La Sardegna, come la maggior parte dei territori isolati, presenta spesso delle specie animali caratterizzate da taglie più ridotte rispetto ai parenti più prossimi “continentali”.

Questo fatto è vero per specie ancora oggi esistenti, come il cervo sardo e la volpe sarda. Recentemente però è stata scoperta l’esistenza di una specie preistorica, oggi estinta, che si può considerare come una delle più grandi mai vissute della sua famiglia.

Nel Pleistocene superiore (all’incirca tra i 70mila e i 10mila anni fa) viveva infatti nell’Isola la lontra gigante sarda (Megalenhydris barbaricina), una lontra le cui dimensioni erano con ogni probabilità superiori a quelle del mustelide più grande dei nostri giorni, la lontra gigante del Brasile (Pteronura brasiliensis), che può raggiungere anche i due metri di lunghezza e i 30 kg di peso.

Pteronura brasiliensis – zoo di Brasilia

Un carnivoro di tutto rispetto quello isolano, che a differenza del mustelide sudamericano non sarebbe appartenuto al genere Pteronura ma a quello dei Lutrini, di cui fanno parte le attuali lontre europee.

I resti sono stati rinvenuti nel 1987 nella celebre grotta di Ispinigoli, territorio di Dorgali. I fossili sono oggi esposti nel Museo Archeologico di Nuoro. La grande mandibola, nota agli studiosi, ha fatto capire bene le dimensioni dell’animale, che poteva superare anche i due metri di lunghezza.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Un impresario di 35 anni di Villagrande Strisaili è stato trasportato in gravi condizioni al Brotzu di Cagliari dopo un bruttissimo incidente sul lavoro.

L’uomo stava lavorando in un cantiere a Bari Sardo per un intervento sulla raccolta delle acque piovane quando una delle paratie ha ceduto e lo ha travolto lasciandolo sepolto da terra e macerie.

D.O., queste le sue iniziali, è stato trasportato d’urgenza all’ospedale cagliaritano con un elicottero. Le sue condizioni sono gravissime, il giovane lotta tra la vita e la morte.

Sull’accaduto indagano i carabinieri di Bari Sardo.

 

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Tra i migliori 25 giovani scrittori italiani del 2023 c’è anche una 19enne sarda.

Si tratta di Chiara Miscali di Ardauli (Oristano).

La giovane “penna” sarda è stata selezionata tra i semifinalisti del Campiello Giovani con il romanzo “La a quattrocentoquaranta hertz”.

Quattro anni fa fu il cagliaritano Matteo Porru a trionfare nel prestigioso premio letterario consegnato ogni anno a Venezia.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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La Sardegna è una delle isole più grandi del mar Mediterraneo.

All’interno dei suoi 24.000 km quadrati, come ben sappiamo, ci sono notevoli differenze: si parlano lingue e varianti di lingua differenti, molte usanze e tradizioni cambiano, così come lo spazio fisico e altri elementi.

Se la Sardegna fosse uno Stato sarebbe sicuramente divisa in regioni. Qualcuno userebbe le attuali province, altri suggerirebbero una divisione differente, ovvero quella delle subregioni, anche dette regioni storiche.

In questa mappa della RAS ne sono state individuate 35 e con ogni probabilità la divisione è quella più corretta che si trova in rete.

Le elenchiamo tutte partendo da nord a Sud a partire dalle quattro province storiche (Sassari, Nuoro, Oristano e Cagliari):

SASSARI: Nurra, Sassarese, Romangia, Anglona, Gallura, Montacuto, Villanova, Goceano, Villanova e Meilogu;

NUORO: Planargia, Marghine, Nuorese, Baronie, Barbagia di Ollolai, Mandrolisai, Barbagia di Belvì, Barbagia di Seui, Ogliastra;

ORISTANO: Montiferru, Valle del Tirso, Barigadu, Campidano di Oristano, Usellus;

CAGLIARI: Sulcis, Iglesiente, Campidano, Campidano di Cagliari, Caputerra, Marmilla, Trexenta, Sarcidano, Parteolla, Gerrei, Sarrabus e Quirra.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Scenografie di maschere bizzarre e musica hanno fatto da sfondo alla Masquerade Party, serata di chiusura con la premiazione del Carnevale Bariese. Per l’edizione 2023, Is Carristasa si sono nuovamente vestiti a festa, anche in questa occasione, regalando la più importante serata di chiusura con il montepremi più ricco. 

