nipote).

Invia le fotografie più belle del passato ogliastrino ( indicando luogo e data in cui le foto sono state scattate) alla nostra mail redazione@vistanet.it

 

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Prosegue a Baunei l’opera instancabile dei mitici “Giovani di Ardalavè”.

Il gruppo di pensionati fortemente impegnato nella cura degli spazi pubblici comunali hanno ripulito diverse zone del paese nei giorni scorsi.

Il Comune di Baunei li ringrazia pubblicando le foto della loro simpatica, quanto efficiente opera di impegno civico.

“Gli infaticabili e sempre attivi “Giovani di Ardalavè” proseguono le loro attività di volontariato rendendo più accoglienti degli angoli del nostro paese. A voi va il nostro ringraziamento” scrive il Comune baunese.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Come si diventa Cavaliere del lavoro della Repubblica Italiana? Non smettendo mai di sognare. Si può riassumere proprio con queste due parole la vita del Cavalier Salvatore Pilloni, patron della catena “Saponi e Profumi” e fondatore della Cantina Su’entu: lavoro e sogni.

“Vengo da una famiglia umile e povera – ci racconta senza fronzoli, mentre ci accoglie nella bellissima cantina inaugurata nel 2016 che domina dall’alto i colli tra Sanluri e Lunamatrona -. A 17 anni, dopo aver lavorato con mio padre nella coltivazione e nella vendita di legumi, sono dovuto partire in Continente. Sono andato a lavorare come apprendista in una fonderia di Grugliasco, in Piemonte. Il mio sogno nel cassetto era quello di vedere come si produceva una macchina”.

Origini umili e un percorso altrettanto umile (inteso nel senso più nobile del termine) che lo hanno portato a essere oggi un punto di riferimento nel panorama imprenditoriale sardo, non solo per i risultati economici raggiunti, ma anche per la parabola retta e lineare che lo ha condotto fino alla meta. “Per diventare Cavalieri del lavoro non bisogna avere nemmeno un protesto” ci dice con orgoglio, ma senza un briciolo di presunzione.

I suoi 53 anni (su 70 molto ben portati) di duro lavoro sono proseguiti – non a caso – in Fiat, dove Pilloni ha potuto vedere con i propri occhi come funzionava una catena di montaggio. E’ stato l’ingresso in Comochi, una volta rientrato in Sardegna, a fargli capire che sarebbe potuto diventare un imprenditore. “Signor Melis (il titolare, ndr) mi disse che avevo la stoffa giusta – ci svela -. Mi propose di acquistare della merce e rivenderla per conto mio. Riempii i 150 metri quadri del magazzino di famiglia con panni, stracci e spugnette e iniziai a rivendere tutto in giro per l’Isola. La prima fattura di acquisto era di 59 milioni, ma non mi spaventai, forse perché c’è sempre stata in me un po’ di sana follia”.

Da un piccolo magazzino pieno di articoli per la casa a uno di 3500 metri quadri che distribuiva gli stessi prodotti in tutta l’Isola. E’ con la creazione della Vispa Srl, prima vera impresa fondata dal Cavaliere, che si realizza il sogno di diventare un imprenditore. Sogno – la ripetizione della parola è d’obbligo – che prosegue alla fine degli anni ‘80 con Linea Bellezza fondata insieme ai fratello e con Saponi & Profumi dal 2008 fino a oggi, quando la catena di drugstore made in Sardinia conta 65 punti vendita e circa 400 dipendenti.

Arriviamo infine ai giorni nostri, quando il “cerchio dei sogni” di Salvatore Pilloni lo riporta alle origini con la passione per il vino, ingrediente presente nel Dna di famiglia fin da quando il padre Ernesto produceva piccole quantità di Monica e Nuragus.

“Nel 2009 ho raccontato questo il sogno di aprire una cantina a mia moglie e ai miei figli – racconta Pilloni -. In questo caso dobbiamo parlare di passione perché il vino non è un semplice business. Così abbiamo iniziato a sognare insieme ai miei figli, Valeria, Roberta e Nicola che oggi dirigono la cantina. Io che ruolo ho? Mi mandano a fare commissioni” ci dice scherzando il Cavaliere.

Oggi Su’entu dispone di 36 ettari vitati tra Bovale, Vermentino, Nasco, Moscato, Cannonau, Monica e altre tipologie d’uva, con un’estensione complessiva di 80 ettari. La cantina, progettata da due giovani e talentuosi architetti e inaugurata nel 2016, è una struttura che fa dell’incontro tra il moderno e il tradizionale la sua impronta. I luoghi di produzione e quelli dell’accoglienza dialogano tra loro. Di particolare pregio è la terrazza esterna, una “finestra” sempre aperta in cui ammirare le vigne illuminate dal sole.

Dialogando con Salvatore Pilloni si percepiscono due passioni: quella per il lavoro e quella per la Sardegna. Sardegna che per il Cavaliere è “un’isola perfetta in potenziale”. “Potremmo far stare bene tutte le persone residenti e anche quelle che vengono da fuori, semplicemente con dei servizi. – ci dice esprimendo il suo pensiero -. La Sardegna dovrebbe essere un’opportunità per i giovani. Ma la politica li deve mettere nelle giuste condizioni. Se oggi la Sardegna non è una delle regioni più ricche d’Italia la colpa di una cattiva gestione politica e colpa nostra che spesso votiamo persone senza competenze. La politica dovrebbe fare programmazione: andare sul campo e chiedere ai giovani e alle imprese ‘Di cosa avete bisogno?’. Poi investire sul turismo, sull’agricoltura e sul biologico, dando i soldi per fare impresa a chi ha un’idea senza chiedere nulla in cambio”.

