Pioggia di medaglie per lo SHOTOKAN KARATE CLUB CARDEDU-URZULEI, al 2° Mediterranean Karate Gran Prix 2022 di Tortoli svoltosi il 30 ottobre 2022.

Presenti 11 nazioni, 180 atleti e 300 categorie. Ancora una volta gli atleti dello Shotokan Karate Club Cardedu – Urzulei, guigati dal M° Federale Gianni Muntoni (6°Dan) hanno dimostrato di essere competitivi a livello Internazionale piazzandosi come seconda società classificata medaglia d’argento.

 

Successo super meritato dopo un costante allenamento perché niente arriva per caso, quindi anche sacrificio. Si contano quindi 32 medaglie di cui : 7 ori -12 argenti – 12 bronzo.

Nello specifico:
NAILA LORRAI dojo Cardedu 1 ORO (kata) (riconfermata per la terza volta reginetta del karate nella sua categoria all’internazionale) e 1 bronzo ( kumitè)
ALICE FANCELLO dojo Urzulei 2 ORI ( kata e kumitè)
NADIA CRISTO Cardedu 1 ORO (kata) 1 bronzo (kumitè)
MAURIZIO MELIS Cardedu 1 oro (kata) 1 argento (kumitè) 1 argento (kata in copia)
ALESSANDRO MELIS Cardedu 1 oro (kumitè) 1 argento (kata) 1 argento (kata in copia)
SUSANNA CHERCHI Cardedu 1 oro (kata) 1 argento (kumitè)
BEATRICE LORRAI Urzulei 1 argento (kata) 1 bronzo (kumitè)
ANDREA TODDE Cardedu 1 argento (kata)
FRANCESCA CARTA Cardedu 1 argento (kata) 1 bronzo (kumitè)
GIUSEPPE DI DIO Cardedu 1 argento (kata)
ANTONIO CAVIA Urzulei 1 argento (kata)
YLENIA MULAS Urzulei 1 argento (kumitè) 1 bronzo (kata)
GIACOMO DI DIO Cardedu 1 bronzo (kata) 1 bronzo (kumitè) 1 bronzo ( kata in copia)
MATTIA MELONI Cardedu 1 bronzo (kata) 1 bronzo (kumitè)
MAURA PENDUGIU Cardedu 1 bronzo (kata)
MICHELANGELO LORRAI Urzulei : 1 argento (kumitè)
FRANCESCO ARZU Urzulei : 1 argento (kumitè)
ISMAELE PISU Cardedu : 1 bronzo (kata) 1 bronzo (kata in copia)

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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È stato individuato in Sardegna il virus dell’EHD la Malattia emorragica epizootica del Cervo, una patologia simile alla Blue tongue, che colpisce i ruminanti. Il patogeno, che si diffonde tramite gli insetti culicoidi, è stato individuato in alcuni capi bovini di aziende localizzate nel Sud Sardegna. La scoperta, da parte dei servizi veterinari territoriali, è stata confermata dal Centro di riferimento nazionale per le malattie esotiche di Teramo ed è stata al centro del vertice regionale che si è riunito oggi. All’incontro hanno preso parte i tecnici dell’assessorato regionale della Sanità e dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Sardegna in collegamento con i tecnici del Ministero della Salute e del Centro di riferimento di Teramo. Si tratta del primo focolaio relativo all’EHD rilevato in Europa, presente già da tempo in Nord Africa, da cui potrebbe essere arrivato veicolati dagli insetti trasportati nell’Isola dai venti del deserto. “L’individuazione del virus – spiega l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu – evidenzia ancora una volta la capacità del nostro sistema di sorveglianza e di monitoraggio sulle malattie e sul rischio epidemiologico. Sono già partiti i controlli, sugli animali e sugli insetti, per verificare la presenza del virus oltre l’area del focolaio”.

