Ispuligidenie, Cala Mariolu: in tanti sanno che il nome di questa bellissima cala, nota in tutta l’Isola per la sua bellezza, deriva dalla foca monaca, che un tempo abitava questi luoghi facendoli suoi. Rubava il pesce, ecco perché era stata definita dai pescatori “mariolu”, ossia “ladro”. Pare proprio che tra le cause dell’estinzione ci fosse proprio anche la cattura e la persecuzione dei locali.

Nel 1992 – come racconta Antonio Maccioni ne “Alla scoperta dei segreti perduti della Sardegna” – il servizio pubblico radiotelevisivo giapponese NHK trasmette un cartone animato prodotto dalla Nippon Animation, con sede a Tokyo. Rimarrà inedito in Italia.

Ispirato ai racconti di Gianni Padoan, venne distribuito – arrivando anche negli Stati Uniti e in Spagna – con il nome di The Secret of the Seal (Il segreto della foca). La storia, che aveva come protagonista un bimbo di nome Tottoi, aveva come punto cardine il rispetto dell’ambiente e raccontava con dovizia ambiente e paesaggi di Dorgali e Cala Gonone.

Il piccolo Tottoi era il figlio di un emigrato in Germania, alla tragica scomparsa della moglie torna a Cala Gonone e la trova persino più bella di come l’aveva, anni prima, lasciata.

Tottoi e la sorellina, durante un’escursione nella grotta del Bue Marino, rimangono stupefatti: fa il suo trionfale ingresso nella storia un tenero esemplare di foca monaca. Considerata estinto da dieci anni almeno, quella foca stava scegliendo la spiaggia all’interno della cavità per dare alla luce un piccolo cucciolo.

Ecco il secondo super protagonista de The Secret of the Seal: Tottoi infatti fa amicizia non solo con la madre, ma anche con il piccolo, che soprannomina Zabaione. Difenderà, insieme a un gruppo di amici, gli esemplari al Bue Marino da un ricco imprenditore americano senza scrupoli, il cui desiderio era chiuderli in uno zoo in Florida.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Il Margherita Caffè Letterario annuncia il ritorno dell’ atteso concorso letterario “Il Gioco dei Racconti”. Questa volta, gli aspiranti scrittori sono chiamati a esplorare il tema avvincente del “rifiorire”, attraverso racconti brevi che catturino l’essenza di questo concetto.

Partecipare al concorso è semplice. Gli scrittori devono inviare il loro racconto breve via e-mail all’indirizzo musellamargherita@tiscali.it. Per completare l’iscrizione, è richiesto il versamento di una quota di partecipazione di 5 euro. La ricevuta del pagamento può essere inviata tramite bonifico sul conto PostePay numero 5333 1711 3921 5418, intestato a Margherita Musella. In alternativa, è possibile consegnare la quota in contanti.

I partecipanti devono attenersi a alcune specifiche per garantire una competizione equa e interessante. I racconti devono essere brevi, non superare le 10 pagine (250 parole a pagina). Questo limite permetterà agli autori di concentrarsi sull’essenza del tema e di presentare un lavoro incisivo e coinvolgente.

Una giuria composta da tre giudici valuterà i racconti in modo insindacabile. I primi 10 racconti selezionati verranno inclusi in un libro dedicato al concorso.

Il termine ultimo per la presentazione dei racconti è fissato per fine gennaio. La giuria composta da esperti nel campo della letteratura valuterà ogni contributo con attenzione e imparzialità.:

“Ci impegniamo  anche quest’anno a promuovere la creatività letteraria e a offrire agli scrittori emergenti una piattaforma per esprimere il proprio talento – spiega Margherita Musella, alla guida del Caffè Letterario e promotrice del concorso – Con il tema scelto questa volta, poi, siamo certi di ispirare e stimolare la creatività di scrittori di ogni livello. Partecipate numerosi a questa avventura letteraria. Buona scrittura!”

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Se volete regalare ai vostri bambini un weekend diverso dal solito, sappiate che in Sardegna ci sono ben tre parchi tematici dedicati ai dinosauri. Scopriamoli insieme.

Il primo si trova nel nuorese, a Bitti. Si chiama “Bittirex” e mette in mostra, in un enorme e verde parco, le riproduzioni fedeli dei dinosauri più famosi.

BittiRex è un evento culturale realizzato in collaborazione con “Dinosauri in Carne e Ossa”, il brand 100% italiano riconosciuto in tutto il mondo che associa l’intrattenimento a contenuti scientifici garantiti da paleontologi e professionisti del settore. Un appassionante viaggio nella Preistoria che accompagna il visitatore alla scoperta dei giganteschi dinosauri dominatori dell’Era Mesozoica.