Ma a 70 anni un imprenditore non deve mica smettere di sognare (questa la “ricetta del successo” secondo il Cavalier Pilloni). E allora ecco il nuovo sogno da portare avanti nei prossimi anni: “Sento l’esigenza di tornare alle mie origini, a quando vendevo prodotti agricoli con mio padre. Vorrei cercare una decina di agricoltori e affidare loro la coltivazione di legumi e cereali dando vita a una filiera completa. Sogno di inscatolare i nostri fantastici prodotti e venderli fuori dall’Isola. Questo è il mio prossimo sogno. Se Bonduelle ha creato un’azienda solida e fruttuosa perché non potremmo noi in Sardegna, per di più con coltivazioni biologiche?”.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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La Sardegna può annoverare una nuova centenaria.

Oggi ha raggiunto le cento primavere “tzia” Anna Maria Pes, di Burcei.

La “nonnina” del paese ha ricevuto la visita del sindaco, Simone Monni, che l’ha premiata con una targa a nome della comunità, omaggiandola con alcuni versi in “Limba”, in rima.

“Tantis Augurius po is Cent’annus de Tzia Anna Maria Pes
Affestaus totus custu momentu
ca po Brucei est una dií preferia
In su xelu isteddau de Tzia Maria
de luxis allutas oi ndi biu centu!”

“A nome dell’amministrazione comunale e di tutta la comunità burcerese ci tengo a porgere i miei più cari auguri alla signora Anna Maria Pes, che oggi ha compiuto 100 anni”, scrive il primo cittadino sui social.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Oggi, alla presenza del sindaco di Cagliari Paolo Truzzu e degli Assessori allo Sport Andrea Floris, alla Cultura Maria Dolores Picciau e al Turismo Alessandro Sorgia, del sindaco di Villasimius Gianluca Dessì, del sindaco di Tortolì Massimo Cannas, dell’Assessore al Turismo Artigianato e Commercio della Regione Sardegna Giovanni Chessa e del Direttore Generale del Giro Donne Roberto Ruini, sono state presentate le tappe “Cagliari – Cagliari” e “Villasimius – Tortolì”, che daranno ufficialmente il via al Giro Donne 2022 giovedì 30 giugno e il 1° luglio in Sardegna.

La splendida regione sarda sarà infatti protagonista dell’inizio della più prestigiosa competizione a tappe nel panorama del ciclismo femminile internazionale, che attraverserà il territorio insulare per tre giorni a partire da 30 giugno con la tappa “Cagliari – Cagliari” per poi proseguire il 1° luglio con la tappa “Villasimius – Tortolì” e infine terminare il 2 luglio con la gara “Cala Gonone (Dorgali) – Olbia”, prima di spostarsi sul Continente per le successive 7 tappe.

La prima gara “Cagliari – Cagliari” è una cronometro individuale di 4.75 km che attraversa il paesaggio straordinariamente vivo e selvatico del Parco Naturale Regionale di Molentargius-Saline, per tornare poi in città lambendo gli stabilimenti balneari e terminare in Viale Lungo Mare Poetto.

La seconda tappa del Giro Donne, la “Villasimius – Tortolì” lunga 117.3 km, si snoda nell’Ogliastra partendo da Villasimius, a sudest dell’isola, e risalendo fino ad arrivare a Tortolì. Senza superare mai i 161 metri di quota, la sfida alterna lievi salite e discese toccando i comuni di Castiadas, con un Gran Premio della Montagna di Categoria 4 al km 7.3, Villaggio Sant’Elmo, San Vito, Muravera, Villaputzu, Tertenia e Bari Sardo. La sfida, che al km 76.3 prevede un Traguardo Volante, termina in Via Monsignor Virgilio a Tortolì.

Cagliari e Tortolì accoglieranno nei rispettivi giorni di gara il “quartier tappa”, base operativa del Giro Donne, un vero e proprio villaggio nel cuore dei due comuni che ospiterà le 144 atlete e l’entourage delle migliori 24 squadre al mondo, oltre a tutta la carovana organizzativa della competizione, per un totale di circa 600 persone coinvolte. Qui sarà posizionato anche il palco dove verranno premiate di fronte al pubblico le campionesse che si saranno guadagnate le maglie di giornata.

Il Giro Donne in Sardegna rappresenta un imperdibile appuntamento sportivo di altissimo livello e offre la possibilità di far conoscere la bellezza del territorio in tutto il mondo grazie alla distribuzione internazionale siglata con Discovery/Eurosport e con Rai per l’Italia: le immagini della gara saranno trasmesse infatti in oltre 160 Paesi.

Il Giro Donne, organizzato per il secondo anno consecutivo da PMG Sport/Starlight, prenderà il via da Cagliari giovedì 30 giugno per concludersi a Padova domenica 10 luglio, passando attraverso Sardegna, Emilia-Romagna, Lombardia, Trentino-Alto Adige e Veneto. Una gara avvincente in 10 tappe lungo un percorso di oltre 900 km dal grande valore tecnico, storico e naturalistico attraverso le bellezze di 5 Regioni italiane, tra mare, montagne, colline, laghi, fiumi e città d’arte.

Giro d’Italia Donne 2021 – 32th Edition – 5th stage – Milano – Carugate 120.1 km – 06/07/2021 – Lorena Wiebes (NED – Team DSM) – Emma Jorgensen Norsgaard (DNK – Movistar Team)photo PMGSport/ Tommaso Pelagalli/BettiniPhoto©2021

 

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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