Le foto dei lettori.

Alba sul lido di Orrì: la bellezza del chiaro-scuro nello scatto di Anna Rosa.

Invia i tuoi scatti più belli all’indirizzo e-mail redazione@vistanet.it (indicando sempre il luogo immortalato e il fotografo).

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Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

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Pizze gratis come segno d’unione, d’aiuto: la pizzeria Gusto Pizza di Lanusei fa la sua parte. Ha già donato alcune pizze all’AVL Lanusei, domani sera ne consegnerà altre alla casa famiglia.

“Ci rendiamo conto che la pizza non è la soluzione ai problemi” spiegano “ma questo gesto, inteso come un dono che porta alla convivialità, è un gesto di solidarietà che può essere di supporto emotivo ed economico per chi si trova ad affrontare l’emergenza con maggiori preoccupazioni”.

La fortuna? Non aver chiuso. Possono garantire, infatti, la consegna a domicilio. Ma – dopo una brevissima battuta d’arresto – una consapevolezza si è fatta strada piano piano: “Abbiamo deciso che il nostro operato non sarebbe stato fine alla mera attività produttiva ma che avrebbe dovuto contribuire al miglioramento della vita della nostra comunità”.

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Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

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Scomparso Antonello Orrù.

“Si è presumibilmente allontanato da 24/36 ore da Jerzu, zona caserma dei Carabinieri.

Chiunque l’avesse avvistato è pregato di contattare il 112.”

A darne notizia, l’amministrazione tramite la pagina social.

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Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

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«Non ci sono ancora le evidenze scientifiche che ci dicano che possiamo allentare le restrizioni- ha affermato Solinas in conferenza stampa- per ora è prematuro riaprire. Nelle prossime ore firmerò l’ordinanza che prorogherà la chiusura di porti e aeroporti e la chiusura di tutti i negozi che non sono considerati di prima necessità».

Non cita espressamente librerie, cartolerie e negozi di abbigliamento e attrezzature per bambini, il Governatore della Regione Solinas, ma afferma che si limiterà a prorogare i divieti già stabiliti dalle precedenti ordinanze. Si intuisce dunque che questi negozi non riapriranno.

«Ci riserviamo di valutare step by step, di fare una verifica progressiva, se i progressi lo consentiranno, un’eventuale riapertura nelle prossime settimane – ha concluso Solinas- ma sempre in una cornice di massima cautela».

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Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

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«È la favola che diventa realtà», così il Mito, Gigi Riva, ha definito quell’impresa che 50 anni fa portò il Cagliari a vincere il suo primo e unico scudetto, entrando per sempre nella storia del calcio italiano.

Era il 12 aprile del 1970, allo stadio Amsicora, il Cagliari sconfisse il Bari per 2-0 grazie alle reti di Riva e Gori. La Cenerentola del sud, con due giornate d’anticipo diventa la regina del campionato di Serie A, assurgendo, nell’immaginario collettivo del popolo sardo, alla squadra più forte di tutti i tempi: irripetibile, incredibile, irraggiungibile.

 

«È stata la più grande impresa calcistica di tutti i tempi. – ricorda Rombo di Tuono – Era il Cagliari, una squadra di provincia sulla quale nessuno avrebbe scommesso, era la prima squadra del sud a vincere il titolo di campione d’Italia. Negli anni ’70 Cagliari era una città sconosciuta così come lo era la Sardegna».

Lo scudetto vinto dai rossoblù, infatti, è stato la rivincita di un’Isola intera, all’epoca definita terra esotica per la distanza dal Continente, per i paesaggi selvaggi, per il mare cristallino. Un’isola che si affacciava lentamente verso il resto del mondo, nella quale i grandi imprenditori iniziavano ad investire, ma che ancora faceva paura per il suo entroterra abitato da pastori e banditi e perché meta di punizioni lavorative che arrivavano dalla penisola.