Il Ministero della Salute, in attesa di un quadro epidemiologico più puntuale, che sarà possibile solo dopo l’estensione dei controlli, ha disposto la chiusura totale, per un periodo tra le tre e le quattro settimane, alle movimentazione al di fuori dell’Isola e all’interno del territorio dei capi bovini, specie suscettibile al virus, in cui l’infezione, a differenza degli ovini e delle altre specie sensibili, può portare alle forme cliniche più gravi. Stop anche alla movimentazione dei capi ovini e degli altri ruminanti che possono essere comunque serbatoio dell’EHD, per cui, al momento, non esiste un vaccino. Una decisione, quella presa da Roma, che sarà formalizzata nelle prossime ore dai tecnici della Regione. Consentita, in deroga, la sola movimentazione per la macellazione all’interno del territorio regionale.

“Indubbiamente la situazione è resa delicata dalla presenza di un virus su cui si sa ancora poco. Il primo passo sarà verificare la diffusione dell’infezione. Questo, così come prospettato dagli stessi tecnici del ministero, ci darà indicazioni sui tempi e sulle modalità di possibile riapertura alle movimentazioni”.

IL COMUNICATO DI COLDIRETTI SARDEGNA

È stato riscontrato ad Arbus nell’allevamento di Michela Dessì, presidente di sezione Coldiretti, il primo caso in Europa della malattia emorragica del cervo (virus dell’EHD). Si tratta di una malattia che colpisce tutti i ruminanti domestici e selvatici in forma di malattia clinica nel bovino mentre nell’ovino e caprino non riscontra nessun sintomo clinico anche se gli animali si infettano e possono diventare serbatoi dell’infezione. “Una nuova tegola pesantissima per la zootecnia sarda – commenta Coldiretti Sardegna – già penalizzata dal caro prezzi e dal nuovo macigno della lingua blu con sintomi e morti negli ovini e movimentazione possibile solo dopo Pcr”. Con questo nuovo virus, per il quale non esiste ancora vaccino, ci ritroviamo con il blocco totale della movimentazione fuori e all’interno della Sardegna (come deciso dal Ministero della Salute, e che sarà annunciato nelle prossime ore dai tecnici della Regione) per un periodo tra le tre e le quattro settimane, dei ruminanti che possono essere serbatoio dell’EHD ed in particolare dei bovini che a differenza della lingua blu (per il quale sono un serbatoio) sono la specie più suscettibile, con l’infezione, che a differenza degli ovini e delle altre specie sensibili, può portare alle forme cliniche più gravi. È invece consentita, in deroga, la sola movimentazione per la macellazione all’interno del territorio regionale.

Oggi sono arrivati i risultati della analisi effettuate su un bovino morto la settimana scorsa: “sono rimasta basita alla notizia – afferma Michela Dessì – non me la sarei mai aspettata”. I sintomi sono molto simili a quelli della lingua blu. La vacca presenta bava, muco, l’ingrossamento della lingua, difficoltà respiratorie e difficoltà nei movimenti oltre a zoppia. “Domani prelevano anche le pecore perché hanno sintomi anche loro – spiega Michela Dessì -. La novità che sto riscontrando è il sanguinamento da una narice”.

“Una notizia terribile che arriva in una Regione già martoriata dal caro prezzi e dall’incubo lingua blu – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu –. È urgentissima l’istituzione di una unità di crisi coordinata dall’Istituto zooprofilattico con il coinvolgimento delle organizzazioni di categoria che possa monitorare e trovare immediatamente delle soluzioni alternative al blocco totale, nel rispetto della sicurezza degli animali, altrimenti si porterebbero sul baratro i circa 7.800 allevamenti degli oltre 210mila bovini da carne che vendono la maggior parte dei vitelli fuori dalla Sardegna”.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Questa sera al Teatro Massimo di Cagliari, in occasione della première del docufilm  “Nel nostro cielo un rombo di tuono”, in tanti speravano nella presenza di Gigi Riva.

Così quando il fuoriclasse di Leggiuno è arrivato per prendere posto in sala per assistere al docufilm che racconta le sue imprese e quelle del “Grande Cagliari”, scritto da Riccardo Milani e girato in Sardegna, tutto il pubblico presente si è alzato in piedi ad applaudirlo in ovazione.

Riva accompagnato dal figlio Nicola, emozionato per l’affetto della gente che gremiva il teatro, ha alzato la mano per salutare e ringraziare i presenti.

