In questo scatto, gentilmente concessoci da Gianfranco Loi, la sua famiglia, genitori e figli.

Suo nonno, Giovanni Antonio Loi, con sua nonna, Giulia Cadeddu, sono agli angoli e al centro ci sono i figli: Maria, il padre di Gianfranco, Gigino Loi (sindaco della cittadina per due legislature), la sorella Virginia e Alberto.

La foto è del lontano 1923.

L’articolo Come eravamo. La famiglia Loi di Jerzu in uno scatto del 1923 proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Powered by WPeMatico

«Marrano a farlo», «marrano a dirlo». Da sempre i bambini sardi non possono sottrarsi a un invito di questo tipo. Se non lo fai, sei un vile insomma, un “marrano”. Non importa quanto sia difficile la prova di coraggio alla quale si è chiamati, l’importante è non essere un marrano. Chi di voi non ha rischiato di affrontare i rimproveri degli adulti pur di non essere definito così? L’espressione è entrata nel lessico sardo-cagliaritano da tempo, ma chi era veramente il “marrano”?

Chiariamo innanzitutto una cosa: non si tratta di un termine sardo, ma di un’offesa che affonda le sue radici nel Medio Evo. Questa ingiuria veniva utilizzata già nella Spagna del XIV secolo, dove venivano apostrofati con il termine marranos gli ebrei convertiti forzatamente al cristianesimo, ma che continuavano a professare, di nascosto, riti e funzioni del giudaismo. Nato con un’accezione antisemita dunque, il vocabolo che oggi utilizziamo correntemente per accusare di vigliaccheria chi non accetta la sfida lanciatagli significa letteralmente “giovane porco”, “suino”, “maiale”,e probabilmente nasce dall’ispanizzazione del termine arabo mahram (cosa proibita).

All’epoca della dominazione spagnola in Sardegna, l’Isola ospitava una nutrita presenza di ebrei sefarditi, di cui a Cagliari rimane traccia al ghetto degli Ebrei in Castello. L’uso del termine dispregiativo “marrano”, il cui uso era proibito già dal 1380 da un decreto del Re di Catalogna, si diffuse comunque durante le persecuzioni contro gli ebrei nella Spagna di fine ‘400. Con gli anni, la parola “marrano” ha perso  la sua connotazione antisemita, abbandonando pian piano l’utilizzo di indicare gli ebrei sefarditi che di nascosto (secondo i canoni dell’epoca, con viltà) professavano la propria fede, per abbracciare, soprattutto in Sardegna, il significato di sfida che oggi conosciamo.

 

L’articolo “Marrano”: ecco da dove deriva la sfida dalla quale nessun sardo può tirarsi indietro proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Powered by WPeMatico

Tragedia in Sardegna.

Nella serata di ieri, in uno scontro tra un’auto e un pullman ha perso la vita Cinza Cotza, una 47enne anni originaria di Zeddiani.

Inutili i tentativi di rianimare la vittima da parte dei soccorritori, la donna è deceduta sul colpo. I vigili del fuoco, intervenuti insieme ai soccorritori del 118, hanno dovuto usare le cesoie elettriche per aprire l’automobile accartocciata ed estrarre il corpo.

Sotto il vaglio degli inquirenti la dinamica dell’incidente.

Ph: facebook

L’articolo Tragedia in Sardegna, scontro tra un’auto e un pullman: perde la vita una 47enne proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Powered by WPeMatico

Dopo la seconda guerra mondiale, in Sardegna si anima un grande interesse intorno alla fluorite. Importanti filoni vengono scoperti e sfruttati, infatti, nell’Iglesiente.

La fluorite, chiamata anche fluorina o spatofluore, è un minerale composto da fluoruro di calcio. È il più importante dei minerali fluorurati.

Ma in Ogliastra, già a metà dell’800, a Tertenia, questo minerale veniva estratto nei giacimenti di Mincineddu, Baccu ‘e Sbirru e Su Engiu.

Come si racconta in “Studi ogliastrini” ( Ettore Gasperini Editore), la miniera di Su Engiu lavorava a pieno ritmo nel 1870. Il materiale, che era ritenuto di buona qualità, veniva poi trasportato a Porto Corallo, e imbarcata per il Continente.

Il costo del trasporto era molto alto, perchè spesso avveniva con il carro a buoi, quindi questo business non durò a lungo. Motivo per il quale dopo alcuni anni di attività il cantiere venne chiuso e venduto a un ulassese.

 

L’articolo Lo sapevate? A Tertenia un tempo c’erano dei giacimenti di fluorite proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Powered by WPeMatico

Marincani era una contadina che viveva vicino al monte Tarè, con il marito Perdu Coita, un burbero pastore del posto, poco incline alla socializzazione.

Un giorno si accorsero di non avere più pane e Maria decise di recarsi a cercarlo nel villaggio vicino, barattandolo con il formaggio delle loro pecore, come si usava fare.

