“UN SOGNO INFRANTO…” scrive il primo cittadino di Arzana, Marco Melis, sui social, riferendosi al primo caso di contagio in Ogliastra. A renderlo noto, il Sindaco stamattina.

“Ho sognato un’Ogliastra indenne dal contagio del Coronavirus ma, realisticamente, purtroppo, ho sempre creduto che non sarebbe stato semplice” prosegue Melis. “Oggi apprendiamo che un nostro concittadino ogliastrino ha contratto il virus. Ammalarsi non è MAI un reato o un peccato ed è per questo che formulo il mio miglior augurio di una pronta e completa guarigione. Al mio amico Ivan Mameli e a tutta la comunità di Bari Sardo, a cui sono legato affettivamente, giungano i miei migliori in bocca al lupo”.

“Sono certo che tutto si risolverà nel migliore dei modi e che ancora una volta la vostra bella comunità saprà dare l’esempio di grande unità” conclude il Sindaco.

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Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

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Salvaguardare il turismo estivo: questo il punto chiave del servizio del TGR curato da Simone Lupo Bagnacani.

L’inviato, che si trova nella spiaggia di Santa Maria deserta, mette l’accento sul primo caso di Covid-19 reso noto stamattina. Ivan Puddu, vicesindaco di Baunei, parla del futuro e di come si ha intenzione di “salvare” la stagione turistica. «Come Comune, mettiamo in campo l’esperienza degli anni passati» chiarisce Puddu. «Spiagge a numero chiuso, se ci sarà concesso aprirle, e sul settore escursionistico, ripartire dal Supramonte».

Cercare di garantire la stagione in sicurezza: ecco l’obiettivo. Quest’anno, come spiega il vicesindaco, si perdono aprile, maggio e giugno, ma si spera di ripartire a luglio. A regime ridotto, come voluto dall’OMS, che raccomanda una distanza sociale abbastanza importante. «A Cala Mariolu, ad esempio, che ospitava 900-1000 persone quest’anno potrà ospitarne 400».

Solo per il Selvaggio Blu un grosso danno. Incalcolabile quello che arriverà dalle bellissime spiagge.

 

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Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

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Nome sardo: Arròsa ‘e Kògas, Rosa ‘e padenti, Arrosa de monte.

Roberto Anedda ci regala questi scatti che ci raccontano la bellezza della “rosa senza spine”.

«È una bellissima “rosa senza spine” dai colori purpurei che cresce tra i monti, nelle radure ai margini del bosco, tra le rocce al riparo dal vento. Ma in realtà non è una rosa: la sua famiglia botanica è quella delle Paeoniaceae» si leggeva scritto in un post dell’Agenzia Forestas. «La sua fioritura ci annuncia – prima fra la vegetazione montana – la primavera. Il fiore (assolutamente da NON COGLIERE!) dura poco (15 giorni al più) ma é intenso il suo profumo ed il suo colore rende magico il bosco, per il contrasto con il paesaggio silvano di questo periodo “di risveglio” della vegetazione».

 

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Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

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Solinas insieme ai colleghi, governatori di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sicilia, Umbria, Veneto e Provincia autonoma di Trento scrive a Conte per chiedere il riconoscimento della propria autonomia e la possibilità di gestire l’epidemia a seconda della situazione di ogni singola regione, evitando così che misure troppo restrittive in territori in cui l’emergenza sanitaria è sotto controllo, creino delle ingiustizie e delle diseguaglianze.

«Abbiamo scritto al Presidente del Consiglio – afferma il Presidente Christian Solinas – come Governatori della maggioranza delle Regioni italiane e delle Province Autonome e alla luce dell’incontro odierno col Governo per chiarire, con spirito di collaborazione, la nostra posizione sulla fase 2. Nelle richieste avanzate, sottolinea il Presidente, è possibile ritrovare i punti fondamentali per la ripartenza già illustrati nei giorni scorsi, che hanno trovato ampia condivisione tra tutti i colleghi, nel segno del rispetto delle Autonomie e delle peculiarità territoriali, e dell’esigenza di diversificare le misure in atto. Anche in Sardegna, alla luce dei dati e’ possibile avviare finalmente una ripresa ordinata, prudente ma più rapida, del nostro sistema economico e produttivo, e consentire un graduale ritorno a quella nuova normalità della vita sociale tanto attesa da tutti».

