Alle 19 una squadra dei Vigili del Fuoco di Nuoro è intervenuta in seguito a un incendio d’auto presso la S.S. 131 DCN, Km 55.

La conducente, una donna di 44 anni, mentre percorreva la strada, ha scorso le fiamme che provenivano dal vano motore dell’auto, arrestando immediatamente la marcia.

Dalla sede del Comando di via Pertini, i vigili del fuoco sono intervenuti dopo pochi istanti riuscendo a circoscrivere le fiamme alla parte anteriore del veicolo. Sono comunque ingenti i danni riportati dal mezzo.

Non si segnalano danni alle persone coinvolte.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Com’erano e cosa pensavano le donne in Sardegna nel 1963?

Il breve documentario Rai “Hanno fretta e paura le donne in Sardegna. L’ emancipazione della donna sarda nel 1963” racconta la figura della donna sarda in quell’epoca.

Nonostante la timidezza e la riservatezza sottolineate a più riprese dalla voce narrante emergono anche allora figure indipendenti e autonome, come per esempio due intervistate, la sindaca di Fonni e Miss Sorrisi e Miss Italia 1963, la cagliaritana Franca Dall’Olio.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Non sempre i confini tra Arzana e Desulo sono stati così netti come lo sono oggi. Gli anziani infatti ci dicono che esisteva un tempo, in cui la disputa sulla porzione del territorio di cui i paesi potevano disporre era molto accesa. Gli arzanesi e i desulesi decisero quindi di arrivare a un accordo affinché finalmente fosse stabilito il confine tra le due zone.

Il patto prevedeva che al canto del gallo dovesse partire un gruppo di persone da ognuno dei due centri con lo scopo di andare l’uno incontro all’altro. Il punto di incontro tra i due gruppi sarebbe diventato il confine tra i due paesi e la parte di territorio percorsa da ciascuna comitiva sarebbe entrata a far parte del territorio del paese di appartenenza.

Gli arzanesi, però, trovarono un sistema per far cantare prima il gallo. Di conseguenza partirono prima coprendo una distanza maggiore e conquistando quindi anche più territorio.

I desulesi accortisi dell’inganno, ingaggiarono una lotta con la controparte dalla quale furono pesantemente sconfitti. Morirono infatti diciassette desulesi e solo un arzanese. Il luogo dello scontro, ancora oggi viene chiamato “Sa forà e’ desceotto” , proprio perché vi morirono diciotto persone.

Altre varianti della leggenda raccontano però che la “lite dei diciotto” sia avvenuta precedentemente e che gli anziani dei due paesi avessero trovato l’accordo del gallo per evitare proprio il ripetersi della disputa. Purtroppo mancano le testimonianze scritte e non abbiamo modo di appurare la verità, ma non si sbaglia nel dire che effettivamente ancora oggi il confine del territorio di Arzana è molto vicino al paese di Desulo, come se effettivamente gli arzanesi fossero riusciti a conquistare in qualche modo più territorio.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Cinquanta metri di ricotta e la produzione in diretta di quella vera, derivata dal latte per affermare il primato dell’autenticità dei prodotti agroalimentari e la loro distintività contro chi propone di farlo in laboratorio per una dieta omologata per tutti, senza i sapori e saperi e slegata dal territorio.

È quella realizzata questa mattina da Coldiretti Sardegna con la collaborazione della Cooperativa Lait di Ittiri e la cooperativa allevatori Villanovesi ed Aci Sassari, ad Alghero all’interno del Coldiretti Rally Village che da giovedì e fino a domenica è presente nel lungo mare Barcellona ad Alghero in occasione della tappa italiana del rally mondiale con oltre trenta aziende e le migliori eccellenze sarde.

Una iniziativa realizzata in un contesto internazionale con delle motivazioni chiare e forti a cui hanno preso parte il comico Franz del duo Ale e Franz, che ha aiutato i pastori a fare la ricotta, insieme all’assessore assessore regionale al Turismo Gianni Chessa, il sindaco di Alghero Mario Conoci, il sindaco di Villanova Monteleone Vincenzo Ligios, quello di Ittiri Antonio Sau, Gavino Sini, amministratore unico di Porto Conte ricerche, il vicepresidente di Aci Sassari Marco Pala. Ed ha inoltre partecipato all’iniziativa anche il vice presidente del Consiglio regionale Michele Pais.

Ma a sostenere l’iniziativa di Coldiretti Sardegna erano presenti anche numerosi sportivi e turisti che hanno anche assaggiato la ricotta lunga alla fine oltre 47 metri, assaporando i profumi del territorio di provenienza portati da prodotti reali.

