Grande festa a Villagrande: tziu Mario Firinu, nato a Busachi nel 1920, compie 103 anni. Circondato dall’affetto dei familiari, sempre presenti a celebrarlo, l’ultracentenario ha soffiato sulle candeline.

Espansivo, allegro, sempre sorridente e sempre contento nell’accogliere nuovi ospiti, anche quest’anno ha fatto con piacere la foto di rito – in passato, la fotografia era la sua grande passione. Anzi, adora i selfie: si mette sempre in posa per guardarsi nello schermo.

Nato in una famiglia numerosa – dieci maschi e due femmine -, tziu Mario aveva anche un gemello, Domenico. Una vita di duro lavoro, la sua, con anche la partenza in guerra. E a Villagrande? Be’, l’uomo è villagrandese doc sin dagli anni Cinquanta, quando giunge nel paese ogliastrino per lavorare nell’Elettrica Sarda. E poi, a tenerlo qui, l’amore per la sua Zelinda.

E l’Ogliastra si riconferma terra di longevità e di anziani fantastici.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Quando la Sardegna pativa la siccità, in passato si ricorreva a un rito segreto che veniva praticato solo da uomini e rigorosamente durante la notte di plenilunio.

La pratica, che pare risalire al prenuragico, è terminata, secondo le fonti, all’inizio del 900.

In cosa consisteva il rito? In una notte di novilunio, un gruppo dispari di uomini prelevava dal cimitero del villaggio un numero dispari di crani che venivano legati tra di loro e appesi a un cespuglio nei pressi di un fiume o di un torrente, oppure immersi in una vasca d’acqua.

Quando la pioggia iniziava a cadere con vigore, gli uomini riportavano i teschi all’ossario. Il mancato recupero dei teschi avrebbe comportato un terribile nubifragio con gravi danni alle colture e alle persone.

Testimonianza del rito anche in Ogliastra, come raccontato dalla scrittrice Simonetta Delussu nel suo libro “Stregoneria in Sardegna”.

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Minacce di morte contro la marescialla dei carabinieri Gloria Bisegna, vice comandante della stazione di Desulo, sono apparse sui muri della chiesa di San Sebastiano, del cimitero e del campo sportivo del paese.

Le scritte minacciose, “morirai”, “questa sarà la tua tomba”, “sbirro”, accompagnate da frasi sessiste in riferimento alla bellezza della giovane sottufficiale, sono subito cancellate dall’amministrazione.

Sdegno per un gesto vile e disgustoso, solidarietà alla marescialla Gloria Bisegna e all’Arma dei Carabinieri, vengono espresse dal Presidente della Regione Christian Solinas, dopo le minacce di morte e gli insulti comparsi sui muri di Desulo.

Un gesto esecrabile, dice il Presidente Solinas, che manifesta la propria vicinanza all’Arma e alla militare, auspicando che vengano rapidamente consegnati alla giustizia gli autori.

Simili vergognosi episodi, dice il Presidente, non fermeranno certamente il lavoro che i Carabinieri svolgono quotidianamente al servizio della società, e per il quale hanno, da sempre, la stima e l’affetto del popolo sardo.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Sapevate che è possibile trovare il prezioso tubero anche nella nostra isola? Ebbene si, il tartufo cresce anche in Sardegna, basta solo saperlo cercare! La specie più diffusa dalle nostre parti è il Nero Pregiato (Tuber Melanosporum Vittadini), che arriva a maturazione durante la stagione estiva. Lo si trova ai piedi di noccioli, querce, faggi, ma anche – chi l’avrebbe mai detto? – sotto i pini e lo si riconosce per la scorza nera cosparsa di verruche e per il suo aroma delicato.

Ma non è finita: nei boschi sardi infatti è possibile trovare anche il Bianchetto che invece cresce durante l’inverno e la primavera, conosciuto anche come marzuolo o col nome scientifico di Tuber Borchii. La somiglianza di questa specie al più pregiato tartufo bianco è incredibile. Se non fosse per la polpa di colore rosso scuro, sarebbe davvero difficile ad un occhio poco esperto distinguerle! In Sardegna cresce poi anche il tartufo Nero d’Inverno o Brumale (Tuber Brumale Vittadini).