Il parco in pillole:

  • Intrattenimento e cultura scientifica
  • 10 ricostruzioni a grandezza naturale di dinosauri
  • Pannelli didattici per soddisfare ogni curiosità
  • Ricostruzioni virtuali e fondali di ambientazione
  • Sezione come si costruisce un dinosauro
  • La Paleontologia in Sardegna: racconto delle ultime scoperte
  • Visite guidate, laboratori e giornate evento a tema, per la scuola e per la famiglia
  • Il parco è stato creato da un team interamente italiano con la consulenza di paleontologi professionisti in tutte le fasi di realizzazione.

Il secondo parco si trova, invece, all’interno del più noto “Sardegna in miniatura”.

Con la collezione dei cuccioli di dinosauri il Parco, già considerato il più grande d’Italia nel suo genere, si rivolge a nuovi aspetti che riguardano la vita degli esseri che hanno vissuto incontrastati durante la preistoria. Questo argomento entra quindi nella narrazione didattica e apre nuove riflessioni sul rapporto di queste specie con quelle che sono arrivate sino ai giorni nostri.

Il Parco dei Dinosauri è stato il primo in Sardegna a proporre un percorso popolato da riproduzioni che, grazie a sofisticate tecniche animatroniche sono in grado di muoversi, respirare, osservare, ruggire… insomma vivere! L’occasione dunque per poter ripercorrere gli scenari di 250 milioni di anni fa alla scoperta di questi incredibili giganti preistorici, gli animali più misteriosi e affascinanti della storia dell’evoluzione riprodotti in scala naturale e con rigore scientifico grazie alla consulenza  di illustri paleontologi. In una cornice ricca di suggestioni potremo ammirare da vicino la possente mole dell’Apatosauro con i suoi 18 metri di lunghezza e via via  lungo tutto un’arco evolutivo di 250 milioni di anni, le specie che hanno catturato la nostra curiosità fino ad arrivare al possente e feroce Tirannosaurus-rex riprodotto anch’esso con tecniche animatroniche a grandezza naturale, più grande di un autobus di linea con i suoi 14 metri di lunghezza e le 7 tonnellate di peso che lo trasformava in assoluto  nel cacciatore più temibile del giurassico.

 

Il terzo si chiama “DINOsardo” e si trova nell’oristanese, SP 57 km 5,850 (strada provinciale Oristano – Tiria)

Non è propriamente un parco dei dinosauri ma un bellissimo percorso palentologico dedicato ai più piccoli, che li guida alla scoperta dell’emozionante storia della Vita sulla Terra e dei bizzarri animali che hanno popolato la Sardegna, l’Italia e la Terra per milioni di anni.

Al Parco, allestito all’aperto in 5 mila metri quadri, è possibile vedere e toccare riproduzioni di FOSSILI di animali estinti, tra cui i dinosauri.
Sono presenti 5 modelli di dinosauro: 1 Argentinosaurus di 10 metri, 1 cucciolo di Argentinosaurus di 2 metri, 1 Saltasaurus di 4 metri, 1 Stegosaurus di 3 metri e il mitico Antonio (Tethyshadros insularis) a grandezza naturale.

Inoltre è presente un modello a grandezza naturale del Quetzalcoatlus, il più grande pterosauro mai ritrovato, e vari altri animali preistorici rinvenuti in varie parti del mondo.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Dal 23 al 26 novembre Macomer si conferma centro culturale dell’isola grazie alla ventunesima edizione della Mostra regionale del libro edito in Sardegna, l’evento annuale più importante dell’editoria sarda, che dal 2000 fa incontrare negli accoglienti padiglioni Tamuli e Filigosa delle ex Caserme Mura editori, scrittori e lettori uniti dalla stessa passione per i libri.

Filo conduttore quest’anno è “Sardegna Isola allo specchio”. Un tema ricco di spunti e suggestioni, voluto dagli organizzatori – l’amministrazione comunale di Macomer e l’AES Associazione editori sardi, insieme al Centro servizi culturali e alla Biblioteca comunale con il patrocinio della Regione Sardegna – in continuità con il tema scelto dalla Regione Sardegna ospite dell’ultimo Salone del libro di Torino, per sottolineare, come afferma la presidente AES Simonetta Castia, «la dimensione di solidarietà, sociale e civile, insita nei libri e il valore alto della cultura e della letteratura sarda, della sua socialità e del suo guardare oltre le apparenze per rappresentare un’isola che racchiude infinite storie tramandate nel tempo. L’editoria regionale sarda, che rappresenta, stando ai dati AIE, appena l’1 per cento della produzione nazionale, ha il compito di salvaguardare questo immenso patrimonio e va difesa e incoraggiata».

