Brutto incidente nella tarda mattinata di oggi a Monserrato.

Un uomo di 40 anni a bordo di uno scooter è stato travolto da un’auto sulla 554. Il veicolo che lo ha centrato in pieno, guidato da un 83enne, secondo i primi accertamenti sarebbe passato con il semaforo rosso.

Il malcapitato è finito sull’asfalto ed è rimasto ferito. Un’ambulanza del 118 lo ha trasportato al pronto soccorso del Brotzu in codice rosso. Le sue condizioni sono gravi.

Sul posto è intervenuta la Polizia Municipale.

 

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

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Grave incidente nella tarda mattinata di oggi a Norbello.

Un’auto e una moto si sono scontrate per cause ancora da accertare nel centro abitato del paese. Ad avere la peggio è stato il conducente della moto, un ragazzo di 17 anni.

Un elicottero della flotta regionale è intervenuto per trasportare d’urgenza in codice rosso il giovane all’ospedale Santissima Annunziata di Sassari. Le sue condizioni sono gravi.

 

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

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Il sentiero di Cala Goloritzè sarà presidiato ancora per almeno una settimana.

Lo comunica il Comune di Baunei con un post sulla sua pagina Facebook.

«Visti i numeri importanti di presenze del mese di ottobre, sulla stessa media di giugno, il sentiero di Goloritzé sarà presidiato con il servizio di vigilanza e controllo ingressi, fino a data da destinarsi – si legge nella nota -. Stessa comunicazione riguarda gli infopoint. Il prossimo aggiornamento è fissato per il 17 ottobre».

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

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Il Presidente del Consiglio regionale Michele Pais ha chiamato stamattina al telefono il consigliere regionale dei Progressisti Massimo Zedda, ricoverato in ospedale da ieri in seguito ad un incidente stradale.

“Ho voluto – ha detto il Presidente Pais – porgergli personalmente , a nome mio e dell’intero Consiglio regionale, i migliori auguri di una prontissima guarigione”.

Il Presidente Pais ha augurato al consigliere Zedda di riprendersi nel minor tempo possibile per tornare al più presto tra i banchi del Palazzo di via Roma.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Uno scherzo di cattivo gusto finito male: questo quanto raccontato in un canto popolare da Maria Pintore di Dorgali nel 1971, quando la donna aveva circa quarantacinque anni.

Registrata dall’Università di Cagliari, nell’ambito della rilevazione dei racconti tradizionali dell’Isola, la donna narra un fatto che sarebbe avvenuto a Urzulei in un tempo non precisato.

Il breve racconto parla di un ipotetico becchino, oggetto di beffe e di scherzi da parte dei compaesani in quanto da tutti considerato stolto (o pazzo in quanto in “Limba” la parola “macu” può avere entrambi i significati). L’ultima delle prese in giro fatta all’uomo fu, pare, quella di mettere un uomo vivo dentro una bara e portarla al cimitero.

Il becchino poco dopo iniziò a sentire dei rumori provenire da questa. La aprì e trovò, appunto, un uomo vivo. Imbracciato un piccone iniziò a sferrare dei colpi sul malcapitato uccidendolo. Recatosi dal Sindaco disse: «Portatemi i morti quando sono morti, perché oggi me ne avete portato uno vivo ed è toccato a me ucciderlo».

Da allora nessuno si è più preso gioco del becchino di Urzulei, anzi: «Questo, altro che stolto,» dicevano «ha ucciso una persona davvero».

Un racconto macabro che mette in guardia sul fatto di schernire una persona sottovalutando le sue possibili reazioni. Un fatto che colpì profondamente i paesi dell’intera zona, tanto da essere tramandato in questo canto orale.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Non si può certo dire che negli anni ’80 non ci fosse estro nell’agghindarsi. Dai capelli agli accessori, tutto era colorato, fantasioso.

Di certo merita un capitolo a parte il settore calzaturiero: che si trattasse di scarpa per il tempo libero o scarpina da cerimonia, i bambini e le bambine di allora non potevano considerarsi davvero alla moda senza questo genere di scarpa ai piedi.

Ma più che la scarpa in sé, che nella maggior parte dei casi torna ciclicamente di moda, sono le sensazioni  ad essa legate a risvegliare teneri ricordi.

Le topoline: indossate rigorosamente con calzino bianco con pizzo intorno alla caviglia, queste scarpine nere, blu o bianche con due simpatici fori alle estremità non potevano mancare nelle scarpiere dei bambini da 0 a 12 anni. Scarpe onnipresenti, comodità disarmante. Tristemente scomparse dalle scarpiere dei non amanti del vintage.

