Avete presente quando si dice che l’altruismo e la dolcezza dei bambini non hanno eguali? Ah, e avete presente anche quando si dice che il legame tra fratelli potrà sì, talvolta, essere burrascoso ma è “per tutta la vita”? Insomma, una sorta di marchio di fabbrica, di bollino, che lega. Per tutta la vita? Non sempre, ma spesso, molto spesso, sì. Be’, del resto si condividono gli stessi geni, certe volte le stesse paure, certamente le stesse sensazioni di unione.
E la storia dei villanovesi Matteo Cocco, all’epoca bambino, e della sorella Ilenia, più grande di poco, è la prova di entrambe le cose. È il dicembre del 2003 quando Ilenia si ammala. Nel 2004, all’inizio, arriva la diagnosi: Linfoma non-Hodgkin. All’epoca, l’adesso 33enne, è una ragazzina ma suo fratello è ancor più piccino di lei. Dopo un lungo ciclo di chemio, una recidiva: è allora che Matteo smette di essere un bambino di dieci, undici anni, e diventa l’eroe della sorella, colui che le salverà la vita. A Ilenia serve un trapianto di Midollo Osseo, questa è l’unica strada.
«Avevo undici anni quando tutto è successo» racconta Matteo Cocco. «Ed ero troppo piccolo per capire che cosa fosse la malattia che aveva colpito mia sorella, ma quello che capivo perfettamente era che le procurava una grande sofferenza. Dopo qualche tempo, mi fu detto che proprio io avrei potuto aiutarla a guarire donandole il mio midollo.»
Troppo piccolo per comprendere una cosa così grande, spera solo che questo possa lenire il dolore di una sorella che ama tanto e che vuole vedere felice.
«In un primo momento furono i miei genitori a spiegarmi in modo molto semplice come avrei potuto aiutare Ilenia e successivamente toccò ai medici illustrarmi in che modo sarebbe avvenuta la procedura.»
Matteo è piccolo, e spaventato, anche: sa però che serve tutto il suo coraggio per salvare Ilenia.
«Ero l’unico compatibile ed ero l’unico che poteva darle una nuova speranza. Mostrai il pugno duro non da bambino, ma già da adulto, e decisi di accettare. Ero molto preoccupato, non potevo più sopportare di vedere mia sorella che passava le sue giornate in un letto di ospedale a soffrire, pensando che potessi perderla. Allo stesso tempo andavo fiero della possibilità che fossi proprio io a poterle restituire la vita.»
Inizia così la preparazione per la donazione del midollo.
«Mi fecero numerosi controlli e mi prelevarono 3 sacche di sangue da 180/200 ml di sangue in due settimane circa, da conservare e da utilizzare durante l’intervento di prelievo di midollo nel caso mi fosse servito. Per potermi prelevare tre sacche di sangue a distanza di così poco tempo, essendo un bambino, dovevo assumere del ferro in compresse per non debilitarmi.»
A incoraggiarlo e a infondergli fiducia, la stessa equipe che ha in cura Ilenia: «Erano persone molto preparate, ma allo stesso tempo molto umane, che mi aiutarono molto anche con dei regali. Ricordo che mi vennero donate delle macchinine d’epoca, che io adoravo, e tanti altri giochi che gradii tantissimo. Una dottoressa mi spiegò in modo scientifico, ma con termini molto semplici adatti ad un bambino della mia età, come sarebbe avvenuta la donazione, e in che modo il mio midollo avrebbe potuto aiutare Ilenia. Mi accompagnò in una stanza e vidi il freezer in cui veniva conservato il midollo a -200°.»
Nel periodo della preparazione, Matteo e Ilenia trascorrono insieme tanto tempo: sanno che poi, a intervento avvenuto, i contatti saranno ridotti. Il corpo di Ilenia sarà senza difese e lei dovrà trascorrere tanto tempo in isolamento.
«Il 22 aprile 2005, il giorno del prelievo, mio padre mi accompagnò all’ospedale oncologico di Cagliari. La tensione era alle stelle, ma essendo piccolo e determinato non pensai ai rischi futuri. Lui mi rassicurò molto, rimase costantemente al mio fianco e mi diede la forza per iniziare l’intervento.»
Matteo arriva al nosocomio e trova, ad attenderlo, tutta l’equipe dei medici che lo accolgono con grande dolcezza.