Emblematico quindi il duplice ruolo della lettura: specchio per conoscere sé stessi, valorizzando la straordinaria identità culturale, geografica, antropologica dell’isola, e allo stesso tempo soglia da attraversare per incontrare l’altro e costruire un mondo nuovo, inclusivo, creativo.

«L’importanza che la Mostra riveste nel panorama culturale regionale – sostiene l’assessore alla Cultura del Comune di Macomer Fabiana Cugusi – è indubbia e certificata dal fatto che per la XXI edizione l’editoria sarda si ritrova a Macomer per promuovere il proprio straordinario patrimonio che rispecchia una parte importante della cultura regionale. La manifestazione ha un’importanza enorme anche per la città che quest’anno si è organizzata per accogliere al meglio gli editori, gli autori, gli operatori culturali e le scuole che parteciperanno. Va in questa direzione la scelta fortemente voluta dal Comune di riportare il cuore della manifestazione totalmente nella struttura del Centro servizi culturali che ospiterà l’esposizione degli editori di Aes e quella di inserire nei luoghi aperti alla Mostra anche il Cineteatro Costantino che sarà al centro di altri importanti eventi per il pubblico».

Come sottolinea l’assessore alla Pubbica istruzione Andrea Biancareddu, «la Regione ha l’obiettivo di promuovere l’editoria sarda, e partecipa annualmente a fiere e mostre editoriali di rilevanza nazionale e internazionale e cura, anche in collaborazione con altri soggetti, la realizzazione di mostre editoriali in territorio regionale. La Fiera del Libro di Macomer è ormai una manifestazione consolidata e rappresenta un traino per l’intera editoria libraria della Sardegna. Bisogna sempre tener vivo il messaggio della lettura, specie tra i più giovani».

Alla XXI edizione della Mostra del libro aderiscono 34 editori da tutta la Sardegna, tra associati e non associati AES, che esporranno il catalogo collettivo isolano nel Padiglione Tamuli. Nel ricco programma di quest’anno si alternano dalla mattina alla sera incontri con gli autori, reading, presentazioni di novità editoriali in italiano e in sardo, laboratori per le scuole, il concerto (al cineteatro Costantino) “Il suono dei centenari” del Trio Megalitico di Gavino Murgia, Marcello Peghin e Daniele Russo, con ospite d’eccezione il maestro delle launeddas Luigi Lai, che lo scorso febbraio ha ricevuto la laurea ad honorem dall’università Alma Mater di Bologna.

Ben 26 gli appuntamenti letterari compresi nella consueta cornice “Tra Isola e Mondo”, tanti i focus tematici presenti e coerenti rispetto al tema proposto. Spiccano i tributi ai “Visionari” e alle “Reinas”, uomini e donne che hanno contribuito al progresso culturale della Sardegna. Tra questi Peppino Fiori (1923-2003), giornalista (Tg2, il Messaggero, l’Unità, Paese Sera), scrittore, senatore della Sinistra Indipendente dal 1979 al 1992, nel cui ricordo, nel centenario della nascita, la Mostra si apre giovedì 23 novembre alle 11 nel Padiglione Filigosa con un incontro – tributo a cui parteciperanno la figlia e giornalista Simonetta Fiori, i giornalisti Costantino Cossu e Jacopo Onnis, con testimonianze dirette, filmati, le letture di Azzurra Lochi e un videomessaggio di Salvatore Mereu, regista del film “Sonetaula”, tratto dall’omonimo romanzo di Fiori.

Nella stessa giornata la Mostra dedica un tributo anche alla prima regista sarda Maria Pia Mossa, mentre nei giorni seguenti saranno omaggiati Francesco Salis, maestro e fondatore del Centro di cultura popolare per l’educazione permanente di Santo Lussurgiu, e il poeta nuorese “in limba” Pasquale Dessanai.

Il patrimonio archeologico, storico e naturalistico della Sardegna è protagonista della sezione della Mostra intitolata “Sardegna per immagini”, con la presentazione dei volumi “Le case delle fate, l’incanto delle domus de janas” (Abbà Edizioni) di Nicola Castangia e Tonino Oppes; “Guida dell’Asinara” (Carlo Delfino) a cura di Vittorio Gazale, “Giardini e parchi storici della Sardegna” (Ilisso) di Mauro Ballero e Antonino Soddu Pirellas. Da segnalare per quanto riguarda l’archeoastronomia la presentazione della guida “Pranu Muttedu” (Mediando), per i miti e le credenze popolari “L’incanto del cielo stellato. Storia miti e credenze popolari della Sardegna” (Alfa) di Tonino Bussu, e per la musica tradizionale il volume “Canti di Sardegna” (Carlo Delfino) di Giulio Fara.