Gli “scheletrini”: rosa, gialli, azzurri. Uguali per tutti, maschi e femmine, queste coloratissime calzature erano un must durante l’estate dei bimbi di allora e da qualche anno sono tornate nelle nostre scarpiere grazie alla loro innegabile praticità. Così versatili da essere utilizzati non solo per il mare, ma anche per le passeggiate pomeridiane e serali, gli scheletrini offrivano molteplici possibilità: tra queste quella di camminare sugli scogli, nell’acqua, nella sabbia. Risultato? Tutti a casa con fastidiose bolle d’aria e acqua tra pelle e plastica e orde di funghetti pronti ad attaccare oppure sosta in giardino per costruire castelli di sabbia con la sabbia accumulata tra le strisce di plastica.

Le Kickers: blu o nere con cuciture bianche in rilievo, comodità disarmante. Adatte a maschietti e femminucce, talvolta impiegabili con calzino con pizzo che dava sempre quel tocco di eleganza in più. Utilizzabile a scuola, al catechismo o al compleanno del migliore amico, lo scarponcino diventava un elegantissimo capo da utilizzare anche in occasioni più eleganti se unito alla calza giusta. Avvistate su alcuni siti per gli acquisti online e in alcuni negozi.

 Gli zoccoli: in legno chiaro con fascia beige. Altro che memory foam. Per un corretto utilizzo: schiena dritta, passo lento, niente salti, niente balli, niente corse, niente calcio, ma soprattutto niente espressioni azzardate come “Se non la smetti ti lancio la scarpa”, frase che equivaleva a una vera e propria minaccia. Massima attenzione dunque, per non correre il rischio di provocarsi lividi alle caviglie o calpestare il piede a qualcuno. Impossibile la gita notturna in cucina alla ricerca di dolciumi nascosti: lo zoccoletto, in particolare quando si consumava lo strato di gomma beige, fungeva da allarme anti saccheggio.

 

 

 

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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A Castelsardo è stato ritrovato il cadavere dell’uomo scomparso alla fine del mese scorso.

A renderlo noto sono stati i componenti del Soccorso Alpino e Speleologico della Sardegna con un comunicato sui social.

Si legge nella nota ufficiale: “È stato ritrovato, purtroppo senza vita, il turista svizzero scomparso il 29 settembre dal centro abitato nel Comune di Castelsardo.

L’uomo è stato individuato da una squadra di volontari della Protezione Civile in mezzo alla macchia mediterranea, a ridosso della costa rocciosa, a circa 5 km dal Castello, in direzione Valledoria.

Dopo i dovuti accertamenti, la nostra squadra della Stazione di Sassari, insieme agli altri enti in campo, ha proceduto al recupero della salma.

Le ricerche, avviate immediatamente il giorno della scomparsa, da ieri erano state estese anche in ambiente impervio, per il quale è stato richiesto il supporto dei nostri tecnici.

L’uomo, residente in Svizzera, faceva parte di un gruppo di turisti che stavano visitando il centro storico di Castelsardo quando, dopo essersi separato dal resto della comitiva, non ha fatto rientro sul punto di incontro stabilito per la ricongiungimento dell’intero gruppo.

Alle ricerche, coordinate dai Carabinieri della Stazione di Castelsardo, hanno partecipato anche i Vigili del Fuoco, la Compagnia Barracellare, la Polizia Locale e i volontari della Protezione Civile”.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Classe 1989, la cagliaritana Angelica Perra ha iniziato a studiare flauto traverso e canto a soli 5 anni per poi laurearsi a 19 anni presso il Conservatorio di Cagliari. Ha partecipato a numerose masterclass e stage di perfezionamento accademico, esibendosi in prestigiose sale italiane come solista, con ensemble cameristici ed orchestre e vincendo numerosi concorsi nazionali.

Nel 2013 si è laureata in Beni culturali a Cagliari per poi specializzarsi con un master in Management per l’organizzazione di eventi culturali. Ha in seguito conseguito anche un Master in Metodologie didattiche, psicologiche, antropologiche e teoria e metodi di progettazione.

Ha collaborato inoltre con il regista Giua Marassi e artisti quali Pinuccio Sciola per la realizzazione di eventi di cui ha curato la parte concertistica e si è esibita in importanti Festival, con formazioni cameristiche e come solista.

Angelica oggi collabora con diverse associazioni culturali ed enti pubblici ed è docente di ruolo presso la scuola media a indirizzo musicale Dante Alighieri di Selargius.

Conosciamola meglio.

 

Come e quando è nata la passione per la musica e per il flauto traverso in particolare? Musicisti si nasce o si diventa?