«Eseguirono la preparazione per portarmi in sala operatoria, mi fecero sdraiare nel lettino e mi misero una flebo per l’anestesia totale. Poiché ero molto in tensione, mi rassicuravano continuamente. Passai quattro ore in sala operatoria in anestesia totale e, subito dopo l’intervento, dopo che mi risvegliai, inizialmente non provai nessun dolore, ma dopo qualche ora sentii un leggero fastidio che durò una giornata circa. Tutto molto sopportabile» racconta, sereno ma emozionato.
«I miei sentimenti ad intervento concluso erano completamente cambiati; ero felicissimo di aver compiuto un tale gesto che ricorderò per tutta la mia vita, aver ridato la vita a mia sorella per mano mia. Un miracolo riuscito grazie al mio coraggio e all’amore che nutrivo e che nutro per mia lei. Seppi successivamente che la sacca con il mio midollo fu portata nella stanza di Ilenia e che era iniziata l’infusione. Da quel momento iniziai a sperare con tutte le mie forze che andasse tutto bene.»
Ora c’è solo da aspettare e sia Matteo che Ilenia lo fanno con un sentimento nuovo, con il cuore pieno d’amore.
«Trascorsi un po’ di tempo senza vedere Ilenia, ma ci sentivamo per telefono e mi aggiornava costantemente sul suo stato di salute. Talvolta mi recavo nel cortile antistante l’ospedale e lei, dalla finestra della sua camera, mi salutava. Erano momenti molto emozionanti, non vedevamo l’ora di riabbracciarci. Nel frattempo, cercavamo di mantenere costantemente i pensieri positivi, ero fiducioso nel pensiero che il midollo facesse il suo effetto.»
Poi, mentre Matteo è a Villanova – all’epoca frequenta la quinta elementare –, arriva dalla mamma, a Cagliari con Ilenia, una chiamata inaspettata.
«Mi comunicò che i medici avevano dato l’autorizzazione per andare a trovare mia sorella. Quindi il giorno dopo aver ricevuto questa notizia partii per Cagliari e mi recai all’ospedale Microcitemico. Non vedevo l’ora di rivederla. Mi permisero di entrare nel reparto, la abbracciai subito, furono momenti di grande felicità. Rimasi a parlare con lei finché me lo permisero i medici. Ilenia mi guardava con gli occhi di chi ha davanti il suo salvatore. Allora, con l’ingenuità dei miei undici anni, mi sentivo un super eroe e oggi mi sento onorato per aver avuto il coraggio di compiere un gesto così importante.»
Il rapporto con Ilenia si rafforza sempre più: ormai sono uniti da un gesto che ha fatto la differenza tra la vita e la morte.
«Con questo racconto voglio testimoniare la mia esperienza e incoraggiare le persone a donare il midollo, nonostante possa sembrare una cosa da temere. Voglio rassicurarvi: non si rischia niente, anzi, dopo che lo avrete donato vi sentirete persone migliori, i bei gesti ritornano sempre indietro.»
Poi, per convincere qualcuno a iscriversi per poter salvare la vita alle altre persone, Matto spiega meglio di cosa si tratta.
«Il midollo osseo è un tessuto semiliquido situato negli spazi interni delle ossa del corpo, soprattutto nelle ossa piatte. Esso contiene al suo interno le cellule staminali emopoietiche (CSE), il prelievo avviene in un centro autorizzato, in anestesia generale (sedazione profonda) o epidurale e dura circa 45-60min. Il midollo viene prelevato in maniera diretta dalle ossa del bacino (Creste iliache posteriori) con l’aiuto di una siringa munita di ago. La quantità di sangue midollare che viene prelevata varia in funzione del peso del ricevente (0,7-1litro) ovviamente senza poter mai superare una dose di sicurezza determinata dal peso del donatore. Dopo il prelievo il donatore è tenuto normalmente sotto controllo per circa 24-36 ore prima di essere dimesso. Si consiglia successivamente un periodo di riposo precauzionale di 4-5 giorni. Il midollo osseo prelevato si ricostruisce spontaneamente in 7-10 giorni. Alla banca del midollo ci si può iscrivere dai 18 fino ai 35 anni, ma si può donare anche oltre questi anni.»
Riuscire a salvare una vita: non è qualcosa di magico, bellissimo e importante insieme?
E non dà una grande sensazione di “cosa giusta da fare”?
La storia di Matteo e Ilenia insegna che il bene che si fa rafforza se stessi, oltre che donare una speranza a un’altra persona. Ah, e insegna anche che il coraggio è quello che ti fa tremare le ginocchia ma che poi ti fa agire nel verso giusto. Sempre.
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Fonte: Ogliastra News
Michela Girardi
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