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Tanti gli scrittori che nei quattro giorni della mostra incontreranno i lettori. Alberto Capitta, appena tornato in libreria con “La tesina di S.V.” (Il Maetrale), Nicolò Migheli (“Il cavaliere senza onore”, Arkadia), Eliano Cau (“Cronache di anime erranti”, NOR), Ottavio Olita (“Il rifugio dell’assassino”, Isolapalma), Giuseppe Tirotto (“La stanza chiusa”, Catartica), Laura Abozzi (“Hina di Alavon”, La Città degli Dei), Giovanni Canu (“Omine”, Paolo Sorba Editore), Francesco Giorgioni (“Libero, il sardo che girò il mondo in bicicletta”, Edes), Matteo Manca (“L’eredità del male”, Taphros), Giuseppe Foderaro (“Se tutti diventassero re”, Arkadia), Nanni Falconi (“Su cantu de su ciddicoa”, silloge poetica “in limba” pubblicata da Archivi del Sud), Gianni Loy (“Eva e Petra”, Domus de Janas), Daniele Manca (“L’alba è già passata”, Condaghes), Paolo Cuccuru (“E la sorte è il vento. Novelle di Sardegna”, Maxottantotto), Ada Lai (“La signora dell’anello”, Edizioni della Torre). Gonaria Floris, professore associato di Letteratura italiana all’Università di Cagliari, presenterà la riedizione da lei curata e pubblicata da Ilisso del romanzo del 1922 “Aurora sarda” di Pietro Casu. Tra gli incontri letterari spicca anche “L’essenziale è invisibile agli occhi” a cura di Diego Corraine (Papiros), un viaggio alla riscoperta dei valori dell’amicizia e delle culture diverse, attraverso le traduzioni nelle varianti della lingua sarda e in altre lingue minoritarie de “Il piccolo principe” a ottant’anni dalla prima pubblicazione.

Previsto uno spazio di approfondimento nel pomeriggio di domenica 26 novembre, sulle problematiche dell’editoria, aperto agli addetti ai lavori e al pubblico.

La Mostra del libro dedica da sempre un’attenzione speciale ai lettori più giovani, con il progetto “Adotta un libro sardo” rivolto alle scuole primarie e secondarie della città e del territorio, con un’offerta di 20 proposte, tra laboratori e incontri, svolto d’intesa con il Centro servizi culturali e la collaborazione della Biblioteca di Macomer che proporranno anche iniziative collaterali e laboratori dedicate ai bambini e ai ragazzi dai 2 ai 18 anni.

«Sono oltre 1900 – afferma Roberta Balestrucci del Centro servizi culturali – gli studenti provenienti non solo dai paesi del Marghine ma dalle scuole del Centro Sardegna che, dal 23 al 26 novembre, raggiungeranno la Mostra per partecipare alle numerose proposte in programma. Molti i laboratori inseriti come da tradizione a cui quest’anno se ne aggiungerà uno dedicato ai bambini dai 18 ai 24 mesi e ai loro genitori. Fra le ulteriori proposte dedicate al mondo della scuola e della formazione, un corso specificatamente dedicato ai docenti sull’utilizzo e sulla gestione dei social».

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Musica, scrittura e lettura. La lotzoraese trentenne Désirée Cardia è chiara: queste sono le sue passioni, e non potrebbe – forse – essere altrimenti.

Sì, perché la Cardia, con lo pseudonimo di Margherita D., è autrice di romanzi già da tre anni.

Tutto nasce in periodo di quarantena, quando il mondo intero ha subito un grosso colpo. C’è chi ha usato il tempo per riflettere, e chi, come la trentenne, si è buttata sulla sua passione, riuscendo nell’intento. Sì, perché per i suoi primi quattro libri Margherita-Désirée vende migliaia di copie e mezzo milione di pagine lette.

Ma andiamo per gradi.

«Tre anni fa, quando il lockdown mise in pausa le nostre vite, iniziai a scrivere una vera storia, un po’ per gioco, non avendo altro da fare. Piano piano iniziò a prendere forma e pensai che una volta terminato non fosse giusto riporlo nel cassetto senza che nessuno lo leggesse. Non me la sono sentita di pubblicare con il mio vero nome per la paura di non essere presa sul serio, perciò ho preferito usare uno pseudonimo. Non voglio essere presuntuosa, reputavo però meritasse di essere letto. Perciò lo diedi in pasto al mondo con il nome di “Io nelle sue mani”: era uno sport romance che tratta il pugilato.»

La risposta delle lettrici arriva presto: «Le soddisfazioni arrivarono veloci. Ancora oggi, dopo tre anni, è nella top dieci in due categorie.»