La mia passione per la musica è nata fin da piccolissima. Per me, è stato davvero amore a prima vista. Avevo solo 5 anni quando per la prima volta vidi e ascoltai il flauto traverso e ne rimasi affascinata. Ascoltare il suono di questo strumento scintillante e leggero mi trasmetteva emozione. 

Iniziai subito con delle lezioni in una scuola privata, per mia scelta. Nessuno mi ha mai costretta ed i miei genitori inizialmente pensavano fosse solo un desiderio passeggero. Ma si sono ricreduti presto, non ho mai smesso di suonare da quel momento. Potermi approcciare alla musica fin da bambina è stata una grande fortuna, quello che sperimentiamo divertendoci, rimane per sempre. La musica è un modo di esprimere emozioni che proviamo, pensieri, è un’arte astratta che ha a che fare con profonda concretezza se ci pensiamo bene. 

Musicisti “si diventa” , forse. La musica è un grande arricchimento ed una scelta. Sicuramente ci sono persone con naturale predisposizione al canto o allo strumento, ma questo se ci pensiamo bene, accade anche in altri settori. La costanza e la dedizione, in ogni caso, supportano il talento senza potersi ad esso sostituire.

 

 

 

Hai studiato per anni al Conservatorio, dove ti sei iscritta appena undicenne. Quanto è stata dura, così giovane, adattarsi alla rigidità nei metodi di insegnamento e alla pressione degli esami? E successivamente, a cosa hai dovuto rinunciare per la musica?

Ho sostenuto l’esame di ammissione da appena undicenne, con molta tranquillità. Avevo preparato dei brani, leggevo la musica, quindi affrontai questa “prova”, prima ancora più temuta di oggi. Io avevo suonato. Avevo risposto alle domande della commissione.  Poi è arrivato il giorno degli esiti.

Mi ricordo ancora quel giorno come fosse ora, una corrente pazzesca inondava l’androne del conservatorio e il dito di mia mamma scorreva veloce sulle graduatorie cartacee affisse nelle varie bacheche.  Curiosità mista a diverse emozioni. Genitori in fermento, ragazzi e bambini che aspettavano. Ricordo un chiasso pazzesco. Il dito si fermava ogni volta che incontrava il mio nome.

Risultavo sopra la famosa “linea rossa” in ben 8 strumenti. Ho voluto confermare la mia iscrizione alla classe di flauto traverso e da lì è iniziata l’avventura.

Il percorso in Conservatorio è stato sicuramente molto impegnativo, anche perché a questo ho poi affiancato liceo e università. Mi sono serviti diversi elementi: moltissima tenacia, volontà, costanza, pazienza, voglia di imparare, voglia di comunicare, di esprimersi. Ma sono sempre stata molto curiosa e dedicarmi alla musica è stato ed è un privilegio. 

Ho inoltre instaurato nel percorso in conservatorio amicizie profonde che ho ancora oggi e iniziato collaborazioni professionali con diversi colleghi musicisti e cantanti. Oggi il pensare a come eravamo e quanto siamo cresciuti insieme, mi emoziona. Questo percorso complesso e faticoso, mi ha educata sicuramente ad ascoltare e al rispetto profondo per la mia professione, a non cedere.

Esibirsi solo se ci sono le condizioni ed il contesto per farlo e per essere davvero valorizzati è per me imprescindibile. Questo lo si impara pian piano ma  se il musicista è il tuo lavoro e non per semplice diletto, è anche il tuo istinto a suggerirtelo. La musica è totalizzante, mi ha aiutata a cogliere il bello delle tante cose che la vita offre.

Coltivare l’arte è importante ma non dobbiamo dimenticarci di rispettare i nostri equilibri e dare spazio anche a ciò che ci ricarica maggiormente e ci ispira. Per me ad esempio: viaggiare, coltivare l’amore e l’amicizia, osservare opere d’arte, mangiare buon cibo, godersi un panorama, il profumo di un fiore, fare qualcosa di nuovo è importante quanto curare la mia passione più grande. Le rinunce per raggiungere degli obiettivi sono diverse, ma ne vale la pena se credi in quello che fai. 

 

 

 

Dopo il diploma al Conservatorio ti sei dedicata a concerti, tirocini e corsi di perfezionamento. Hai addirittura conseguito una laurea in beni culturali a Cagliari e un master, poi, in organizzazione di eventi. Dove hai trovato l’energia e la determinazione per affrontare tutte queste sfide? Hai avuto momenti di crisi, in cui hai pensato di abbandonare la musica e gli studi?