Un amore così forte, quello del popolo sardo, da non essere mai stato scalfitto dal tempo, nonostante siano passati tanti decenni da quando l’ala sinistra del Cagliari e il miglior marcatore della storia della Nazionale ha dato l’addio al calcio giocato.

Ecco le immagini dell’arrivo al Teatro Massimo della “Leggenda Rossoblù”.


Non una data casuale quella scelta per la première del docufilm, oggi Riva ha festeggiato 78 anni.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Intorno a 6 milioni di anni fa, nel Miocene, lo stretto di Gibilterra si chiuse per effetto del clima arido, il mar Mediterraneo si era ridotto a un insieme di laghi salati e le terre risultavano praticamente collegate tra loro. La Sardegna si ergeva al centro di tutto questo.

Fu in quel periodo che l’Isola conobbe un periodo di grande popolamento da parte di fauna proveniente soprattutto dall’Africa settentrionale. Tra gli animali che fecero la loro comparsa, ben prima degli ominidi, vi fu una specie di scimmia, l’unica che la storia faunistica della Sardegna conobbe.

Si trattava dei primi antenati del “Macaca Majori”, una bertuccia nana tipica della Sardegna, appartenente alla famiglia dei Cercopitecidi e molto simile a quelle oggi presenti a Gibilterra, il Marocco e altre zone del Maghreb (il “Macaca Sylvanus”). Le sue dimensioni erano leggermente inferiori, da qui l’appellativo di “nana”.

I resti fossili del Macaca Majori sardo (Foto di Ghedoghedo by Wikipedia)

Queste scimmie trovarono terreno fertile in Sardegna tant’è che si diffusero all’incirca in tutta l’Isola. A testimonianza di ciò vi sono i consistenti ritrovamenti registrati uno nella parte orientale a
Capo Figari e l’altro a occidente nella zona di Fluminimaggiore, in località S’Orreri.

Non è chiaro quando questo genere di scimmie si estinse, ma la teoria più affascinante, testimoniata da alcuni ritrovamenti come quello di una lampada in bronzo risalente al periodo nuragico, vuole che questi animali entrarono a contatto anche con gli esseri umani e che furono proprio gli esseri umani la causa della loro estinzione. Di sicuro la prezenza del Macaca Majori in Sardegna è stata centrale in tutto il Pleistocene e forse si è spinta sino al Neolitico.

Lampada in bronzo con figura di scimmia ritrovata a Baunei e ospitata al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari - Foto: Leonardo Corpino e Roberto Dessy via Sardegna Ambiente

Lampada in bronzo con figura di scimmia ritrovata a Baunei e ospitata al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari – Foto: Leonardo Corpino e Roberto Dessy via Sardegna Ambiente

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Nell’estate del 1962 il fotografo Henri Cartier-Bresson trascorse alcune settimane in Sardegna, dai paesi interni fino a Cagliari, per realizzare un reportage che raccontasse della Sardegna negli anni del boom economico.

Il viaggio nell’isola del grande fotografo, inviato delle edizioni Condé-Nast Vogue, fu senza dubbio favorito dalla sua profonda amicizia con l’artista sardo Costantino Nivola.

Alcuni dei soggetti immortalati in Sardegna hanno fatto il giro del mondo e si sono impressi nell’immaginario comune per la loro delicatezza e profondità. «La macchina fotografica è il prolungamento del mio occhio» amava infatti dire il maestro Cartier-Bresson, sempre accompagnato dalla sua Leica.

Celebre è la foto scattata a Cala Gonone, dove il fotografo francese, pioniere del foto-giornalismo, ha immortalato con efficacia uomini e donne in spiaggia, alle prese con le cosiddette “sabbiature”, indicate per la cura di artrosi e reumatismi.

 

L’articolo L’inconfondibile sguardo del fotografo Cartier-Bresson sulla Sardegna del 1962. Le ‘sabbiature’ a Cala Gonone proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Uno dei luoghi più affascinanti della Sardegna è sicuramente la gola di Gorroppu. Il selvaggio canyon più grande d’Europa si trova nel Supramonte al confine tra i territori di Urzulei e Orgosolo.

Nella mattinata di ieri una bella sorpresa al campo base: i “primi visitatori” sono stati alcuni esemplari di muflone.

