Chi non conosce la terribile – inquietante è dir poco – leggenda di Maria Abbranca? Ma sì, sapete quale? Quella che terrorizzava i bambini, ma con uno scopo ben preciso: non farli sporgere oltre i pozzi. Che gli venisse detto, per scongiurare questo pericolo, che una spaventosa donna con le braccia lunghe li potesse afferrare per portarli giù, nelle torbide acque scure, con sé, è – diciamo – lugubre, ma in tempi passati alla psicologia degli infanti non si pensava poi tanto… bastava che non corressero rischi.
Ebbene, pare che Maria Abbranca, custode dei pozzi per eccellenza, vigilasse soprattutto sulla sorgente carsica de Su Gologone – verso Oliena. La donna spettrale era particolarmente attenta a scovare, per condurli con sé, i bambini monelli, quelli più vispi e poco inclini alle regole.
E pensare che, in passato, era stata una donna bellissima!
E chissà come si è passati da una splendida fanciulla, sacerdotessa rispettata, a una presenza dalle braccia lunghe e dall’indole maligna. L’acqua de Su Gologone sgorga da una gola che dà vita a un torrente forte, impetuoso: 300 litri di acqua al secondo, così avviene nel periodo invernale. Lì, nelle sue fauci, Oliver Isler penetrò fino a 108 metri negli anni Novanta, ma nemmeno lui seppe arrivare così a fondo per vedere i tantissimi bimbi monelli che riposano lì, a causa della temutissima Maria Abbranca.
(Fonte: Antonio Maccioni, Alla scoperta dei segreti perduti della Sardegna)
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Fonte: Ogliastra News
Michela Girardi
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