Gigi Riva

Gigi Riva

Restio a trasferirsi in Sardegna nel 1963, Gigi Riva, grazie ai suoi gol porterà i rossoblù per la prima volta in serie A l’anno successivo. Da lì, inizia la scalata verso lo scudetto, togliendo con eleganza e grazia il primato alle squadre del nord. Mai, fino al quel momento, lo scudetto aveva bussato alle porte a sud della città eterna.

«La gioia di noi giocatori per aver vinto lo scudetto, in quel momento non ha reso come poi lo ha fatto negli anni successivi – sottolinea ancora Gigi Riva -. Al momento pensi a festeggiare uno scudetto vinto, ma non avevamo ben chiaro cosa avessimo fatto per un popolo intero, per una terra come la Sardegna e per i suoi emigrati. Con gli anni abbiamo preso consapevolezza dell’opera fatta e di quanto questa sia diventata leggendaria».

«Ho tanti ricordi di quella giornata. Ma quello che più mi è rimasto impresso nel cuore e la gioia e la festa dei tifosi, che la notte andarono in giro per tutta la città a cantare e urlare, festeggiare. Noi avevamo realizzato il loro sogno, un sogno proibito che è diventato realtà», racconta Beppe Tomasini.

Giuseppe Tomasini durante l’ultimo match al Sant’Elia

Il 12 aprile 1970, l’Amsicora era sold out, arrivarono da tutta la Sardegna per incitare i propri beniamini, perché quella favola, che tutti avevano sognato, stava giorno dopo giorno diventando realtà. I ragazzi marinarono la scuola, i lavoratori chiesero addirittura i permessi al lavoro: a Cagliari si iniziava a respirare un’aria di festa, di magia, di irripetibile.

«Noi c’eravamo 50 anni fa a gioire per lo scudetto, a bigiare la scuola per sfilare lungo le strade di Cagliari, colorata di rosso e di blu. A nominare Gigi Riva re di Sardegna per sempre. In via Roma al porto per ammirare i fuochi d’artificio nella festa finale. – raccontano Iliana e Maria Paola, due tifose accanite rossoblù, che in quegli anni studiavano nelle scuole superiori in città -. Noi c’eravamo a gioire con i nostri vecchi, orgogliosi di una squadra di calcio che aveva illuminato un piccolo mondo antico, sconosciuto, ma pieno di speranze. Un cuore rossoblù dalle montagne al mare, dal cuore di Barbagia sino al giallo Campidano. Tutti insieme a ridere e cantare: Gigi Riva il cannoniere quando spara il rigore fa tremare il portiere».

due-tifose-del-cagliari-dopo-lo-scudetto

Quel bigiare la scuola portò delle conseguenze alle giovani tifose: il loro insegnante, Francesco Masala, intellettuale d’altri tempi, per un mese intero tenne loro il muso, ma gioia per quella vittoria, le emozioni vissute si fecero più forti della paura.

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Fonte: Ogliastra News francescamelisboi

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Una Pasqua diversa da tutte quelle che probabilmente abbiamo sempre trascorso, lontani da amici e famiglia a causa dell’emergenza sanitaria che il nostro Paese sta affrontando ormai da diverso tempo.

Riportiamo integralmente gli auguri del sindaco di Jerzu Carlo Lai ai suoi concittadini. Parole di speranza, affetto e fermezza.

 

«Carissime concittadine, carissimi concittadini,

Vi scrivo queste poche righe per auguravi, tanto più in un momento così complicato, una Pasqua per quanto possibile serena. ​

In questo momento sento il peso della sofferenza, dello smarrimento, dell’incertezza del futuro, dell’insicurezza e delle paure di ognuno di voi. Non vi sembri vuota retorica, è una cosa normale. Un sindaco si immedesima con la propria comunità in maniera viscerale, tanto più nel disagio, nella difficoltà, nel bisogno.