Ecco il video dell’emozionante avvistamento realizzato da Carla Corongiu.


L’articolo (VIDEO) Gorroppu, un gruppo di mufloni nel suggestivo canyon proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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In migliaia, da tutta la Sardegna, si sono riversati tra le vie di Mamoiada per la tre giorni di eventi legata alla manifestazione “Autunno in Barbagia”.

Ma l’arrivo di così tante persone, decisamente oltre la stima fatta dagli organizzatori, ha messo in crisi la viabilità nel comune barbaricino.

Così il sindaco di Mamoiada Luciano Barone si è trovato a diramare un annuncio, chiedendo a tutti coloro che stessero decidendo di raggiungere il suo Comune di non farlo e a chi era già in viaggio di tornare indietro.

«Nessuno può più arrivare a Mamoiada perché è stata raggiunta la capienza massima di presenze per la manifestazione, in questa tappa particolarmente attrattiva» sono state le parole del primo cittadino.

L’articolo In migliaia a Mamoiada per “Autunno in Barbagia”. Il sindaco costretto a dire: “Non venite, non c’è più posto” proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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A tagliare il traguardo dei 103 anni a Seui è stata Tzia Elvira Aresu nata il 6 novembre 1919, a cui è stata organizzata una bella festa nei locali della comunità alloggio “San Lorenzo” dove è ospite dal 2012, assistita ed amata dai soci della “Cooperativa Prestige” che gestisce la struttura.

Tzia Elvira ha una storia personale molto singolare fatta di tanto lavoro nelle campagne di Seui e una ferrea fede cristiana. Fino all’età di settant’anni si recava a curare i propri poderi in sella al cavallo, e in seguito fino ai novanta recandosi a piedi, aveva costruito un carretto che utilizzava per trasportare vari oggetti. Soprattutto legname e pietre, queste ultime necessarie per sistemare i muri dei propri vigneti e uliveti.

Un vero e proprio “muratore provetto” – ricordano i paesani – perché fino a tarda età è stata solita salire sopra il tetto per sistemare le tegole sarde nella vecchia casa di famiglia.

Non si è mai sposata, mantenendo fede a quella vocazione di prendere i voti e diventare suora.

Da giovanissima aveva esternato ai genitori la sua devozione e il suo desiderio di entrare a far parte di un ordine religioso, ma non le fu permesso.

Nonostante il faticoso e duro lavoro nei campi, nella sua vita ha sempre trovato il tempo per recarsi a messa quotidianamente. Nella casa di riposo ha portato con se la bibbia e numerosi libri religiosi che consulta sempre.

Ancora lucida, ama raccontare le proprie storie al personale che lavora nella struttura seuese.

L’articolo Seui festeggia i 103 anni di Tzia Elvira: una vita di duro lavoro e fede profonda proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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S’Arcu e is Forros, a pochi chilometri dal passo di Correboi – ancor oggi uno dei più importanti punti della viabilità sarda –, è considerato dagli studiosi il più importante centro metallurgico nuragico in Sardegna e non solo: si trattava di una specie di Lourdes nuragico. Ma andiamo per gradi.

Qui, ben 3500 anni fa, i nuragici costruiscono un nuraghe monotorre e un primo insediamento di capanne, ma il cambiamento avviene nel 1200 a.C.: è allora che soffia il vento della rinascita. Nasce una nuova architettura sacra, che si basa sull’acqua, vista ovviamente come elemento vitale, e S’Arcu e is Forros, santuario nuragico ricco di templi, diventa crocevia di “pellegrini”: «Forse in occasione di feste o ricorrenze legate all’annata agraria, arrivavano dai villaggi vicini numerose persone a piedi o con i carri» racconta Alessandra Garau, una delle guide turistiche di Archeonova, squadra composta da eccellenti professionisti.