Al primo, ne segue presto un secondo, “Guerra d’amore”, che rimane il primo più venduto in tre categorie per un lungo periodo. «Dopo un po’ di mesi era pronto il suo spin off, “La guerra di Maysaa”. Entrambi erano categorizzabili nel genere del military romance. A inizio febbraio ho pubblicato il quarto, “L’altro lato di me”, che è primo tra i più venduti da un mese nella categoria “Narrazione sul mondo della musica per ragazzi”, essendo un music romance.»

Insomma, belle soddisfazioni per la scrittrice ogliastrina che scrive, scrive e scrive per donare le sue storie al mondo.

«Prima di essere un’autrice, sono una lettrice. Ho studiato bene questo oceano prima di addentrarmici per evitare di finire come un pesciolino in mezzo agli squali. Non è un mondo semplice quello dell’editoria, le insidie sono sempre dietro l’angolo. Gelosia, competizione e voglia di riscatto sono all’ordine del giorno.»

L’autrice mai avrebbe pensato, rivela, che sarebbe diventato il suo lavoro: «Ho iniziato come ogni bambina con il mio diario segreto dove raccontavo di me, da ragazzina ho iniziato a scrivere delle canzoni. Ancora oggi ritrovo dei foglietti con delle note scritte chissà quanto tempo fa. Non pongo dei limiti ai miei hobby e alle mie passioni. Infatti chi mi conosce sa che questa non è l’unica, ma mia madre mi ha insegnato a coltivarle e non la voglio deludere.»

E ora?

Be’, la stesura del suo quinto romanzo è in corso: «Posso preannunciare che sarà uno storico» spiega. «Sono definita come un’autrice poliedrica che tratta delle tematiche molto profonde e importanti. Tratto d’amore, di sentimenti ed emozioni.»

Ma non solo: «Ho altri obiettivi che mi sono prefissata per quest’anno in quest’ambito e sono fiduciosa che riuscirò a raggiungerli» aggiunge. «Il mio sogno è quello di essere pubblicata da una grande casa editrice per coltivare ancora più lettori e soddisfazioni.»

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Domani mattina il Comune di Ulassai, in accordo con il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS, inaugura il restauro dell’opera d’arte pubblica “Muro del Groviglio” di Maria Lai, presso il Muro del Groviglio lungo la strada che conduce alle Grotte Su Marmuri. L’intervento è stato realizzato grazie a “I Luoghi del Cuore”, il censimento dei luoghi da non dimenticare promosso dal FAI in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

Durante la mattinata, verranno illustrati i lavori di restauro da poco conclusi e interverranno il Sindaco Giovanni Soru, la Presidente FAI Sardegna Monica Scanu, la Capogruppo FAI dell’Ogliastra Lucia Deiana, il Direttore dei Lavori Arch. Francesco Pusceddu e il RUP Ing. Claudia Puddu. Successivamente sarà possibile scoprire di più sull’opera del “Muro del Groviglio”, partecipando alle visite guidate a cura delle guide della Fondazione Stazione dell’Arte.

Maria Lai è stata un’artista unica, che ha elaborato un linguaggio originale e personalissimo, strettamente legato alla geografia e alla comunità di Ulassai, il borgo dell’Ogliastra in cui nacque nel 1919. Grazie alla sua attività, Ulassai è un “museo a cielo aperto”, con opere disperse sul territorio e per questo esposte alle intemperie e all’usura: per segnalare l’importanza di questo patrimonio speciale e la necessità di restaurarlo, nel 2018 11.544 persone hanno votato il “Museo a cielo aperto” di Maria Lai come proprio luogo del cuore al censimento del FAI, rendendolo il bene primo classificato in Sardegna.

A seguito di questo importante risultato e della partecipazione del Comune di Ulassai al bando che permette di candidare progetti a favore dei luoghi più votati dopo ogni edizione del censimento, FAI e Intesa Sanpaolo hanno sostenuto con 24.000 euro il restauro del “Muro del Groviglio”. Quest’ultimo è stato scelto per l’assoluta necessità di un restauro: oltre a un degrado generalizzato, ampie porzioni erano cadute, fino a compromettere per alcuni tratti la lettura dell’opera stessa. Molte parti erano sollevate, favorendo le infiltrazioni d’acqua che provocano la progressiva erosione delle superfici, accelerando ulteriormente il degrado con un andamento esponenziale, che avrebbe comportato la perdita dell’opera senza un intervento tempestivo. Il restauro, reso possibile da “I Luoghi del Cuore” e dal cofinanziamento del Comune, ha permesso di salvare il “Muro del Groviglio”, che è stato pulito, risanato e consolidato.