Era mezzogiorno quando si trovò di ritorno alla capanna, faticando con la cesta del pane sulla testa. Gli si fece incontro un bambino che gentilmente le chiese qualcosa da mangiare. Maria, che aveva fama di donna avara e senza cuore, non si smentì neppure questa volta e gli disse, sgarbata: “Se proprio hai fame, raccogli qualche sasso e mangialo”.

Il bambino, triste e sconsolato, si mise a piangere ma Maria, senza farsi intenerire, proseguì il suo cammino.

Quando la vide arrivare, Perdu l’aiutò a tirare giù la cesta e grande fu la sorpresa nel vedere che non conteneva pane ma sassi. E non fecero in tempo a manifestare il loro stupore che anche loro vennero tramutati in due statue di pietra.

Sono quelle che possiamo trovare là dove accadde il fatto, sulla parte sud orientale di Tarè, visibili a tutti coloro che percorrono la vecchia strada che da Loceri porta a Lanusei, come racconta in “Ogliastra, paesi e leggende” la bravissima Fidalma Mameli

L’articolo Lo sapevate? Dietro ai due giganti di porfido a Loceri c’è una leggenda particolarissima proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Powered by WPeMatico

Lo sapevate? Sull’isola di Santo Stefano c’è la statua gigantesca incompiuta di un gerarca fascista.

Sull’isola di Santo Stefano, paradiso marino nell’arcipelago della Maddalena, si trova parte di una statua gigantesca che avrebbe dovuto abbellire il mausoleo dedicato a un importante gerarca fascista.

Quell’uomo era Costanzo Ciano, padre di Galeazzo Ciano, morto nel 1939, al quale il regime fascista volle dedicare il mausoleo, che rimase incompiuto per il crollo del Fascismo.
All’interno dell’isola, tra rocce granitiche e macchia mediterranea si notano i resti di un vecchio argano, un carrello da miniera e binari divelti e arrugginiti, quindi in un grande spiazzo in mezzo a blocchi squadrati di granito e resti delle lavorazioni della cava, si trova un mezzo busto di circa tre metri. Un grande faccione, con enormi baffi e una divisa da vecchio marinaio, in atteggiamento severo e marziale. Costanzo Ciano era un ufficiale di Marina che si distinse in alcune operazioni durante la prima Guerra mondiale per le quali fu più volte decorato poi, da politico, scelse il Fascismo, ricoprendo la carica di ministro e successivamente quella di presidente della Camera.


Alla sua morte, avvenuta improvvisamente nel 1939, il regime volle ricordarlo con un’opera imponente da realizzare nella città natale, Livorno. Il progetto fu affidato ad Arturo Dazzi, artista fedele a Mussolini, che disegnò un grande mausoleo di forma squadrata al cui interno doveva essere ospitata la tomba di Ciano. Il mausoleo, che oggi versa in stato di degrado, doveva poi essere sormontato da una statua colossale di 13 metri che rappresentava il gerarca con i panni classici che i marinai indossano contro le intemperie: berretto e cerata, mentre è al timone del suo mas (motoscafo armato silurante).


All’interno l’urna di Ciano doveva essere sostenuta da due marinai e due balilla, figure che alludevano metaforicamente alla fedeltà al partito del defunto e alla sua dedizione alla Marina Militare.
Di questo monumento restano il basamento della torre sul Monte Burrone in Toscana ormai completamente abbandonato, la testa colossale di Ciano in Sardegna, e le statue dei marinai e dei balilla a Forte dei Marmi.
I lavori per la statua di Ciano a Santo Stefano iniziarono nel 1941 e nel luglio 1943 erano pronti i due pezzi del busto. L’ultima parte del tronco era in fase di rifinitura e di completamento. Ma i lavori furono interrotti il 26 luglio 1943. Il giorno prima il Gran Consiglio aveva votato la sfiducia a Mussolini.

Il proprietario della cava ricevette un telegramma da Roma affinché venissero fermati i lavori: il Fascismo, infatti, era caduto e quel simbolo, il ricordo di quell’uomo, fascista convinto, non avrebbe avuto più senso. Da quel giorno, il busto di Costanzo Ciano giace lì, abbandonato.

L’articolo Lo sapevate? Sull’isola di Santo Stefano c’è la statua gigantesca incompiuta di un gerarca fascista proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Powered by WPeMatico

Il comandante dei Vigili del Fuoco di Nuoro, Antonio Giordano è stato insignito dell’onorificenza di cavaliere al merito della Repubblica Italiana dal Prefetto di Nuoro Luca Rotondi.

La cerimonia di consegna si è tenuta alla Prefettura del capoluogo barbaricino alla presenza del direttore regionale dei Vigili del fuoco sardi, Marco Frezza e delle massime cariche civili e militari della provincia di Nuoro e dei comuni di Nuoro e Budoni.