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 S’arcu e is forros Villagrande 9  


Ma non solo: come abbiamo detto, S’Arcu e is Forros era per le persone di allora una specie di Lourdes nuragico. «In queste occasioni ci si incontrava, si scambiavano merci o animali, si stipulavano contratti, si banchettava e naturalmente si pregava nei pressi dei templi. I sacerdoti accoglievano i fedeli si invocavano alla Divinità lasciando nei templi pregiati doni che, oltre al loro valore materiale, portavano in sé l’immenso valore delle speranze e delle preghiere che imploravano la grazia di una guarigione o di risoluzione di un problema. I preziosi bronzi ritrovati nei templi, oggetti di uso comune ma anche i celebri bronzi figurati che conosciamo con il nome di “bronzetti”, sono dei veri e propri ex voto che avevano la stessa funzione di supplica e preghiera degli ex voto che ancora oggi vengono lasciati nelle chiese dedicate ai Santi dalle proprietà miracolose.»

Così arriviamo al primato importante che dà a S’Arcu e is Forros il riconoscimento di più importante centro metallurgico della Sardegna. Durante la loro storia millenaria, dall’Età del Bronzo medio a quella del Ferro, tra il 1600 e il 600 a.C., i nuragici hanno sviluppato abilità artigianali eccellenti. Non erano solo contadini, pastori e costruttori – spiega Garau – ma anche bravissimi fabbri. «Nelle officine fusorie nuragiche venivano realizzati attrezzi per l’edilizia e il lavoro sui campi,» continua Garau «venivano forgiati accessori per l’abbigliamento, monili e manufatti preziosi che venivano scambiati in segno di amicizia e benevolenza tra capi nuragici oppure donati ai navigati che si fermavano in Sardegna: l’economia si basava sugli scambi di beni e oggetti di valore perché ancora non esisteva la moneta.»

Ed ecco che culto e metallo si uniscono: nei bronzetti che venivano appunto “venduti” alle persone, che poi li donavano per ricevere favori dalle divinità.

Ciò che distingue però S’Arcu e is Forros dagli altri villaggi nuragici è la presenza di vere e proprie officine fusorie: qui venivano prodotti gli oggetti che venivano scambiati durante le feste e che venivano consegnati in dono ai sacerdoti.

Unico ed eccezionale: così viene definito un monumento in particolare.

Dopo un attento studio, è emerso qualcosa di stupefacente: «Il ritrovamento di scorie di metallo e resti di fusione ha fatto capire agli archeologi che poteva trattarsi di fornaci per l’estrazione dei minerali: dalle piccole aperture messe alla base, con dei grossi mantici, veniva soffiata l’aria per alimentare i fuochi e raggiungere le alte temperature necessarie a fondere i metalli. È suggestivo pensare che, a distanza di tremila anni, il sito conserva nel suo nome l’essenza della vocazione che aveva in epoca nuragica: S’Arcu ‘e is Forros si potrebbe tradurre come il Valico dei Forni. Questo nome evocativo riassume l’importanza del sito e la potenza della comunità che lo abitava: era situato nei pressi di un valico appunto, luogo di passaggio, di confine ma anche di incontro, da dove era possibile controllare la porta occidentale dell’Ogliastra. I forni richiamati nel nome poi sembrano voler riassumere la vocazione, oltre che sacra, produttiva connessa alla metallurgia e alla ricchezza dovute alla straordinaria capacità di lavorare e gestire i preziosi metalli da parte di abili artigiani e di potenti sacerdoti.»

 

L’articolo (FOTO) Lo sapevate? A Villagrande c’è il più importante centro metallurgico nuragico dell’Isola proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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La bellezza dell’Ogliastra è rinomata, in ogni lembo del proprio territorio.

Oggi vi portiamo ad osservarla da una prospettiva insolita, a bordo di un aereo da turismo.

In particolare in queste immagini ammiriamo l’arcipelago davanti alle spiagge di Lotzorai, comunemente chiamato Isolotto d’Ogliastra. Un luogo avvolto da un alone di mistero, dove in passato fu ritrovato un ricco tesoro e ancora oggi conserva i resti di antiche costruzioni.

Ecco il suggestivo video realizzato da Roberta Botarelli che gentilmente lo ha voluto condividere con noi.

https://youtube.com/shorts/5ypfB2uSW3E?feature=share


 

L’articolo (VIDEO) In volo sul suggestivo e misterioso Isolotto d’Ogliastra proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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