Ancora una volta il centro del paese è diventato teatro di festa dei personaggi del passato e dei clown, in un mondo sospeso nel tempo che ha consentito ai grandi protagonisti di questa edizione, di immergersi in storie straordinarie. La serata che ha prolungato i festeggiamenti, ha replicato le tappe di una edizione del Carnevale Bariese che è riuscita a ricreare l’atmosfera della festa spensierata dopo una pausa fin troppo lunga creata dalla pandemia.

Il Carnevale Bariese resta un evento unico nel paese per presenza dei carri che hanno scalato la classifica, premiati da Is Carristasa per la loro maestria artigiana, le loro ambientazioni e i personaggi, per il coinvolgimento di grandi e piccoli nelle due sfilate in calendario. 

Chi ha partecipato alla serata di chiusura ha potuto ballare con la Line Up dei dj Cap, Axel, Willo, Suella, Ste Puggioni e Dj Candela e incontrare nuovamente i protagonisti dei Maya de Is Carristasa, (vincitori del primo premio nel Carnevale di Tortolì), del gruppo Il circo, ridere con La famiglia reale o gli Arabi e rivivere la festa dando vita a un divertentissimo momento di condivisione che solo il Carnevale è in grado di innescare.

Per questa edizione Is Carristasa hanno aumentato il budget dei singoli premi dal secondo classificato, e concesso un rimborso spese anche ai gruppi e ai carri non entrati nella lista dei vincitori. 

Classifica carri

1° classificato: Coco di Arzana                                   322 punti premio 1200 euro 

2° classificato: La famiglia Addams di Loceri        305 punti               “         800 euro

3° classificato: La nave fantasma di Jerzu              282 punti                “        500 euro 

4° classificato: Gli arabi di Tertenia                         260 punti                “        400 euro

5° classificato: I pirati dii Tortolì                              242 punti                “        300 euro 

6° classificato: Peaky Blinders di Cardedu             231 punti               “        300 euro

7° classificato: La fine di un’era di Lanusei            no punteg.             “         200 euro*

 

Classifica gruppi 

 

1° classificato: Il circo di Bari Sardo                         177 punti          premio 250 euro     

2° classificato: Alice di Tortolì                                    160 punti                 “       150 euro 

3° classificato: Famiglia reale di Bari Sardo           141 punti                 “       100 euro

4° classificato: Statue viventi di Bari sardo            no punteg.                “       100 euro*

 

Miglior maschera: Le ninfee        premio 140 euro 

 

* i classificati senza punteggio hanno partecipato a un numero inferiore di sfilate

    

“Gli sforzi sono ripagati – dicono Is Carristasa – è un grande amore quello dell’associazione per il Carnevale, la festa che fin da bambini e poi ora come associazione, sta diventando la nostra specialità. Vogliamo che resti un inno alla leggerezza, alla collaborazione e all’arte della cartapesta”.  

Nella premiazione della serata finale sono esclusi da regolamento i carri del paese in modo da dare alla competizione un maggiore stimolo alla partecipazione. 

“Già magico e pazzo per definizione, il Carnevale è ancora più stupefacente se siamo riconosciuti e apprezzati fuori dal nostro paese – continuano dall’associazione Is Carristasa – Sabato il palazzetto era animato da tanta gente, abbiamo portato i nostri sogni di festa che sono diventati realtà. Volevamo uno spettacolo unico nel suo genere che coinvolgesse Bari Sardo e gli altri paesi e ci siamo riusciti”.

Il Carnevale Bariese è stato organizzato dall’Associazione “Is Carristasa”, con il patrocinio dell’Assessorato al Turismo, Artigianato e Commercio Regione Sardegna e Comune di Bari Sardo.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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L’arte di creare con la carta è un’antica pratica orientale nata in Cina e diffusa poi in Giappone e Corea. Proprio in Giappone trova il suo massimo sviluppo diventando parte integrante della società stessa. Creare un origami significa costruire un manufatto partendo da un unico foglio di carta (perlopiù di forma quadrata) che viene modellato di volta in volta da una successione di pieghe, o da più elementi di carta (origami modulari) che una volta assemblati daranno vita alla forma desiderata.