Ma la risposta di Boccia il Mnistro per gli affari regionali non ha accolto positivamente la richiesta: «Propongo un metodo: ordinanze regionali coerenti con il Dpcm – ha detto Boccia in videoconferenza ai governatori -Se ci sono ordinanze non coerenti invio una diffida, una lettera con la scheda indicando le parti incoerenti e la richiesta di rimuoverle (solo in caso di allentamento delle misure). Se non avviene sarò costretto a ricorrere all’impugnativa al Tar o alla Consulta».

Ecco il testo integrale della lettera.

La Fase 1 dell’emergenza Covid-19 ha visto un accentramento dei poteri normativi in capo al Governo, secondo lo schema decreto-legge + DPCM attuativi che ha posto problemi di compatibilità con la Costituzione, sia con riferimento al coinvolgimento parlamentare, sia
con riferimento al rispetto delle competenze regionali. Tale accentramento è stato comunque responsabilmente accettato dalle Regioni a causa dell’assoluta emergenza e del principio di leale collaborazione tra livelli di governo, ma ilprotrarsi, anche nell’attuale fase di superamento della stretta emergenza, di risposte eccezionali, date rigidamente con atti del Presidente del Consiglio dei Ministri sprovvisti di forza di legge, potrebbe portare alla luce criticità anche notevoli circa la tenuta di un impianto giuridico basato su atti amministrativi che, in quanto tali, sono sì successivamente sindacabili innanzi al giudice amministrativo e, per ciò che concerne le Regioni, anche presso la Corte Costituzionale, ma che sfuggono al controllo preventivo da parte del potere pubblico e costituzionale.

Ad ogni modo adesso inizia la Fase 2. È una fase nuova, che si giustifica per una progressiva diminuzione dell’emergenza. Per questo motivo, è essenziale che si ritorni progressivamente ad un più pieno rispetto dell’assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione. È necessario giungere progressivamente ad una “normalizzazione dell’emergenza”, che consenta un ritorno agli equilibri democratici previsti dalla Costituzione. E che porti, da un lato, a svolgere quanto prima le elezioni nelle Regioni a fine consiliatura e, dall’altro, a riconsegnare alle Regioni le competenze provvisoriamente avocate al livello centrale. Ogni territorio, infatti, ha le proprie specificità, sia da un punto di vista strutturale, sia da un punto di vista epidemiologico. Essendoci dunque situazioni di oggettiva disomogeneità di condizioni sul territorio nazionale, è necessario che si possano dare regolamentazioni differenziate. Si deve perciò passare dalla logica dell’uniformità alla logica dell’uguaglianza. Diversamente, trattando in modo uniforme situazioni diverse, si giungerebbe al paradosso di aumentare le disuguaglianze, con una lesione della logica dei livelli essenziali da garantire su tutto il territorio (art. 117, c. 2, lett. m, Cost.), del principio di valorizzazione delle autonomie (art. 5 Cost.) e, soprattutto, del principio di uguaglianza sostanziale tra i cittadini italiani (art. 3, c. 2, Cost.).

Come ha recentemente detto il Presidente della Corte costituzionale non si può affermare che esista un diritto speciale per i tempi eccezionali, quali quelli che stiamo vivendo. È dunque necessario mettere a punto un sistema di collaborazione tra governo centrale e
governi regionali maggiormente in linea con le prerogative costituzionali. Un ordinato sistema di regolazione dell’emergenza Covid-19 dovrebbe portare il livello di governo centrale ad adottare la cornice di riferimento, prevalentemente con atti normativi primari, sottoposti al controllo parlamentare. Tali atti potranno essere integrati da atti amministrativi (Dpcm) nello stretto limite di quanto previsto dalle competenze statali, o richiesto dal principio di sussidiarietà. Le prescrizioni concrete poste dal Governo centrale dovranno comunque lasciare uno spazio di regolazione alle Regioni, per adattare le previsioni alle specifiche condizioni dei territori.