Antonio Giordano, laureato in Ingegneria civile nella facoltà di Ingegneria di Salerno nel 1996 è stato assunto come funzionario direttivo dei Vvff nel 1998 e dopo aver frequentato il corso di formazione presso l’Istituto Superiore antincendi di Roma, è stato assegnato al comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Nuoro, come responsabile della Prevenzione Incendi e del Soccorso, nonché vicario del comandante. Dal 20 giugno 2016 è nominato primo dirigente e assegnato presso il Viminale, con l’incarico di Pianificazione e coordinamento delle operazioni di Soccorso nelle provincie dell’Italia centrale colpite dal sisma.

Dal gennaio 2018 è in servizio al Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Cagliari in qualità di dirigente vicario del comandante. Giordano si è distinto partecipando a diverse emergenze: l’alluvione di Villagrande Strisaili nel dicembre 2004, il terremoto dell’Aquila nel 2009 e dell’Emilia Romagna nel 2012, nell’alluvione del 2013 a Cagliari, Assemini, Capoterra, Uta nell’ottobre 2018 e nell’alluvione di Bitti nel novembre 2020.

In questi giorni sta coordinato le attività dei Vigili del fuoco a Tiana, dopo l’esplosione di una villetta, a causa di una perdita di gas.

 

L’articolo Il comandante dei Vigili del fuoco di Nuoro oggi Cavaliere della Repubblica proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Powered by WPeMatico

I romani, a differenza dei cartaginesi, in Sardegna, durante il loro dominio, non si fermarono alle coste ma penetrarono all’interno dell’Isola, anche grazie a una articolata rete di comunicazioni stradali.

Però, per lungo tempo, i romani conferirono in Sardegna il titolo di “colonia” a una sola città: Turris Libisonis, l’attuale Porto Torres. Nel periodo dell’Impero, infatti, questa città divenne il centro più importante della Sardegna settentrionale, sia per i commerci che per il numero di abitanti.

Da qui, ad esempio, partivano i carichi di grano delle pianure settentrionali alla volta di Roma, e forse anche minerali della vicina Argentiera.

Alla periferia di Porto Torres si può ancora ammirare un superbo ponte romano ancora intatto che ha sette arcate ( ampie da 5 a 11 metri) e che è lungo 60 metri, costruito con enormi blocchi di porfido trachitico.

Negli anni Quaranta fu fotografato dell’etnologo Max Leopold Wagner ed è stato carrabile fino agli anni Ottanta sia per i mezzi leggeri che per i mezzi pesanti che regolarmente vi transitavano per raggiungere il polo della SIR.

In altri luoghi della Sardegna ci sono altri ponti simili a questo ma nessuno si è conservato così perfettamente. Restano comunque simbolo della poderosa opera di penetrazione romana nell’intero territorio sardo.

 

L’articolo Lo sapevate? In Sardegna c’è un ponte romano con sette arcate perfettamente conservato proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Powered by WPeMatico

Lattine, fazzoletti, escrementi e rifiuti di ogni tipo. Questa la scena che si para dinnanzi a chi, in queste giornate di sole, fa una passeggiata ad Arbatax per ammirare Cala Moresca.

Un degrado inaccettabile per quella che è giustamente considerata una delle “perle” del nostro borgo marinaro.

“Spazzatura vista mare” – commentano alcuni lettori che ci hanno inviato le foto che vi mostriamo – “Uno spettacolo indecoroso in uno dei luoghi simbolo del borgo. Fa male vedere questo angolo di Paradiso in queste condizioni”.

Purtroppo questo non è l’unico luogo incantevole del territorio che viene preso di mira da vandali e incivili.

 

 

L’articolo Spazzatura e degrado a Cala Moresca: la “perla” di Arbatax come un immondezzaio proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Powered by WPeMatico

Il sistema di telecontrollo di Abbanoa ha evidenziato una sensibile diminuzione della quantità d’acqua in arrivo ai serbatoi comunali al servizio di Baunei. I tecnici dell’ente si sono immediatamente attivati per la ricerca del punto di rottura della condotta.

Appena localizzato, le squadre del Gestore avvieranno il cantiere per eliminare il guasto. È prevista una chiusura notturna dell’erogazione dalle 22 di stasera alle 6 della mattina di domani per ricostituire le scorte nei serbatoi che attualmente stanno garantendo il servizio.

Al momento del ripristino del servizio potrebbero verificarsi temporanei fenomeni di torbidità dell’acqua dovuti allo svuotamento e successivo riempimento delle condotte. Qualsiasi anomalia potrà essere segnalata al servizio di segnalazione guasti di Abbanoa tramite il numero verde 800.022.040 attivo 24 ore su 24.

L’articolo Baunei, riparazione dell’acquedotto: stop all’erogazione dell’acqua dalle 22 di questa notte proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Powered by WPeMatico

Locanda degli artisti



Seguici su Facebook

Copyright 2019 Locanda degli Artisti| Amll Rights Reserved | codice iun E8205 | Powered by Apioraggio | Condizioni di prenotazione

× Posso aiutarti?