“Il formaggio può essere prodotto solo dal latte munto dagli animali cosi come la ricotta dal siero che ne deriva, diffidiamo da chi ci dice che si può produrre in laboratorio – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -. Sono proposte che vogliono privarci della distintività dei nostri prodotti agroalimentari per una dieta omologata, uguale per tutti, senza sapori, identità, cultura, territorio. Il latte è insostituibile e cambia in base al terreno in cui pascolano i nostri animali. Tra l’altro i nostri sono allevamenti sostenibili, vantiamo anche il primato nel Mediterraneo di animali abituati al pascolamento.

“I tanti presenti oggi oltre a vedere in tempo reale la produzione della ricotta – spiega il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – hanno conosciuto anche una cultura, una storia, perché la ricotta è figlia di un territorio e di un saper fare e ne porta dentro i contenuti. È stato un momento importate anche di socializzazione, com’è nella cultura agropastorale, e di vicinanza tra campagna e città, tra sport e cibo sano e genuino”.

Oggi e domani (domenica), prosegue il Coldiretti Rally Village dove si potranno acquistare ma anche gustare le migliori eccellenze sarde, dalla pompia, all’agnello Igp di Sardegna passando per il miele, marmellate, zafferano, culurgiones, seadas, i salumi, formaggi le birre artigianali, il vino e tanti altri prodotti.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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E’ stato un perfetto esempio di sinergia fra enti l’intervento svolto questo pomeriggio nella gola di Gorropu per il recupero di una donna infortunatasi durante un’escursione.

L’attivazione è giunta alle 14 dalla Centrale Operativa del 118 e immediatamente è scattato l’allarme per le stazioni di Nuoro e Ogliastra. Contestualmente è stato attivato anche il  Soccorso Alpino della Guardia di Finanza e il servizio di  elisoccorso di base a Olbia.

La signora, durante la visita del canyon a circa 500 metri dalla biglietteria, a causa di una caduta e di una sospetta frattura a una gamba, non è riuscita a proseguire autonomamente.

L’elicottero di  AREUS, giunto in prossimità della gola di Gorropu ha imbarcato altri due tecnici di elisoccorso del CNSAS Sardegna e sono stati elitrasportati insieme all’equipe sanitaria fino al luogo dell’intervento per dare i primi soccorsi all’infortunata.

La donna, dopo essere stata stabilizzata, è stata trasportata in barella fino ad un punto della gola idoneo a consentire la verricellata per l’imbarco in elicottero ed è stata poi trasportata all’ospedale di Nuoro.

Le operazioni a terra sono state coadiuvate dal resto dei tecnici delle stazioni di Nuoro e Ogliastra e dal personale del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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La fauna della Sardegna è ricca e molto particolare. Sono tanti gli endemismi e le specificità.

In questo breve articolo andiamo a vedere quali sono i principali mammiferi dell’Isola, andando a condire il racconto con un po’ di statistiche.

Il mammifero vivente più grande che vive nel territorio sardo è chiaramente un cetaceo, la balenottera azzurra. Concentrandoci sulla terraferma dobbiamo distinguere tra animali selvaggi e animali da allevamento. I più grandi in termini assoluti sono chiaramente i buoi, con un’altezza al garrese fino a 170 cm e un peso (nei maschi) che può superare la tonnellata.

Tra gli animali selvatici la palma del più grande sulla terra sarda spetta ai cavalli selvatici, che pesano diversi quintali e sono alti circa 130 (al garrese).

Giara di gesturi - Foto di Jara Manna

Giara di gesturi – Foto di Jara Manna

 

Poco più piccolo il cervo sardo, il “re del bosco”: i maschi raggiungo i 120 cm e superano il quintale di peso. Tra gli ungulati, gruppo a cui appartengono i cervi, ricordiamo le altre specie più diffuse: il daino, il muflone e il cinghiale. Tra i perissodattili, gruppo a cui appartengono i cavalli troviamo gli asinelli. Celebri gli asinelli bianchi dell’Asinara.

Ci sono poi i piccoli mammiferi: la volpe sarda, la martora, la donnola, il gatto selvatico, la lepre sono i più conosciuti. Il mammifero più piccolo che vive nell’Isola è il mustiolo, un piccolissimo toporagno lungo fra i 3 e i 5 cm.

Un esemplare di mustiolo ritrovato a Tavolara - Foto di LIFE PUFFINUS TAVOLARA

Un esemplare di mustiolo ritrovato a Tavolara – Foto di LIFE PUFFINUS TAVOLARA

Qual è il mammifero più diffuso? Tra gli animali domestici il primato spetta senza dubbio alla pecora, con una popolazione di circa 3 milioni di capi, quasi il doppio di quella umana.

pecore

 

Tra quelli selvatici la spuntano sicuramente i topi e i gatti, anche se spesso per questi ultimi la “selvaticità” è una faccenda assai ambigua.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Una luce di speranza si accende oggi per la comunità dei pazienti con la SLA.