In entrambi i casi, lo spazio per la regolazione regionale dovrà essere sottoposto ad un rigoroso controllo da parte del Governo centrale, utilizzando parametri scientifici oggettivi riferiti ad ogni sistema sanitario regionale, come ad esempio la saturazione dei posti letto
[in terapia intensiva / semi-intensiva] o l’indice R0, con scansioni temporali settimanali. Ciò premesso in generale, con riferimento in particolare al mondo produttivo (ma senza, per questo, ridimensionare in alcun modo gli enormi problemi presenti in altri settori quali,
ad esempio, la scuola dell’infanzia e dell’istruzione) si osserva che con il protrarsi delle chiusure delle attività produttive e di quelle del terziario, come il commercio, il turismo, i servizi, i trasporti e le professioni, e con la prospettiva che questa situazione si prolunghi
nel tempo, il quadro economico è destinato a peggiorare drasticamente e i consumi rischiano un crollo generalizzato. Pertanto ci attendiamo che il Governo recepisca da subito le istanze delle diverse categorie produttive, in quanto prolungare il lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali e non fatturare, con l’effetto che molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese.

A questo punto è fondamentale realizzare un percorso rapido e chiaro, con decisioni condivise basate su una interlocuzione costante tra Pubblica Amministrazione, associazioni di categoria e sindacati che indichi le tappe per arrivare alla piena operatività. È chiaro che la salute è il primo e imprescindibile obiettivo, ma non può essere l’unico. Del resto il bene della vita ‘salute’ è caratterizzato da una molteplicità di profili: innanzitutto, fisico e psicologico ed è evidente che quest’ultimo è gravemente compromesso dalla perdita del lavoro e dai debiti. Le Regioni condividono le fondate preoccupazioni delle categorie più volte espresse e quindi, pur essendo pienamente consapevoli che il virus non conosce confini geografici, sottolineano l’importanza di produrre il massimo sforzo per contemperare la doverosa tutela della salute con la salvaguardia del tessuto economico, non solo per limitare allo strettissimo indispensabile la compressione delle più importanti libertà fondamentali dei cittadini ma anche per evitare che la gravissima crisi economica in atto diventi irreversibile, con le catastrofiche conseguenze sociali correlate.

Per fare ciò pare assolutamente necessario che l’attuale struttura del DPCM 26 aprile 2020, imperniato su regole previste rigidamente in funzione della sola tipologia di attività economica svolta e con la possibilità di adottare, nelle singole regioni, solamente misure più restrittive, venga riformata in quanto non dotata della necessaria flessibilità capace di riconoscere alle Regioni, laddove la situazione epidemiologica risulti migliorata e i modelli previsionali di contagio in sostenuta decrescita, la possibilità di applicare nei loro territori
regole meno stringenti di quelle previste a livello nazionale, con una compressione delle libertà costituzionali strettamente proporzionata all’esigenza di tutela della salute collettiva. Si ritiene che un tanto sia conseguibile col riconoscimento alle singole Regioni della facoltà di calibrare le aperture delle varie attività produttive.

È fondamentale, per quanto riguarda le attività produttive, industriali e commerciali, mutare radicalmente la prospettiva, superando la logica della disciplina in base all’enumerazione delle attività consentite in base, ad esempio, ai codici ATECO, per giungere alla possibilità di definire le aperture in base alla capacità effettiva di rispettare e far rispettare le misure di sanità pubblica atte a evitare il diffondersi del virus, da definire in modo chiaro sulla base dell’interlocuzione tra Pubblica Amministrazione, associazioni di categoria e sindacati e comunque non meno restrittive di quelle contenute nel DPCM 26 aprile 2020. In estrema sintesi, dunque, le Regioni propongono, in presenza di una data situazione epidemiologica riscontrabile oggettivamente e certificata dall’Autorità sanitaria delle singole Regioni e sottoposta ad uno scrupoloso controllo del Governo, di garantire la possibilità di poter riaprire la propria attività a tutti coloro che rispettino le misure già previste dal DPCM del 26 aprile 2020 e dai protocolli di sicurezza aziendali.

L’articolo Solinas e altri 10 governatori scrivono a Conte per gestire in maniera più autonoma la Fase 2 proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

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50 le associazioni e aggregazioni di B&B che hanno firmato una missiva da spedire direttamente al Presidente Conte e ai Ministri Franceschini e Gualtieri (rispettivamente Turismo ed Economia).