IL MURO DEL GROVIGLIO

L’opera, realizzata nel 2004 sul cemento di un muro di contenimento della strada che dal borgo sale verso la montagna e, in particolare, verso le celebri grotte di Su Marmuri, si trova in una posizione di elevata valenza simbolica per il linguaggio di Maria Lai. Innanzitutto, per la caratteristica del luogo, che parla di territorio montuoso e soggetto a smottamenti: quando, nel 1981, realizzò la performance collettiva “Legarsi alla Montagna”, che rese celebre l’artista e il suo paese natale, Maria Lai dichiarò infatti che la sua terra era una metafora di un luogo ben più esteso, perché “Ulassai è minacciata da frane, come il mondo”. Un tema che ha un legame esplicito con il “Muro del Groviglio”, come aveva spiegato in un’intervista del 1992 a proposito di altri interventi simili: “Qualche anno fa, in Sardegna, dove alluvioni e siccità provocano frane a grandi dislivelli, si poneva il problema di mettere riparo al dilagare del cemento che stava invadendo i più bei paesaggi dell’isola. Si erano resi necessari muri di sostegno che si opponevano al fascino della natura. (…) Un mio amico, l’ingegnere Gian Paolo Ritossa (…) pensò di proporre un risanamento estetico sulle strade circostanti il paese, coinvolgendomi nell’operazione”.

Anche il tema scelto da Maria Lai è caratteristico della sua arte: un segno corre sulla superficie di cemento, intrecciandosi, annodandosi e distendendosi, come nelle tante tele da lei “ricamate” con intrecci di filo, a

simboleggiare l’importanza di trovare punti di contatto, negli inevitabili allontanamenti, tra persone, cose, luoghi. Il “groviglio” protagonista del titolo è intervallato da una serie di scritte realizzate nel suo corsivo quasi infantile, con citazioni tratte da Miele Amaro di Salvatore Cambosu e alcune riflessioni personali, quali “L’arte è la prima necessità di cui la società dovrebbe occuparsi”.

Il Sindaco Ing. Giovanni Soru: “Il Comune di Ulassai rilancia e rafforza l’azione di salvaguardia del ricco patrimonio di arte pubblica presente nel borgo. Il restauro è stato condotto in modo puntuale e corretto, non solo dal punto di vista storico e filologico, ma anche da quello legale, nel rispetto delle prescrizioni sul bene – visto che il bene culturale è vincolato dal Codice – e dei diritti morali dell’artista”. E prosegue: “La realizzazione di questa opera di restauro va a integrare l’intervento n°15 RIQUALIFICAZIONE OPERE MUSEO A CIELO APERTO – del progetto pilota ‘Ulassai: dove la natura incontra l’arte’ finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma NextGenerationEU nell’Ambito del PNRR – Linea A”.

La Presidente FAI Sardegna, Monica Scanu e la Capogruppo FAI dell’Ogliastra, Lucia Deiana: “Un percorso virtuoso, iniziato con una grande capacità di fare rete: FAI, Comune di Ulassai e Stazione dell’arte, con l’intento di prendersi cura delle opere di questa straordinaria artista, mirabilmente integrate e fuse con il territorio e le sue bellezze naturalistiche e che trova finalmente la sua realizzazione, dopo il lungo tempo della pandemia, con l’intervento per il “Muro del Groviglio” oggi riportato alla sua forma migliore. Un risultato che segna una nuova e concreta azione del FAI a favore del patrimonio culturale sardo”.

Il censimento “I Luoghi del Cuore”

Dar voce alle segnalazioni dei beni più amati in Italia per assicurarne il futuro è lo scopo de I Luoghi del Cuore, progetto lanciato dal FAI nel 2003 e promosso in collaborazione con Intesa Sanpaolo che si propone di coinvolgere concretamente tutta la popolazione e di contribuire alla sensibilizzazione sul valore del patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese. Attraverso il censimento – che si tiene negli anni pari – il FAI sollecita le istituzioni locali e nazionali competenti affinché mettano a disposizione le forze per salvaguardare i luoghi cari ai cittadini; ma il censimento è anche il mezzo per intervenire direttamente, laddove possibile, nel recupero di alcuni beni votati. Dopo il censimento, infatti, FAI e Intesa Sanpaolo finanziano direttamente una selezione di progetti promossi dai territori a favore dei luoghi che hanno raggiunto una soglia minima di voti. I Luoghi del Cuore, dalla prima edizione a oggi, ha permesso di varare 139 interventi a favore di luoghi grazie alla fattiva collaborazione con le istituzioni. Ancora più numerosi sono gli effetti virtuosi innescati dell’iniziativa, che hanno portato al recupero di beni grazie alla mobilitazione di pubbliche amministrazioni e privati cittadini.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Il Paradiso esiste e si trova in Sardegna. Ma non pensate al mare e alle spiagge: stiamo per parlarvi di un’enorme foresta.