Ho trovato l’energia prima di tutto dentro di me, ho poi incontrato fonti di ispirazione importanti che mi hanno fatta fermare a riflettere, spronata, motivata.  Se non hai una fortissima vocazione non puoi affrontare certi percorsi. O magari li affronti ma non li porti a termine.  Ho potuto osservare che non c’è nulla di semplice, quindi mi sono rimboccata le maniche e tutt’oggi lo faccio, col sorriso. Credo che tutti nella vita viviamo dei momenti di crisi come esseri umani, ma non ho mai pensato di abbandonare la musica per questo, è troppo radicata in me.

 

Tutti questi sacrifici dove ti hanno condotta? Chi è Angelica Oggi e soprattutto è una donna che è arrivata dove sperava?

Angelica è una donna curiosa, ambiziosa, sorridente, che prova ogni giorno a migliorarsi ed evolversi sul piano personale e professionale.  I sacrifici mi hanno portata ad avere molte soddisfazioni e oltre ciò che mi aspettassi. Sono riuscita a fare della mia passione un lavoro. Mi reputo una persona realista, credo nel valore dell’arte e cerco di diffondere o trasmettere nel mio piccolo anche ai miei alunni. Sono molto contenta delle mie esperienze e troppo curiosa per fermarmi. Ho imparato che il lavoro è lungo e ricco di novità, per fortuna.

 

Quali donne hanno segnato un solco nella tua vita e perché? Chi ti ha maggiormente indirizzata e sostenuta nel tuo percorso?

Le donne che mi hanno sostenuta sono diverse, in primis mia madre. Lei svolge un lavoro diversissimo dal mio ma ha da subito capito che questa era realmente la strada che desideravo percorrere. Poi, nel cammino mi hanno sostenuta e indirizzata colleghe musiciste, cantanti, e in generale, tante professioniste che operano in altri settori. Il sostegno sincero e disinteressato di altre donne ha un’energia fortissima. È importante non dimenticarci di questo. Le donne che mi hanno segnata sono quelle che prendo come “esempio”.

 

Quali artiste ti hanno segnata maggiormente?

Se parliamo dell’ambito ambito prettamente musicale, ascolto e stimo infinitamente tantissime musiciste e cantanti, ne cito giusto alcune perché l’elenco sarebbe molto lungo: Silvia Careddu, Beatrice Rana, Maja Lagowska,  Ana Topalovi Nicole Mitchell, Esperanza Spalding, Francesca Dego, Sonya Yoncheva, Anna Netrebko, Xuefei Yang, Martha Argerich, Mina, Elisa, Tosca ed altre.

Del passato sono enorme fonte di ispirazione anche grandi quali Maria Callas, Billie Holiday, Ella Fitzegrald. Se invece parliamo di artiste con accezione ampia di questo termine, di ieri e di oggi adoro Frida Khalo, Zaha Hadid, Coco Chanel, Tamara Lempicka.

 

 

Il mondo della musica è ancora dominato dalle figure maschili. Ti sei mai sentita messa da parte sul lavoro in quanto donna?

Messa da parte personalmente, non direi. Sicuramente ancora oggi è necessario fare un profondo lavoro sulla considerazione della figura femminile (in tutti gli aspetti) che spesso è ancora troppo facilmente giudicata o sminuita. Scivolare, è facilissimo. Bisognerebbe uscire dall’ottica del giudizio e ascoltare di più. Anche se credo fortemente (e ne ho avuto prova) che alla fine siano sempre i fatti a parlare per noi.

 

Cosa vuol dire, secondo te, essere femministi oggi? 

La condizione della donna è cambiata nel corso del tempo, ma ancora oggi il lavoro da fare a livello culturale è lungo. 

Essere femminista forse è guardare da fuori l’universo femminile, osservare le donne nelle loro sfaccettature, ascoltare le loro vicende, accettarne differenze e somiglianze. È esporsi ogni volta che questo possa servire per prevenire un’ingiustizia o correggere un atteggiamento, è tendere una mano, cercare di cambiare le cose in modo concreto, indignarsi se un diritto viene negato, se una qualità o una competenza vengono messe in dubbio. Ma questo, in generale, deve valere davvero per tutte le persone.

 

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? 

Sicuramente viaggiare il più possibile, scoprire, sentire, guardare.  Viaggiare è per fonte di ispirazione infinita per me, anche in ambito musicale, la diversità che ci circonda mette in circolo idee e regala importanti stimoli.

Per quanto riguarda invece i miei progetti legati all’ambito musicale, ne ho diversi. Fuori dal mio ruolo di insegnante, sono legati alla produzione di musica originale e alla conclusione di un disco per arpa e flauto a cui sto lavorando.