Si, ma esattamente dove si trovano? Le terre fortunate sono il Sarcidano e l’Alta Marmilla, in particolare quel triangolo compreso tra Nurallao, Laconi e Villanovatulo. Nei boschi e nelle campagne di questi comuni vengono colti annualmente diversi quintali di tuberi. Una grandissima quantità! Per celebrare tale ricchezza, a Laconi si organizza nel mese di giugno la Sagra del Tartufo. Inutile dire che riscuota puntualmente un enorme successo, anche grazie alle piccole degustazioni offerte dai cercatori.

Il tartufo nel tempo si è fatto una “cattiva” fama: è considerato un alimento di lusso, ma lo è davvero? Pensate che per insaporire una pasta per 4 persone 8 g sono più che sufficienti. E un grammo di tartufo sardo costa circa un euro. Per sfruttarlo al meglio poi basta evitare di cuocerlo, grattugiandolo direttamente sui piatti pronti. Se lo si tiene in frigorifero bisogna avere l’accortezza di farlo tornare prima a temperatura ambiente, tirandolo fuori almeno un’ora prima.

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Un miele unico, dal sapore intenso, prodotto da api che si muovono liberamente nella vallata di Perdessorris – da cui prende il nome l’azienda agricola dell’apicoltrice ilbonese di nascita ma lanuseina di adozione 37enne Valentina Sodde e del marito Maurizio Pistis.

Ed è proprio la donna che, dopo un iniziale “cambio di programma”, le alleva, con grande amore. Adesso, per un periodo breve e a causa di uno shock anafilattico, è ferma ma, come dice lei, “la passione è troppo grande, quindi non vedo l’ora – dopo aver affrontato il percorso di immunizzazione – di tornare in pista dalle mie api”.

Ma partiamo dalle origini, perché talvolta il destino scombina i nostri piani, rendendoli, se possibile, ancor più belli.

«Sognavo di diventare una cantante lirica,» racconta Sodde «ero pronta a dare il mio esame in Conservatorio quando all’improvviso incontrai un ragazzo, Maurizio. Di lì a poco, sarebbe diventato padre del mio primo figlio Fabio, poi mio marito.»

È grazie al suo Maurizio che Valentina si avvicina a questo mondo, visto che lui aveva già l’azienda agricola: «Api, pecore e maiali erano per me un mondo sconosciuto e lontano. Nonostante tutto, furono proprio le api a catturare la mia attenzione: suscitarono in me grande curiosità. Da subito la situazione si presentava complessa: io non sapevo distinguere nemmeno un’ape da una vespa, inizialmente, ma quel mondo così complicato mi faceva star bene e nonostante tutto decisi di affrontare la situazione.»

Il marito, impegnatissimo su altri fronti, non riesce a spiegarle bene tutto, ma Valentina è ormai innamorata di quei piccoli gruppi così organizzati: «Iniziai a documentarmi da sola» spiega «e scoprii il loro sistema di gerarchie. Ogni ape aveva il proprio compito, imparare tutto ciò per me e saperle distinguere – lo so, può far ridere, ma pensate che io venivo da un mondo diverso! – era per me un grosso traguardo.»

Non è subito facile per Valentina, tuttavia. Del resto, i percorsi più sudati sono quelli costellati da maggiori soddisfazioni. «Lacrime e crolli emotivi accompagnavano le mie giornate ma non mollavo. Col tempo iniziai a capire le prime tecniche, finalmente iniziai ad avere la mia prima famiglia di api.»

Da allora, 15 anni, un altro bimbo in famiglia, tantissima esperienza e un miele considerato buonissimo.

«La mia vita si divide tra orto, gregge e laboratorio. Con tanti sacrifici siamo riusciti a costruire un laboratorio dove invasettiamo il nostro miele, il prodotto che poi andremo a vendere racchiude ogni caratteristica del nostro territorio e racconta la bellezza che ci circonda.»

Un prodotto quanto più genuino e naturale possibile, spiega Sodde, anche grazie al territorio e alla sua preziosa biodiversità.

«Il nostro obbiettivo non è solo produrre miele, frutta e verdura ma soprattutto rispettare l’ambiente che ci circonda. Fattori climatici, pesticidi e tanto altro stanno distruggendo il mondo: dobbiamo intervenire subito o a breve per noi sarà la fine.»