Gutturu Mannu, infatti, è un enorme parco che si estende su 20mila metri quadrati coperti di lecci, olivastri e sughere. Dove si trova? Fa capo a dieci comuni della regione del Sulcis, nella zona sud ovest dell’Isola.

La natura, qui, è rigogliosa e selvaggia più che mai.

Nel parco di Gutturu Mannu si trova una delle foreste più grandi a livello nazionale, dove 35mila ettari di lecceti di grande valore naturalistico fanno da teatro, tra i vari, a daini e aquile reali.

Infatti, ospita da tempo ben tre oasi di protezione faunistica del WWF.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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La Sardegna è una terra ricca di tesori nascosti. Uno di questi tesori è Perda Liana, situata nel comune di Gairo, una formazione rocciosa incredibilmente suggestiva che affascina e incanta chiunque abbia la fortuna di visitarla.

Perda Liana è una formazione rocciosa situata nell’entroterra orientale della Sardegna, nei pressi del comune di Gairo. Questa meraviglia naturale è conosciuta per le sue spettacolari pareti verticali di roccia calcarea che si innalzano per oltre 300 metri sopra il livello del mare.

La sua maestosità e bellezza hanno fatto sì che Perda Liana sia stata spesso paragonata all’altrettanto famosa Pietra di Bismantova nelle Alpi Appenniniche.

Ma ciò che rende Perda Liana davvero unica è la sua posizione in mezzo a un paesaggio selvaggio e incontaminato. Questa zona è parte del Parco Naturale dei Tacchi d’Ogliastra, un luogo di straordinaria bellezza naturale che comprende montagne, foreste, e canyon. La vista panoramica che si può ammirare da Perda Liana è assolutamente spettacolare, e offre un’esperienza mozzafiato per gli amanti della natura e gli escursionisti.

Il comune di Gairo, situato a pochi chilometri da Perda Liana, è un luogo ricco di storia e cultura. Questa piccola comunità sarda è nota per le sue tradizioni autentiche e la sua autenticità. I visitatori possono esplorare le stradine acciottolate del centro storico, ammirare l’architettura tradizionale sarda e assaporare la cucina locale nei ristoranti e nelle trattorie del paese.

Gairo è anche famosa per la sua antica tradizione di pastorizia, che ha contribuito a definire la cultura e l’identità della regione. Molti pastori locali mantengono ancora oggi le loro pratiche tradizionali, producendo formaggi di alta qualità e altri prodotti caseari.

Perda Liana è un luogo ideale per gli amanti dell’avventura e dell’escursionismo. Ci sono vari sentieri che conducono alla base della formazione rocciosa, e la vista da lassù è semplicemente spettacolare. Gli escursionisti possono godere della fresca aria di montagna, esplorare la flora e la fauna locali e ammirare la magnifica vista panoramica sulla costa.

In una leggenda si racconta che la porta dell’Inferno si trovasse presso Gairo, in un luogo chiamato Perda Liana. Si credeva che per diventare ricchi bastasse recarsi lì di notte e invocare i diavoli, i quali avrebbero accontentato gli uomini di ogni desiderio in cambio dell’anima. Quando qualcuno diventava improvvisamente ricco senza una spiegazione logica, la gente credeva che avesse venduto la propria anima al diavolo a Perda Liana e diceva: “A sa Perda Liana, su hi heres ti dana!” (A Perda Liana ti danno ciò che vuoi).

Un giovane decise di tentare la sorte e si recò a Perda Liana per diventare ricco a qualsiasi costo. Dopo giorni di viaggio, giunse finalmente sul luogo al tramonto. Il tacco calcareo emanava colori suggestivi che avevano un’atmosfera sinistra nella quiete del luogo.

Il giovane si sedette ad aspettare e, a mezzanotte, vide una frotta di diavoli apparire e cominciare a danzare sulla cima del Toneri. Chiese di parlare con il capo dei diavoli, che era un diavolo più grande degli altri, intento a fare girare un asino con una bisaccia piena di monete d’oro. Le monete facevano un suono piacevole mentre tintinnava. Il giovane si rallegrò all’idea di possederle, ma quando vide il viso del diavolo in piena luce, fu preso da una grande paura e pensò di fuggire, ma le sue gambe non risposero alla sua volontà.