Sono poi impegnata nella realizzazione di un progetto regionale che sto curando con due colleghi musicisti, di cui ancora non posso anticipare nulla. Sicuramente, c’è la necessità di studiare ancora e perfezionare le mie abilità, di collaborare in progetti nuovi e ricchi di stimoli, di continuare a fornire servizi musicali altamente professionali.

Credo che la Sardegna, oggi più che mai, abbia necessità di tutto questo.

 

L’articolo Le donne che ci piacciono. La musicista sarda Angelica Perra: «Gli obiettivi si raggiungono solo con sacrifici e passione sincera» proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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A breve a Tortolì, inizieranno i lavori per la costruzione di una pista ciclopedonale.

A comunicarlo è stato l’Amministrazione comunale, attraverso una nota ufficiale.

Si legge nel breve messaggio: “Sono stati aggiudicati i lavori per la realizzazione di un percorso ciclopedonale in via Grazia Deledda.  L’intervento è reso possibile grazie a un finanziamento ministeriale di 180 mila euro di cui il Comune è beneficiario.

Il tratto interessato riguarda il lato sinistro della via Grazia Deledda e parte dalla rotonda di via Generale Toxiri, fino al commissariato di Polizia, all’intersezione con via Baccasara per una lunghezza di 650 metri. La pista ciclopedonale è necessaria al fine di porre in sicurezza la mobilità lenta in una strada altamente trafficata non solo dalle auto, ma da numerosi pedoni. Per favorire ulteriormente le condizioni di sicurezza stradale saranno realizzati attraversamenti pedonali rialzati. I lavori avranno inizio entro il 15 ottobre 2021.

L’intervento si inserisce all’interno di una serie più ampia di opere volute dall’Amministrazione Comunale per riqualificare e rendere più sicure le aree pubbliche. Si tratta di un primo tassello in attesa di nuove risorse per ulteriori interventi verso la mobilità sostenibile e la sicurezza nelle strade della cittadina”.

L’articolo Tortolì, aggiudicati i lavori per tratto pista ciclopedonale: finanziamento ministeriale da 180mila euro proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Pochi sanno che dal 1938 al 1955 a Tertenia un centinaio di persone, uomini e donne, lavoravano nella miniera di Bau Arenas, che si trova nella parte occidentale del comune ogliastrino, incassata nella profonda valle all’ombra del tacco calcareo di Monte Arbo.

Nel sito www.minieredisardegna.it è possibile seguire le vicende del giacimento dai tempi antichi alla sua chiusura negli anni Cinquanta. Infatti, prima i Romani ed in seguito i Pisani hanno lasciato testimonianze dei loro lavori alla ricerca di minerali, soprattutto rame. Quando il Conte Alberto della Marmora arrivò nel 1835 a Tertenia, esplorando il territorio, annotò la presenza di importanti giacimenti di rame.

La miniera fu concessa alla Società Tertenia che in soli quattro anni esportò circa cinquemila quintali di rame. Purtroppo l’isolamento del sito minerario e la totale mancanza di strade carreggiabili ostacolarono a lungo i lavori minerari. Nel 1869 falliva la Società concessionaria e la miniera passò ai creditori: una nuova ripresa si ebbe lo stesso anno con la concessione alla Società Anonima di Lanusei, che aveva lo scopo di continuare i lavori di esplorazione del giacimento in profondità.

Nel 1892 si scoprirono nuovi filoni che si dimostrarono particolarmente ricchi ma la mancanza di mezzi adeguati e di capitale costrinse a vendere i giacimenti a nuovi padroni.  Nel 1938 la Società Libiola investì ingenti capitali per togliere definitivamente le miniere dall’isolamento: venne costruita una strada che collegava le miniere all’orientale sarda, una laveria dotata di impianto di flottazione e una teleferica che consentiva il trasferimento dei minerali dai cantieri di monte alla laveria posizionata a valle.  Questo cantiere vide la sua massima produttività negli anni tra il 1939 ed il 1950. Oltre ai minerali di rame (pirite e calcopirite) si estraevano anche piombo, oro e antimonio. In tempi moderni la stessa Società costruì un impianto pilota per l’ottenimento del solfato ramico. Nonostante le buone intenzioni della Società i risultati non furono soddisfacenti e ciò portò nel 1955 alla chiusura definitiva dei cantieri minerari.

A distanza di sessant’anni dal suo abbandono, la miniera di Bau Arenas mantiene inalterato tutto il suo fascino, dovuto probabilmente alla sua particolare ubicazione e al fatto che molte famiglie di Tertenia hanno legato la propria storia a quella della miniera.

L’articolo Tertenia. Alla scoperta della vecchia miniera di Bau Arenas proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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