Oggi Monica Deidda, 35enne ogliastrina fotografa ed esperta di questa affascinante arte, ci racconta della sua passione per gli origami.

Quando e come ti sei appassionata a questa arte?

Tutto è iniziato nel 2016 dal dono di un cofanetto di carta per origami ricevuto da Eleonora Zampieri. Fogli/carte di cui lei stessa ha creato i motivi decorativi con le tecniche della xilografia e della marmorizzazione nel suo atelier, Wundergallery. Ricordo che non iniziai ad utilizzare il cofanetto da subito, ma con curiosità dopo poco tempo, quando cominciai a guardare dei video di creazioni di carta su YouTube. Scoprii inoltre che un buon metodo per memorizzare i passaggi delle pieghe era quello di creare delle schede personalizzate sulle quali incollare i fogli di carta piegati di volta in volta con le pieghe progressive per la costruzione del manufatto. Ho difatti imparato quest’arte da autodidatta, puntando ad arricchire le mie capacità con tanta pratica che ad oggi mi consente di costruire origami su foglio unico, su più fogli (origami modulari), micro origami e maxi origami di alta qualità.
Vivo quest’arte come una continua scoperta, sia per la particolarità del senso creativo che viene a svilupparsi con la pratica e sia per il senso di pace che si vive mentre si realizza un manufatto. Si è effettivamente aperto un mondo, forse anche grazie alla possibilità di ricerca e sviluppo degli abbinamenti colore e pattern dei fogli di carta, ed anche alla qualità dei fogli che tengono bene le pieghe e la modellazione.

 

In Ogliastra è conosciuta? Come viene accolto il tuo lavoro?

In Ogliastra è conosciuta solo in parte. Quando presento i miei laboratori come prima domanda ai partecipanti solitamente chiedo se hanno mai sentito parlare di origami, se sanno che cosa sono o se li hanno mai realizzati prima e solo una piccola parte di loro sa bene di cosa si tratta (mi riferisco sia a bambini che ad adulti indistintamente).

Per le esperienze che ho riscontrato in questi anni di laboratori, riconosco che il mio lavoro viene accolto con grande curiosità, divertimento e voglia di mettersi in gioco per imparare qualcosa di nuovo, spesso mai provato prima.

Inoltre svolgendo quest’arte come libera professione in arti creative, consegno su commissione le più svariate richieste: dalle creazioni per eventi e piccole cerimonie (allestimenti per le location di ricevimento o realizzazione di  bomboniere a tema) fino ad allestimenti di interior design per locali o enti commerciali che desiderano arricchire le proprie vetrine espositive.

Quali sono i benefici che si possono trarre dal dedicarsi agli origami?

I benefici sono molteplici, creare origami è una terapia di spirito e di corpo: combatte lo stress e l’ansia, aiuta a svuotare la mente e a fermare il dialogo interiore, stimola il linguaggio non verbale e sviluppa l’immaginazione, allena la memoria a breve e a lungo termine.

Inoltre si riscontra un significativo potenziamento dell’autostima, che avviene proprio mediante la visione della progressiva trasformazione del foglio da forma semplice a forma elaborata. Anche per i bambini con piccole difficoltà motorie, d’apprendimento o di comportamento, l’approccio all’arte del piegare con la carta può assumere il ruolo non trascurabile di mezzo di mantenimento, rinforzo e recupero della manualità.

In che modo stai diffondendo queste tue conoscenze? 

Da circa 6 anni ad oggi ho avuto modo di presentare i miei laboratori presso alcune biblioteche della zona o tramite alcune associazioni che mi hanno contattata per animare gruppi di bambini ad esempio durante le loro colonie estive o in qualche occasione festiva.

Un altro modo lo trovo quando vengo contattata come supplente scolastica da alcuni istituti comprensivi della zona (scuola primaria e dell’infanzia)  dove durante l’ora di arte e immagine approfitto sempre del momento per organizzare la lezione di origami.