In un momento di disperazione, invocò l’aiuto di Dio e della Santa Vergine Maria, chiedendo loro di salvarlo da quella congrega di diavoli. A quel grido, i diavoli scomparvero improvvisamente, come se la terra li avesse inghiottiti, lasciando dietro di sé tracce di fuoco. Il giovane ritornò a casa senza ottenere ricchezza, ma almeno era scampato dall’inganno dei diavoli.

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Nel territorio ogliastrino, più precisamente tra il comune di Osini e quello di Gairo Taquisara, ubicato nella montagna del Taccu, vi è in tutta la sua immensità uno dei siti nuragici meglio conservati di tutta la Sardegna. Parliamo del Nuraghe di Serbissi: tra grotte, tombe dei giganti e tanto altro.

Il complesso nuragico di Serbissi, risalente al XVIII-X a.C., comprende un nuraghe complesso con annesso villaggio, una grotta con due ingressi, due tombe dei giganti e due nuraghi costituiti da una sola torre.
A rendere questo sito più affascinante e suggestivo è la sua struttura maestosa, ancora oggi in ottime condizioni. Il nuraghe è composto da quattro torri: la torre centrale, il mastio, è alta 6,3 metri, mentre le altre tre torri che l’affiancano, sono più piccole. Tutte le torri sono circondate da una cinta muraria.

Intorno alle torri secondarie sono disposte otto capanne di forma circolare. L’accesso alle varie torri avviene da un piccolo cortile.Al di sotto del sito nuragico, sono situate le grotte di Serbissi. Le grotte hanno due entrate: una nel comune di Osini e una nel Comune di Gairo Taquisara, frazione di Gairo Sant’Elena.

Si presume che queste grotte servissero come magazzino per derrate alimentari.Nel fondovalle si trovano due tombe dei giganti. Una è del tipo a filari con stele centinata, oggi purtroppo interrata. L’altra, del tipo a filari di blocchi seguendo la tecnica isodoma, è quasi interamente danneggiata.

Inoltre sono presenti due nuraghi monotorri chiamati Sanu e Orruttu, ubicati nella piana di Troculu, a breve distanza l’uno dall’altro. Insieme a tutti questi lasciti storici dei nostri antenati e le meraviglie che ne conseguono, potrete inoltre ammirare l’incantevole panorama con vista sulla Valle del Pardu.

 

 

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A Tortolì, il terzo e ultimo appuntamento de “Is Festas de sartu” ha preso il via con il tradizionale rito di “S’imbidu” di ieri sera in onore di San Salvatore. Questo evento segna l’inizio di una serie di festeggiamenti che abbracciano la cultura e la devozione religiosa della comunità locale.

Uno degli aspetti più noti di questa celebrazione è l’asta per aggiudicarsi il diritto di custodire le immagini sacre di San Salvatore e del Bambinello, noto localmente come “Su giuali”. All’asta Betty Caria è stata la vincitrice indiscussa, offrendo ben 770 euro per ottenere l’onore di custodire il simulacro principale. Questo gesto non solo dimostra la profonda devozione della comunità verso San Salvatore ma contribuisce anche a raccogliere fondi importanti per gli eventi futuri.

Gian Giuseppe Stochino, invece, ha “vinto” all’asta l’immagine sacra del Bambinello per 350 euro. Questa tradizione prevede che il vincitore custodisca l’immagine sacra nella propria abitazione fino al 30 novembre, giorno in cui Tortolì celebra la festa patronale di Sant’Andrea. Questa pratica antica rafforza il legame tra la religione e la comunità locale, offrendo ai residenti la possibilità di sperimentare la spiritualità direttamente nelle loro case.

La celebrazione di San Salvatore continuerà con una processione solenne che prenderà il via alle 17.30 da Sant’Andrea e si dirigerà verso la suggestiva chiesetta campestre. Questo momento è uno dei più attesi dell’intera festa, poiché la comunità si riunisce per manifestare la sua fede e devozione attraverso la partecipazione a questa antica tradizione religiosa.

In serata, per concludere in bellezza la prima giornata di festeggiamenti, i Drinnidas saliranno sul palco per un concerto emozionante. Questa band, amata dalla comunità, fornirà un sottofondo musicale perfetto per chiudere la serata con allegria.

Le celebrazioni in onore di San Salvatore a Tortolì sono un esempio straordinario di come la tradizione e la devozione religiosa possano intrecciarsi con la vita quotidiana di una comunità. Questi festeggiamenti non solo rafforzano il senso di identità e appartenenza tra i residenti di Tortolì, ma offrono anche l’opportunità ai visitatori di immergersi in un’esperienza autentica di cultura e spiritualità sarda. Con l’asta dell’immagine sacra e la processione solenne, la festa di San Salvatore continua a essere un momento di unione e di celebrazione della fede che non ha eguali.

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