Nessun cenno, fanno presente le associazioni territoriali scriventi, nel Dpcm del 26 aprile 2020, alle strutture ricettive extra-alberghiere (codice ATECO 55.2) e a quelle extra-alberghiere non imprenditoriali.

Si chiede a gran voce una integrazione urgente “attraverso l’introduzione di un emendamento che contenga la possibilità di una riapertura immediata delle stesse” anche considerando il fatto che potrebbero essere, grazie alla presenza capillare nel territorio, “supporto indispensabile in considerazione del riavvio di ulteriori attività produttive nel Paese e delle reali difficoltà che incontrano le strutture alberghiere che, in questo particolare periodo storico, non riescono a garantire una continuità di apertura e di gestione”.

In altre parole, per la loro stessa connotazione strutturale, le strutture ricettive extra-alberghiere sono in grado di garantire le adeguate misure di distanziamento sociale utili al contenimento del virus.

Ma non solo: “Si richiede, così come previsto dalle attività imprenditoriali, il riconoscimento di un sostegno anche per coloro i quali gestiscono strutture ricettive in forma non imprenditoriale (senza partita IVA), regolarmente censite da Regioni, Province e Comuni per le quali l’attività svolta rappresenti una irrinunciabile fonte di reddito”.

Nella giornata di ieri, insieme a circa 50 Associazioni Provinciali del settore extralberghiero nazionale, riunite in un gruppo on line, anche Cinzia Simonetta Pintus, Presidente dell’Associazione Bed and Breakfast Ogliastra ha sottoscritto un’altra istanza destinata al Presidente del Consiglio, finalizzata al riconoscimento di un sostegno anche per coloro che gestiscono strutture ricettive in forma non imprenditoriale, regolarmente autorizzate. “Riteniamo che il Decreto di aprile sul Turismo non debba escludere il settore dei Bed & Breakfast e delle Locazioni Occasionali, un settore che rappresenta, nel territorio sardo interno e costiero, un’importantissima, anche se modesta, risorsa per continuare a vivere e valorizzare i piccoli paesi, un prezioso strumento per la riscoperta della nostra cultura e delle nostre tradizioni popolari. Non siamo un settore fantasma!”

L’articolo La missiva a Conte: «Nessun cenno alle strutture ricettive extra-alberghiere non imprenditoriali: chiediamo di essere ascoltati» proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

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In totale dall’inizio della diffusione del virus sono 1290 i positivi nell’Isola, 2 più di ieri, le persone che sono state sottoposte al test sono 23299, nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 1904 test.

Si contano però 413 persone guarite, 335 quelle guarite definitivamente e 78 quelle guarite clinicamente, cioè quei pazienti che dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione virologicamente documentata da Sars-Cov-2 diventano asintomatici per risoluzione della sintomatologia clinica presentata.

Delle  761 persone attualmente positive, 657 si trovano in isolamento domiciliare, 87 sono ricoverate con sintomi e 17 si trovano invece in terapia intensiva. Nelle ultime 24 ore si registrano 7 decessi il numero delle vittime, sale 116 dall’inizio dell’epidemia.

Sul territorio, dei 1.290 casi positivi complessivamente accertati, 234 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari (+2 rispetto all’ultimo aggiornamento), 93 nel Sud Sardegna, 54 a Oristano, 76 a Nuoro, 833 (+3) a Sassari.

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Fonte: Ogliastra News dalila

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In totale dall’inizio della diffusione del virus sono 1285 i positivi nell’Isola, 2 più di ieri, le persone che sono state sottoposte al test sono 21395, nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 721 test.

Si contano però 404 persone guarite, 325 quelle guarite definitivamente e 79 quelle guarite clinicamente, cioè quei pazienti che dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione virologicamente documentata da Sars-Cov-2 diventano asintomatici per risoluzione della sintomatologia clinica presentata.

Delle  790 persone attualmente positive, 658 si trovano in isolamento domiciliare, 114 sono ricoverate con sintomi e 18 si trovano invece in terapia intensiva. Nelle ultime 24 ore non si registrano decessi resta invariato il numero delle vittime, 109 dall’inizio dell’epidemia.