Oltre al passaparola, il mezzo più forte di divulgazione delle mie creazioni è l’uso dei Social Media come Instagram ( @mony.d87 ) e Facebook (Monica Deidda Origamista).

Quale è stato il primo origami che hai creato? Quello a cui sei più affezionata? 

Non sapendo bene da dove iniziare per imparare a piegare la carta, ho forse cercato la creazione più conosciuta tra gli origami: la gru giapponese. C’è un origami che effettivamente richiama molto la mia attenzione rispetto ad altri, perché in maniera del tutto spontanea mi viene da realizzarlo come passatempo o come origami causale da piegare quando mi si chiede di realizzarne uno sul momento. E’ la Rosa Kawasaki, nella versione modificata di Conrad Chou.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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In quanti hanno sognato da bambini di costruire una casa sull’albero per isolarsi dal mondo e giocare insieme agli amici abbandonandosi alla fantasia?

Un po’ per colpa dei film americani in cui ogni bambino che si rispetti ha una casa sull’albero (pensiamo a Bart Simpson), un po’ per il desiderio innato dell’essere umano di essere a contatto con la natura, è un sogno condiviso praticamente da tutti.

In Sardegna c’è chi questo sogno lo ha realizzato, per sé stesso, ma soprattutto per gli altri.

Ad Allai, piccolo comune in provincia di Oristano della zona del Barigadu, esiste una bellissima casa sull’albero, con tanto di scalette per salire sulla terrazza e ammirare il bosco dall’alto. Una situazione bucolica ed estremamente rilassante, diventata negli anni tappa obbligata per “instagrammers” e amanti della natura.

È stata costruita dallo studio Abitalbero, che si occupa di progettare e costruire strutture simili a questa in tutta Italia, in collaborazione con il comune di Allai e con l’ente Foreste della Sardegna.

Ecco una bellissima foto di Stefan Ihmels pubblicata sulla pagina Instagram di Vistanet Sardegna.

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La casa sull’albero ad Allai – Foto di Stefan Ihmels (Instagram)

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Il ballo, come il canto, fu sin dalle origini un vero e proprio linguaggio dell’uomo, un modo per esprimere e comunicare le proprie emozioni. Secondo un’antica leggenda, lo smodato uso del ballo può però avere delle brutte conseguenze. È il caso di una fanciulla di Nuoro che amava molto ballare, ballava ovunque, in ogni circostanza non perdeva mai l’occasione per danzare: presso gli amici, durante le feste campestri, ai matrimoni e, quando non trovava compagnia e si trovava da sola, ballava.

Si muoveva con grazia ed eleganza e danzava, danzava sempre senza mai stancarsi. Questa sua passione non piaceva però agli dèi che decisero pertanto di tramutarla in pietra. Ma anche pietrificata la fanciulla continuò a ballare. Fino a poco tempo fa, quella pietra esisteva davvero, si trovava a Nuoro, in cima ad una montagna ed era chiamata “Sa preda ballarina” (la pietra ballerina). Non era altro che un grande masso di granito che, a causa della composizione, si reggeva su di una piccolissima estremità posta al di sopra di un altro masso fisso della stessa natura.

Per questo motivo, nonostante la sua grandezza, bastava il più piccolo urto perchè la pietra iniziasse a dondolare, prima lentamente, poi rapidamente e infine per lungo tempo si bilanciava prima di trovare il suo riposo. Fino a tempo fa “Sa preda ballarina” veniva considerata una vera rarità a livello mondiale. Con lo scorrere del tempo però, il processo di abrasione rese difficoltoso il suo movimento. Inoltre alcuni visitatori tentavano di forzare la sua staticità facendola oscillare forzatamente, finché un giorno ruppero per sempre quell’equilibrio facendola cadere rovinosamente a terra.

 

Fonti: Leggende e racconti popolari della Sardegna – Dolores Turchi.