Voglio tuttavia ribadire che se tutti rispettiamo il contratto sociale e la sua legge contingente che recita “non si esce di casa” non precipiteremo nell’incubo dell’emergenza del dramma sanitario che per ora abbiamo visto solamente per immagini e racconti.​

Stando a casa non salviamo soltanto noi stessi, ma impediamo che il contagio raggiunga altre persone, magari indifese. Ascoltiamo le indicazioni e le prescrizioni delle autorità, dei medici, degli esperti. Dobbiamo avere fiducia nel sistema sanitario che, nonostante limiti strutturali, è l’unica diga all’ondata di piena che è arrivata in tante province italiane e che tante vite si è portata via.​

Noi tutti siamo individui, con le nostre prerogative, le nostre libertà personali, i nostri diritti costituzionali, ma siamo anche una parte di un tutto organico, un corpo sociale. Se si ammala qualcuno di noi, e non collaboriamo tra di noi, ci ammaleremo in tanti.

Dobbiamo fidarci delle autorità sanitarie, dobbiamo fidarci dello Stato. Ricordiamoci sempre, che aldilà delle nostre appartenenze ideali e politiche, lo Stato è l’unica garanzia di sicurezza per gli individui. Certamente, poi, non è secondaria l’emergenza economica e sociale che il dramma sanitario sta generando.

Anche Jerzu, come qualsiasi altra città è ovviamente vuota e ferita. Vederla così fa male. Jerzu è un centro anomalo, ha 3200 residenti, ma, lo sappiamo tutti, offre ed ospita servizi che sono normalmente offerti da centri molto più grandi. Le scuole, gli istituti scolastici superiori, i servizi del Poliambulatorio, la Compagnia dell’Arma dei Carabinieri, la Clinica Tommasini, la Cantina Antichi Poderi.

Abbiamo idea di quante persone arrivino a Jerzu ogni giorno? Ci pensiamo a quanto si animi Jerzu al mattino?

Cosa sarebbe Jerzu, oltre a tutto il resto, senza i suoi studenti, gli insegnanti, il personale scolastico, senza l’utenza e il personale della Clinica e del poliambulatorio, o i clienti e i fornitori della cantina? L’abbiamo scoperto negli ultimi trenta giorni. Tutto un indotto economico vitale che annaspa.

Gli jerzesi sono viticoltori e agricoltori ma nella stragrande maggioranza sono ANCHE agricoltori e viticoltori, lo abbiamo orgogliosamente nel DNA e ce ne fregiamo. Ma gli jerzesi sono anche ovviamente, e il mio pensiero va a tutti loro e alle loro famiglie, artigiani, commercianti, titolari di tantissime attività costrette star ferme.

Credetemi, il vostro peso, il vostro turbamento, la vostra angoscia sono il mio peso, il mio turbamento, la mia angoscia.

Così come lo è quello delle persone sole e ammalate, delle persone che a prescindere da questa fase emergenziale, vivevano situazioni di difficoltà e che ora ovviamente sono ancora più fragili.

Il mio pensiero va anche ai bambini costretti a stare a casa, e va ai genitori con il difficile compito di farli star sereni e mostrarsi sereni. Perché non c’è nulla di più importante che crescere dei bimbi sereni che saranno dei cittadini migliori che costruiranno una società migliore. Il mio pensiero e il mio grazie vanno a chi continua il proprio lavoro, a chi garantisce i servizi essenziali, dal commercio alla sanità, dall’assistenza agli anziani a quella agli ammalati.

Va al nostro parroco Don Michele che anche ieri pomeriggio percorrendo per la via crucis ​ in solitudine le vie del paese ha dato l’ennesima dimostrazione di attaccamento commovente alla comunità jerzese. Va alle associazioni di volontariato jerzese.

Siamo tutti sotto un diluvio, ma tanti in questo momento si bagnano fradici ancor di più.

Ecco, a loro, a coloro che si stanno bagnando di più, ​ vorrei dire, e mentre lo penso non trattengo le lacrime, chiunque voi siate, qualsiasi cosa pensiate del mio operato da amministratore, ricordatevi che io sono a vostra disposizione. Per un consiglio, una parola di conforto, una soluzione. E mi trovate in quella che è la casa di ogni jerzese: il Comune.