Sul territorio, dei 1.285 casi positivi complessivamente accertati, 232 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari, 93 (+1 rispetto all’ultimo aggiornamento) nel Sud Sardegna, 54 a Oristano, 76 a Nuoro, 830 (+1) a Sassari.

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Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

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Lanusei, i Fedales del 1970 in prima linea per tendere la mano agli operatori sanitari che, ogni giorno, si mettono a disposizione per il bene della collettività: in un mese, raggiunta una somma considerevole.

“Carissimi è passato un mese da quando i Fedales 1970 hanno dato vita a questa raccolta per dare una mano a coloro che si stanno prendendo cura della nostra salute” spiegano. “In questo mese tanti hanno aderito e insieme abbiamo raccolto circa 7.500,00 euro che ci hanno permesso di consegnare:
• 654 Mascherine FFP2/FFP3
• 109 Tute Monouso
• 24 Visiere protettive
• 14 occhiali protettivi
• 24 confezioni di gel disinfettante
• 4 ozonizzatori
Grazie ancora, i Fedales 1970”.

A loro, il plauso del primo cittadino, Davide Burchi, che scrive: “Grande esempio di civismo.
Grazie a tutti coloro i quali hanno dato un contributo!”

Per fare una donazione clicca qui.

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Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

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L’emergenza sanitaria attualmente in corso ha fatto sì che gran parte delle persone mostrassero il proprio volto migliore. Persone che donano tessuti, altre che cuciono, numerose che consegnano beni primari o che acquistano prodotti in negozio lasciandoli a disposizione per chi non se li può permettere ma non solo, anche le amministrazioni in prima linea nell’aiutare i compaesani: questa è l’Ogliastra che ci piace, quella pronta a tendere la mano, ad aiutare, a fornire un motivo per sorridere in tempi tanto bui.

È quello che sta accadendo a Cardedu. Tutto è partito da qualche singolo e da qualche attività commerciale – anche chiusa –: come spiega il Sindaco Piras, le donazioni per produrre, ad esempio, le preziose mascherine sono arrivate da ogni dove.

Adesso, però, un grande ringraziamento va fatto alla leva del 1979: utile il finanziamento elargito dal gruppo di Fedales. Grazie ai 41enni saranno tantissimi i dispositivi di protezione individuale – soprattutto per bambini – che verranno prodotti e distribuiti per vivere una Fase 2 più serena.

L’articolo L’Ogliastra della solidarietà. Cardedu, la donazione della Leva del ’79 permetterà la produzione di tante mascherine proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

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Il 28 aprile, in occasione di Sa Die de sa Sardigna, alle ore 10, nella Cattedrale Santa Maria di Cagliari, sarà celebrata la messa in lingua sarda.

Il celebrante sarà Monsignor Gianfranco Zuncheddu. L’evento, che si svolgerà in forma privata in ottemperanza alle normative inerenti COVID-19, è stato reso possibile grazie alla disponibilità dell’Arcivescovo di Cagliari Monsignor Giuseppe Baturi, che ha concesso di celebrare la Messa nella Cattedrale Santa Maria, all’impegno del Canonico della Cattedrale don Alberto Pala e alla collaborazione di Monsignor Zuncheddu, da sempre attento ai temi inerenti l’uso della lingua sarda in Liturgia.

La celebrazione sarà accompagnata dalle launeddas di Michele Deiana. L’animazione liturgica sarà effettuata dai canti accompagnati all’organo da Francesco Mura.

La produzione televisiva è a cura di Ejatv, Produzioni Sardegna, Associazione Culturale Babel. Coordinamento a cura di Ottavio Nieddu, Tore Cubeddu, Paolo Carboni.

La messa sarà trasmessa in diretta sui seguenti canali:

  • Sardegna Uno (canale 19 del digitale terrestre)
  • Ejatv (canale 172 del digitale terrestre)
  • www.ejatv.com
  • sulle seguenti pagine Facebook: Vistanet, Radio Macomer Centrale, Diocesi di Cagliari, Ejatv, Sardegnaeventi24.it, Anthonymuroni.it, Youtg.net

L’articolo Sa Die de Sa Sardigna: la messa in sardo sarà trasmessa anche sulla pagina Facebook di Vistanet proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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