E per il futuro? Be’, la Sodde è molto decisa.

«Nel mio futuro sogno di diventare una brava apicoltrice e imprenditrice, amo collaborare con le aziende del mio territorio e non solo… anche nutrirmi di tutto ciò che mi circonda affinché possa imparare e crescere. Devo ancora riuscire a immergermi bene in tante altre cose ma grazie alla mia umiltà e alla grande voglia di migliorarmi riuscirò sicuramente a raggiungere i miei obiettivi. Sogno di trasmettere questa passione ai miei figli.»

E chiude con un consiglio: «Mi permetto di rivolgermi a chi vuole avvicinarsi a questo mondo: cercate, per prima cosa, di capire se siete allergici al veleno d’ape e non solo, studiate, leggete, circondatevi di persone che possono darvi consigli preziosi e seguite il vostro percorso… il resto verrà da sé!»

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Ha preso il via il progetto “Educazione al rispetto attraverso le pari opportunità”, promosso dalla Consigliera di Parità della Provincia di Nuoro, Lorena Paola Urrai, che coinvolgerà gli istituti superiori del Nuorese e dell’Ogliastra in una serie di incontri su disparità di genere e diffusione della cultura delle pari opportunità, curati dall’associazione Voltalacarta di Lanusei, che vanta una lunga esperienza nella divulgazione di questi temi.

“Il progetto vuole contribuire al superamento di stereotipi e pregiudizi, prevenire azioni discriminatorie e diffondere buone politiche e pratiche centrate sui valori di uguaglianza, differenza e diversità che consentano di creare un territorio sempre più inclusivo”, spiega Lorena Paola Urrai. “Gli incontri saranno anche l’occasione per far conoscere ai giovani delle scuole il Codice delle pari opportunità, cioè la normativa che mira a eliminare le disparità di genere nel mondo del lavoro”.

I primi incontri si sono tenuti all’istituto commerciale “Salvatore Satta” di Nuoro, a metà marzo è invece previsto un intervento all’Agrario di Tortolì, facente parte dell’istituto d’istruzione superiore Ianas. Il progetto andrà avanti fino a giugno.

“Siamo onorati di aderire a questo importante progetto nelle scuole, da sempre riteniamo che la formazione a partire dai più giovani sia il primo strumento per costruire una cultura di pari opportunità”, afferma la presidente di Voltalacarta, Loredana Rosa. “Il primo incontro è stato molto positivo e costruttivo e ci ha fatto toccare con mano, ancora una volta, quanto il problema sia sentito fino dalle giovani generazioni e quanto sia necessaria un’opera costante di formazione e informazione a partire proprio dalle aule scolastiche”.

Il progetto prevede un calendario di venti incontri nelle scuole superiori, aperto a tutte le classi. Gli istituti scolastici che volessero aderire possono scrivere a consigliera.parita@provincia.nuoro.it, oppure contattare direttamente l’associazione Voltalacarta alla email voltalacarta2015@gmail.com. Il progetto è interamente finanziato dalla Provincia nell’ambito del Piano locale d’azione della Consigliera di Parità ed è, quindi, senza alcun costo per le scuole.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Nella zona di Cabras c’è una casa abbandonata che si trova in un posto a dir poco assurdo, all’interno di una rotonda.

L’edificio appartiene al Consorzio di bonifica e chiaramente fu costruito ben prima della rotonda, che gli è stata tranquillamente strutturata attorno una decina di anni fra.

Una rotonda costruita intorno a una casa: questo lavoro ha fatto molto discutere e la costruzione è diventata un simbolo della zona per questa assurda peculiarità.

Gli amici di Sardegna Abbandonata hanno ben raccontato ( con una buona dose di intelligente ironia) in questo articolo alcune altre curiosità inerenti alla straordinarietà dell’edificio, oggi in stato di abbandono: https://www.sardegnaabbandonata.it/casa-al-centro-della-rotonda-oristano-torregrande/.

 

 

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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La storia delle donne di Sardegna è un po’ come uno scrigno nel quale sono custodite personalità sconosciute ma preziose. Donne creative, geniali, coraggiose, che hanno vissuto appieno e segnato un’epoca dando ad essa un’immagine nuova della figura femminile.