Questa malattia così poco certa nella sua storia e nella prospettiva futura, oggi subisce una battuta di arresto grazie al progredire della ricerca. Annunciato oggi al congresso annuale ENCALS (European Network to Cure ALS) i dati a 12 mesi dello studio in aperto mostrano un beneficio clinicamente significativo su diversi parametri.

Prima di tutto i dati mostrano che il trattamento precoce con tofersen rallenta il declino sia della capacità respiratoria vitale lenta sia della capacità muscolare. Non solo. Sono state osservate riduzioni della proteina SOD1 totale e del neurofilamento, vale a dire di uno dei marcatori associati al danno assonale e alla neuro degenerazione. La maggioranza dei partecipanti, inoltre, è sopravvissuta senza ventilazione permanente (PV), questo lascia pensare che il farmaco agisca positivamente sia sulla sopravvivenza che sulla capacità di prevenire eventi avversi.

“L’informazione che abbiamo ricevuto da Biogen pochi minuti fa su questi nuovi incredibili risultati dello studio è una
notizia che ci entusiasma – dichiara Fulvia Massimelli presidente nazionale AISLA -, il prof. Mario Sabatelli ha fortemente creduto e combattuto per accelerare le risposte di questa molecola che, seppur in fase sperimentale, dimostrava già chiaramente importanti risposte per il trattamento delle persone colpite da SLA con mutazione del gene SOD1. AISLA ringrazia tutti i pazienti e le famiglie che hanno accettato di partecipare allo studio. La fase determinante, tuttavia, è stata senz’altro l’apertura della somministrazione a tutti i pazienti SOD1. Non possiamo che essere profondamente grati verso tutti i medici che li hanno seguiti, primi fra tutti i Centri Clinici NeMO che non hanno esitato a mettere a disposizione ogni mezzo per accogliere i pazienti”.

Un cambiamento di prospettiva terapeutica che segna per la prima volta, dopo 150 anni, l’inizio di una prima nuova pagina della malattia. L’appello di AISLA è che tutti i pazienti SLA SOD-1 in Italia possano accedere tempestivamente al farmaco. Il Centro di Ascolto AISLA (https://www.aisla.it/il-centro-di-ascolto/) è a completa disposizione per agevolare ogni paziente con le caratteristiche adeguate per accedere al farmaco. È bene ricordare che la mutazione su cui agisce è una forma genetica rara della malattia che riguarda circa il 2-3% delle persone con SLA, cioè circa 120-150 persone in Italia. Ad oggi ci risultano trattate poco più d 50 persone (dato non confermato).

“Nella SLA, le persone con malattia a progressione più rapida hanno livelli di neurofilamenti più elevati, molto
probabilmente perché i loro neuroni e assoni stanno degenerando più rapidamente”, ha affermato Merit Cudkowicz,
MD, co-principale ricercatore dello studio VALOR e co-fondatore della SLA nord-orientale Consortium, Direttore
dell’Healey & AMG Center for ALS e Chair of Neurology presso il Massachusetts General Hospital e Julieanne Dorn
Professor of Neurology presso la Harvard Medical School.  Continua Cudkowicz: “Tofersen ha abbassato i livelli di neurofilamento di circa il 40-50 percento. La combinazione di questi risultati dei biomarcatori e dei dati sugli esiti clinici fornisce ulteriori prove del potenziale di tofersen di rallentare efficacemente la progressione incessante della SOD1-ALS”.

È un risultato molto importante per la comunità dei pazienti, sempre in attesa di avanzamenti che possano garantire opportunità terapeutiche a tutti. La ricerca su questa malattia e su ulteriori approcci terapeutici, però, non si può né si deve fermare.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Lo sapevate? Secondo recenti teorie, gli Shardana che spopolavano nel Mediterraneo erano gli antichi Sardi: i nostri antenati.

Abili navigatori, guerrieri stimati e rispettati dai Faraoni egizi che spesso li vollero come guardia personale (ad esempio Ramses II), gli Shardana erano i leader dei Popoli del mare che dominarono il Mediterraneo e sul tramontare dell’età del Bronzo, intorno al 1200 a.c., contribuirono ad annientare i grandi imperi dell’epoca, quello ittita, miceneo ed egizio.

In alcune iscrizioni dei monumenti egizi vengono nominati e citati come genti rispettate e temute per il loro coraggio e valore. In un’iscrizione della stele di Tanis risalente al faraone Ramses II (1287 ac) si legge: “Gli Shardana dal cuore impavido da sempre non si sapeva come combatterli; essi arrivavano col cuore fiducioso… su vascelli da guerra dal mezzo del grande verde e non si poteva resistere davanti ad essi”. Con ogni probabilità erano i nostri antenati nuragici.