Sardegna DigitalLibrary

Articolo de La Nuova Sardegna 16 gennaio 2002

Francesco Corona, Guida dell’isola di Sardegna

 

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Fonte: Ogliastra News Maria Luisa Porcella Ciusa

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Nel territorio di Gairo Sant’Elena, precisamente all’altezza del Rio Sarcerei, si trova una Conca molto famosa in Ogliastra, chiamata in dialetto “Sa fogi ‘e Susanna” (La conca di Susanna). Dietro questo nome si nasconde una storia affascinante quanto drammatica: un mix di onore, amore ostacolato e faide tra famiglie.

Tra il settecento e l’ottocento, l’onore e la dignità del nome della famiglia erano più importanti persino del sangue: l’apparenza, ovvero ciò che dovevi mostrare alla comunità, vinceva sulla verità. Tante leggende e storie sarde, tramandate da generazione e generazione, hanno come protagonista un amore travagliato e ostacolato: questa è una di quelle storie.

Come in “Romeo e Giulietta” di Sheakespeare, la gairese Susanna Depau, si era invaghita del ragazzo sbagliato. Un ragazzo che apparteneva alla famiglia rivale da sempre dei Depau, quella dei Lorrai. Da quest’amore tenace, pronto ad allontanare l’odio e la vendetta che da sempre avevano contraddistinto le due famiglie, venne concepito un figlio. La ragazza volle condividere la sua felicità con la sorella, Peppa, certa che il cognome del bambino non avrebbe influito sull’amore che una sorella ha verso un’altra sorella. Ma le sue speranze furono vane.

Peppa riferì tutto al resto della famiglia, considerando quella nuova vita come una disgrazia che stava per abbattersi contro la propria stirpe.  Saputa la tragedia, l’intera famiglia Depau iniziò a pensare e a organizzare, in segreto, un piano per disfarsi del bambino. Un piano da non svolgere nell’immediato, ma quanto bastava per evitare che i segni della gravidanza iniziassero a venire alla luce e potessero infangare il buon nome della famiglia.

Passarono alcune settimane, il tempo necessario in cui Susanna potesse tranquillizzarsi e non sospettare di nulla, quando la sorella Peppa la invitò ad andare a raccogliere legna per il pane, che avrebbero cucinato il giorno successivo. Prima dell’alba, le due sorelle Depau si incamminarono tra le montagne, all’altezza della Valle Nera, chiamata così per la configurazione scura che prende il Rio Sarcerei, giungendo ad uno strapiombo in cui alla fine si trovava una conca con le acque profonde. Proprio in quel luogo, cosi macabro e scuro, si sarebbe compiuto il piano premeditato dalla famiglia Depau.

Peppa non ci penso due volte e compì il piano tanto agognato, certa che quel luogo sarebbe stato perfetto per nascondere il delitto. Quando Susanna si chinò per prendere il fascino di legna che aveva raccolto, proprio vicino allo strapiombo, la sorella la spinse giù nella conca, lasciando che fosse abbracciata dalle acque scure e dalla morte. Da quel drammatico momento, quanto crudele, la conca prese il nome di “Sa fogi ‘e Susanna” ovvero “La conca di Susanna”.

Il giovane Lorrai, appresa la notizia, si recò al pozzo del paese in attesa dell’assassina della propria amata. Quando Peppa giunse al pozzo, il giovane la uccise alla luce del giorno e davanti all’intera comunità.
Questa è una delle tante storie di vite spezzate a causa dell’onore e della vendetta.

Fonte: Dossier del Comune di Gairo

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Fonte: Ogliastra News Maria Luisa Porcella Ciusa

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È il 12 marzo del 1983 quando avviene un tentativo di sequestro. Siamo a Nurri, più precisamente nell’abitazione di Raffaele Serra, trentasettenne del posto. Raffaele è proprietario di un caseificio. Alcuni banditi entrano in casa, tentano di rapirlo. C’è una violenta colluttazione e in breve tempo il sequestro fallisce.

Per questo fatto, vengono condannati quattro individui: Annino Mele (di Mamoiada, a 13 anni di reclusione), Vincenzo Murgia (di Nurri, a 14 anni), Adriano Atzeni (di Nurri, a 11 anni) e Giovanni Usai (di Nurri, a 5 anni).

 

L’articolo Accadde oggi: 12 marzo 1983, fallisce il sequestro dell’imprenditore Raffaele Serra proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Maria Luisa Porcella Ciusa

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