Edina Altara è stata questo: creativa, poliedrica, geniale, dalle mille sfaccettature, capace di ideare, creare, plasmare oggetti del tutto nuovi e innovativi per la sua epoca.

Nasce a Sassari il 9 luglio del 1898 e sin da piccola inizia a manifestare la sua vena creativa. Gioca con la carta, con i ritagli e con la stoffa e con essi realizza graziose opere di notevole pregio. I suoi giocattoli non li acquista ma li crea da sola. Esordisce così a soli 18 anni alla Mostra della Mobilitazione civile a Sassari con un’opera “Nella terra degli intrepidi” che il Re Vittorio Emanuele porterà con sé a Roma e che ancora oggi possiamo ammirare nelle sale del Quirinale. Edina Altara diventa presto famosa il suo nome acquisisce prestigio e valica i confini dell’isola. La sua è un’arte che viene non solo apprezzata ma anche studiata da numerosi critici. L’artista non dipinge con i colori, non utilizza i pennelli, ma solo pezzetti di carta colorata che abbina con sapiente maestria nelle sue opere. Ai quadri abbina i giocattoli di carta che ritraggono una capretta, donne vestite col costume sardo o intente a lavare un catino. Si sposa con un noto illustratore e si dedica alla nuova Art déco. Realizza anche numerose cartoline e vari calendarietti da barbiere per varie aziende di cosmetici.

 

Edina Altara si dedica in questi anni alla produzione della ceramica per la quale è conosciuta, benché il suo intervento si limiti soltanto alla creazione di disegni per piatti, cornici sarde o in palma nana e mattonelle dipinte sottovetrina. Ma la ceramica artistica non è una delle sue tante arti. Sempre negli anni Trenta si dedica alla moda. Abile e fantasiosa disegnatrice apre un prestigioso Atélier a Milano al quale si dedica dopo la separazione con marito. Più avanti realizza bozzetti di moda anche per la famosa rivista Grazia e collabora con l’architetto e designer Giò Ponti creando dei disegni per i suoi arredi. Nel corso della collaborazione con l’architetto milanese Edina Altara lavora alla realizzazione di cinque bozzetti di transatlantici fra cui la famosa e seppur sfortunata nave Andrea Doria. In seguito collabora per  l’illustrazione di libri per ragazzi, elabora pubblicità e racconti per numerose riviste di moda. Morirà a Lanusei in Ogliastra, l’11 aprile del 1986 dopo una vita spesa per l’arte.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Test condivisione

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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L’unico sito visitabile, ufficialmente riconosciuto dall’Unesco è il sito archeologico di Barumini, Su Nuraxi, patrimonio mondiale dal 1997. Nel 2008 l’organismo delle Nazioni Unite ha riconosciuto il “Canto a tenore”come espressione della cultura immateriale.

Nel 2013, invece L’Unesco ha stabilito che anche le Feste delle Grandi Macchine a Spalla in tutta Italia venissero riconosciute patrimonio immateriale e tra queste ovviamente non poteva mancare la suggestiva “Faradda di li candareri”.

L’Unesco, è un’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, istituita a Parigi 4 novembre 1946 nata con lo scopo di costruire una pace duratura attraverso l’educazione, la scienza, la cultura e la collaborazione fra nazioni. Ne fanno parte quasi 200 stati, tra i quali naturalmente l’Italia che detiene il record col maggior numero di riconoscimenti. La sede centrale si trova a Parigi e una volta all’anno la commissione degli stati membri si riunisce per esaminare le candidature, ogni nazione può presentarne due per volta.

Nel 2015 fu istituita una nuova categoria, quella dei geoparchi, la “Unesco Global Geoparks”, ne furono individuati 120 nel mondo, 10 in Italia tra i quali quello sardo. “Il Parco Geominerario della Sardegna, che si estende in tutta l’isola e copre 377 Comuni, con oltre 1 milione e seicentomila abitanti, veicola i valori e gli strumenti per la protezione del patrimonio culturale, costituito dal contesto e dalle tecniche geologiche, dall’archeologia industriale, dalla documentazione del lavoro nelle miniere e dagli insediamenti, le tradizioni, le conoscenze e gli eventi legati all’attività mineraria. Il territorio può essere suddiviso in 8 grandi aree in base alle caratteristiche minerarie e alla storia, rappresentata da quasi 8 mila anni di sfruttamenti minerari”. Queste le motivazioni alla base del riconoscimento.