Gli Shardana, o più correttamente Sherdana, (anche Sherden) erano una delle popolazioni, citate dalle fonti egizie del II millennio a.C., facenti parte della coalizione dei popoli del Mare; la loro presumibile identificazione con gli antichi Sardi è, al momento, oggetto di dibattito archeologico.

Il problema dell’area di origine o di eventuale destinazione del popolo degli Sherdana sorse a partire dal XIX secolo. Nessuna menzione certa degli Sherdana è mai stata rinvenuta in documenti greci o ittiti, fatto che complica il lavoro degli studiosi. Nel corso dei decenni sono state proposte varie ipotesi, fra le quali due sono quelle più ricorrenti:

A) Gli Sherdana provenivano dal mediterraneo occidentale e sarebbero identificabili con le popolazioni nuragiche della Sardegna.
B) Gli Sherdana, provenienti dal mediterraneo orientale, si insediarono in Sardegna a seguito della tentata invasione dell’Egitto.

L’archeologo Antonio Taramelli, scopritore di molti siti di varie epoche in Sardegna, e autore di ricerche che furono determinanti per la conoscenza dei riti funerari sardi nuragici e prenuragici, era un convinto sostenitore della provenienza occidentale degli Shardana. Scrisse infatti:

«Ma io ritengo che le conseguenze della nostra osservazione sulla continuità degli elementi eneolitici in quelli della civiltà nuragica abbiano una portata maggiore di quella veduta dal collega mio; che cioè la civiltà degli Shardana siasi qui elaborata completamente, dai suoi germi iniziali, sia qui cresciuta, battagliera, vigorosa, e che lungi dal vedere nella Sardegna l’estremo rifugio di una razza dispersa, inseguita, come una fiera fuggente, dall’elemento semitico che venne qui ad azzannarla e a soggiogarla, noi dobbiamo vedere il nido donde essa spiegò un volo ardito, dopo aver lasciato una impronta di dominio, di lotta, di tenacia, sul suolo da lei guadagnato alla civiltà.»

(Antonio Taramelli, Scavi e scoperte. 1903-1910, Carlo Delfino editore, 1982).

Giovanni Lilliu, pur non addentrandosi in profondità sull’argomento, constatò che: «I secoli nei quali si svolgono le vicende dei Sherdanw e dei confederati, che vogliono espandersi per contrastare l’egemonia della potenza faraonica, sono quelli che vedono le comunità nuragiche guidate dai loro principi toccare il massimo splendore nell’architettura e sviluppare un consistente e organizzato vivere civile, economicamente prospero.»

Più recentemente (2005 e 2016) l’archeologo Giovanni Ugas ha riproposto l’identificazione degli Sherdana, descritti come “il popolo delle isole che stanno in mezzo al grande verde”, con le popolazioni sardo-nuragiche, in particolare con la tribù degli Iolei/Iliensi (Sherden=Iolei-Eraclidi?) dimoranti nel centro-sud dell’isola, secondo uno scenario suggerito anche da Fulvia Lo Schiavo. L’autore propone anche un’origine sarda anche per il popolo del mare degli Shekelesh, identificabili con i Siculensi del Sarrabus citati da Claudio Tolomeo.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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In Ogliastra ogni lembo di territorio è suggestivo.

Oggi vi portiamo nel Gennargentu arzanese, dove si può ammirare la selvaggia gola Pirincanes e le maestose cascate di Rio de Forru.

In questo video realizzato da Cristian Mascia uno scorcio della spettacolare zona.

 

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Sardegna e Corsica hanno tante cose in comune: un bellissimo mare, montagne aspre e selvagge, tanto verde e abitanti dal carattere fiero e ospitale. La loro vicinanza è testimoniata anche da piccole cose legate alle tradizioni enogastronomiche.

Oltre a una consolidata tradizione nella preparazione di salumi e formaggi di alta qualità c’è un altro prodotto che unisce le due isole: il mirto. In entrambe, infatti, crescono rigogliosamente le piante di questa bacca mediterranea.

L’utilizzo principale delle bacche di mirto, sia in Sardegna che in Corsica, è legata alla produzione di liquori. Sia a Cagliari che ad Ajaccio, sia a Nuoro che a Corte, è comune terminare i pasti con un bicchierino di liquore di mirto. I due prodotti però sono abbastanza diversi.

Il mirto sardo ha una colorazione più scura, una consistenza più densa e soprattutto una gradazione alcolica decisamente più elevata che si aggira tra i 30% e i 32%. Il mirto corso ha un colore più ambrato e mediamente trasparente, una minore cremosità e una gradazione alcolica piuttosto tenue (circa 18%).

Insomma, due ottimi prodotti, ricavati dallo stesso frutto, ma assai diversi tra loro.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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