Jerzu ripartirà.

Così come ripartì ai primissimi anni del novecento quando la fillossera distrusse i vigneti. Fu uno stravolgimento sociale che non ebbe precedenti né repliche paragonabili. Circa mille jerzesi emigrarono sino agli angoli più remoti del pianeta.

Fu un decennio tragico, di miseria e povertà vere. Ma mai di miseria morale e spirituale. Ciò permise che iniziassero gli anni della ricostruzione pur in presenza del primo conflitto mondiale. Non siamo ai primi del novecento, abbiamo strumenti e possibilità (la scienza e lo Stato) mille volte superiori. Accertiamoci solo di avere lo spirito degli jerzesi dei primi del 1900.

Io, e con me tutti gli amministratori, siamo pieni di idee da portare avanti, pianifichiamo il futuro per ciò che ci compete e continueremo a farlo con entusiasmo e dedizione. Quando, molto presto, torneremo alla vita normale ci faremo trovare pronti.

Continuiamo a rispettare le indicazioni e le prescrizioni. Questo incubo finirà presto. Vi abbraccio tutti».

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

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Cagliari, esplosione a causa di una probabile fuga di gas: uomo precipita dal terzo piano di una palazzina condominiale.

Da richiesta di soccorso pervenuta alla sala operativa del 115, le squadre dei Vigili del Fuoco sono ancora al lavoro dalle 10:30 circa di stamattina in via Delle Muse a Cagliari, quartiere Mulinu Becciu a causa di un’esplosione dovuta ad una probabile perdita di gas.

L’esplosione è avvenuta in una veranda sita al terzo piano di una palazzina condominiale: qui un uomo è stato sbalzato giù dal balcone nel cortile interno condominiale. E’ stato subito soccorso e trasportato in codice rosso in ospedale dal 118. Le squadre dei Vigili del Fuoco stanno operando per la messa in sicurezza dell’area e della struttura, per gli accertamenti, le verifiche tecniche e per risalire alle cause dell’incidente. Sul posto presenti anche i Carabinieri e gli agenti della Polizia di Stato.

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

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L’Ogliastra – con il suo vivere a lungo e bene – protagonista nel servizio del TG2 di oggi.

Direttamente da Perdasdefogu, Adolfo, nonnino della celebre famiglia Melis conosciuta per la sua longevità.

A 97 anni continua a lavorare perché, come lui stesso spiega, è “una specie di terapia”. Si dice preoccupato ma non troppo: più che altro, ad angustiarlo è il non poter fare nulla. «Non ci lasciano fare nulla» si lamenta, senza amarezza.

Si passa poi a una simpatica signora Annunziata Stori, che si occupa di fare la fregola. «Non posso andare all’orto, quindi faccio questo. Prima il dovere, poi il piacere» conclude.

Per ultimo, Bonino Lai, che è sopravvissuto anche alla spagnola. «Speriamo che qui non arrivi» dice, ma ammette di non essere di certo terrorizzato.

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Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

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Fontana del Carmine, Arzana: cartoline d’inciviltà.

La foto, fatta da Fabrizio Piroddi e postata sui social, mostra l’inciviltà di alcune persone.

Varie buste di spazzatura sono state abbandonate sotto un muretto.

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Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

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Protagonisti del servizio “Il Settimanale del TGR” andato in onda oggi su Rai 3 gli anziani di Arzana.

I riflettori si fermano su alcune foto di Zio Angelino e Zia Raffaela – venuti a mancare tempo fa –, la coppia più longeva del mondo.

Ci si sposta poi a parlare del perché in questo paese in particolare si viva così bene e così a lungo. Il dottor Raffaele Sestu spiega che non solo si tratta di fattori ambientali, genetici e legati all’alimentazione: è molto importante il ruolo che questi anziani hanno nella comunità, come parte attiva della propria famiglia, amati e coccolati.

Luigina Mulas e Assunta Podda – rispettivamente del 1917 e del 1919 – chiudono poi, con alcuni racconti, il servizio.

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Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

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