Infine nel 2017, dopo l’introduzione di un’ulteriore categoria, quella delle “Riserve della biosfera”, alla Sardegna viene riconosciuto a pieno titolo il sito “Tepilora, Rio Posada e Montalbo”, per le sue peculiarità ambientali. Questi i riconoscimenti assegnati alla nostra isola. Il meccanismo per accedere a questo ambito titolo però è lungo, farraginoso e soprattutto costoso. Ogni nazione ha una sua commissione Unesco. Nel nostro paese le proposte sono presentate da Amministrazioni competenti per la gestione del sito quali il Sindaco, la Soprintendenze o l’Ente Parco, al Presidente del Gruppo di Lavoro interministeriale presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Tale gruppo valuta le diverse proposte pervenute ai fini della compilazione della nuova Lista propositiva.

Ogni anno il Ministero per i Beni e le Attività Culturali decide quali Siti già presenti nella lista propositiva, debbano essere presentati al Comitato per il Patrimonio Mondiale. Al momento nella “Tentative list” italiana ci sono 4 candidature sarde : Arcipelago della Maddalena e isole delle Bocche di Bonifacio, Golfo di Oristano e penisola del Sinis, il Sulcis Iglesiente e infine l’Isola dell’Asinara. Sebbene questi riconoscimenti siano prestigiosi e dal punto di vista turistico costituiscano un valore aggiunto, dal punto di vista economico non portano nessun vantaggio, anzi la documentazione, la certificazione e le relazioni degli esperti richieste per la candidatura comportano un notevole dispendio di risorse.

Secondo un’inchiesta condotta dalla giornalista Milena Gabanelli per Repubblica, nel 2008, la Sardegna per promuovere la candidatura del “Canto a tenore” ha speso 350mila euro. Cifra che, qualora la candidatura fosse stata bocciata, non avrebbe avuto indietro. Non solo, una volta ottenuto il riconoscimento l’ente preposto alla sua gestione si impegna a garantirne la tutela, aspetto positivo questo, se non fosse che la tutela è a spese degli enti locali e dello Stato.

I Geoparchi, per esempio, sono soggetti, ogni 4 anni, ad un riesame del loro funzionamento e della loro qualità. Al termine di questo processo per la conferma di validazione il Geoparco riceverà una carta verde se risponde ancora pienamente ai criteri (in tal caso conserva lo status), oppure una carta gialla se non risponde più ai requisiti (in tal caso gli viene dato tempo due anni per adeguarsi), oppure una carta rossa se nei due anni seguenti alla carta gialla non si è adeguato alle prescrizioni (in tal caso perde definitivamente lo status). Attualmente infatti il Parco geominerario della Sardegna è sorvegliato speciale perché non sono stati rispettati gli standard richiesti.  Secondo l’inchiesta della Gabanelli solo nel 2018 l’Italia ha versato 12.237.220 di dollari all’Unesco, mentre quest’ultima destina solo il 3% del proprio budget, determinato dal contributo degli stati membri, per la tutela di tutti i siti riconosciuti il resto viene utilizzato per gli stipendi dei dipendenti e il funzionamento dell’organismo.

 

Recentemente si sta cercando di rilanciare la candidatura dell’Isola dell’Asinara che già presente da anni tra i siti candidati nella “Tentative list”, in questi giorni viene rilanciata grazie alla collaborazione tra l’Ateneo di Sassari, l’Ente Parco Asinara e la Soprintendenza. Resta da chiedersi se davvero la ricaduta economica in termini di promozione turistica ci sia e a quanto ammonti, perché attualmente non esistono studi in merito, che spieghino se e quanto convenga investire in una candidatura, visto che comunque i fondi per la tutela e la conservazione dei nostri beni patrimonio mondiale dell’umanità non li mette l’umanità, ma gli enti locali e l’Italia. Probabilmente se i soldi versati ogni anno all’Unesco li utilizzassimo per la conservazione dei nostri tesori si otterrebbero risultati migliori di quelli di una targa con la dicitura “Patrimonio mondiale dell’umanità”.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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