Quest’oggi, aderendo alla campagna di sensibilizzazione nei confronti dell’endometriosi, l’amministrazione di Triei ha provveduto a collocare nella piazzetta antistante il comune una panchina gialla.

Si tratta di una seduta dotata di una targa con qrcode, il quale scannerizzato consente di ottenere tutte le informazioni su una patologia ancora poco nota benché sia abbastanza diffusa ed abbia sovente effetti gravemente invalidanti.

«Si contano nel mondo oltre 190 milioni di persone che ne sono affette. Il primo passo per poter affrontare al meglio tale disturbo è quello di conoscerlo. Pertanto, aderiamo alla campagna nella speranza che questo nostro piccolo gesto possa essere utile ad informare e a favorire l’attività di prevenzione» spiegano gli amministratori sui social.

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Oggi vi mostriamo un video incredibile di Cristian Mascia, realizzato con il drone.

Le immagini mozzafiato mostrano dall’alto il territorio di Jerzu e la vedetta antincendio jerzese “Mamutera”.


Guarda il video

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Fonte: Ogliastra News Maria Luisa Porcella Ciusa

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Luca è un ragazzo di 40 anni di Ilbono la cui storia fu raccontata da Le Iene nel 2015, quando ne aveva 32.

Luca è interessato da autismo fin dalla nascita ed è nato in una famiglia piena d’amore. Papà Luciano, mamma Rita e le sorelle minori Lisa, Laura e Letizia hanno costruito un percorso che va avanti da più di 30 anni e che ha permesso a Luca di diventare grande, grazie a importanti progressi nell’apprendimento e nella comunicazione e grazie alla passione per lo sport. Il tutto è culminato con il progetto di Ogliastra Informa che da diversi anni aiuta i ragazzi come Luca a migliorare la propria vita proprio con lo sport.

Il bellissimo servizio rientra nel progetto “Inside: L’amore” de Le Iene che segue da alcuni anni delle piccole storie di amore. Testimonial e commentatori dei sei racconti, tra cui quella di Luca e della sua famiglia, sono sei personaggi famosi: Belen Rodriguez, Erri De Luca, Eva Robin’s, Alex Britti, Chiara Moscardelli e Rosa Chemical. Il servizio è curato da Nina Palmieri.

Bellissimo in particolare il pensiero finale dello scrittore Erri De Luca.

Sul sito del programma è possibile rivedere tutto a partire dal minuto ’20: https://www.iene.mediaset.it/video/le-iene-presentano-inside-amore_1239983.shtml?fbclid=IwAR3z3mRegrzGl3JhA1m8OAT57pstMOxpOcmbNeOHHpbKAtO5Dscgu7oY6A4

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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“In beranu”, termine in “Limba” che indica la primavera, quando i primi caldi opprimono il gregge, è tempo di alleggerire le pecore dell’ingombrante vello con “sa tundimenta”, ossia la tosatura. Uno dei momenti più intensi del pastoralismo sardo, attività che risale a tempi antichissimi. 

Un vero e proprio rito, che in alcuni luoghi conserva i propri cerimoniali tramandati da padre in figlio. Attualmente in base alla zona di appartenenza, la tosatura può coincidere all’inizio della primavera nei territori vicino alla costa, per essere posticipata in estate inoltrata in quelli di montagna. In passato per millenni è coincisa con il rientro dei pastori con gli animali da “sa tramuda”, il periodo invernale nel quale le greggi venivano portate a svernare nei pascoli più ricchi e dal clima più mite dell’isola. 

Sa tundimenta ha inizio all’alba con il raduno delle pecore all’interno de  “sa corti”, un antico recinto chiuso di forma circolare in pietra, o in un altro spazio adibito.
Di volta in volta le pecore vengono prelevate singolarmente da questo, e sdraiate sul dorso con una abile e fulminea mossa. 
Sdraiate a terra, vengono “trobias” cioè legate, in questo caso tutte le zampe affinché immobilizzate sia più facile effettuare l’operazione.
Un tempo venivano utilizzati “is ferrus ‘e tundimenta”, così denominate le forbici di ferro brunito, appuntite, grandi, lunghe oltre 30 centimetri, con lame triangolari affilatissime prive di viti e a fare da molla è una curvatura del ferro posta sul manico. 

Per utilizzare questi arnesi serviva grande abilità e destrezza in quanto senza esperienza e queste abilità poteva essere ferito l’animale.  Oggi “sa tundimenta” viene effettuata soprattutto tramite rasoi meccanici. Bisogna tosare la pecora in tutte le parti del corpo, dalla testa fino alla coda e bisogna effettuare l’operazione in modo tale che il vello sia composto e uniforme.

Finite le operazioni di taglio, la pecora viene liberata e riportata nello spazio recintato. La lana un tempo era un elemento importante, in quanto poteva essere venduta o utilizzata e lavorata nei telai familiari per realizzare capi in lana. Oggi resta importante oltre alleggerire l’animale dal pesante vello, anche per evitare impedimenti nel movimento. 

Il banchetto rappresenta una cerimonia, organizzato dal proprietario del gregge, momento conviviale per i partecipanti alla tosatura nel quale in passato si stringevano amicizie e alleanze. Immancabili le partite “ de murra”, la tradizionale morra, durante le quali i giocatori davano prova della propria abilità animando partite infinite. Non mancavano i canti a “tenore” e a “muttetu”, espressioni canore tradizionali della nostra Isola. 

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Invito ai Commercianti: il circolo PD di Tortolì promuove un incontro per discutere e confrontarsi sui problemi della categoria.

“Vogliamo coinvolgere le categorie per completare il programma, renderlo condiviso e partecipato da chi veramente sarà in prima linea nell’applicazione. Invitiamo i commercianti a partecipare: abbiamo bisogno di ascoltare le persone e capire le priorità per stabilire gli obiettivi”, spiegano.

Appuntamento in via Pirastu, 20
Mercoledì 29 marzo, alle ore 17:30

 

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Fonte: Ogliastra News Maria Luisa Porcella Ciusa

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Dopo il boom economico in molte regioni italiane furono in tanti ad abbandonare i mestieri tradizionali.

Accadde soprattutto nell’allevamento, in particolare quello ovino, lavoro duro e con pochi giorni di riposo.

Fu così che migliaia di pastori sardi abbandonarono la propria Isola per trovare fortuna, soprattutto nel centro Italia, dove la produzione di formaggi ovini era da sempre molto diffusa.

In tantissimi raggiunsero, per esempio, la Toscana. In questo video degli anni ’80, tratto da un servizio del giornalista Tonino Oppes del settimanale di TGR (Rai) i protagonisti di quella storia raccontano questa lunga epopea fatta di lavoro, sacrifici e speranze.

L’articolo (VIDEO) Quando migliaia di pastori sardi emigrarono in Italia salvando i comparti locali e trovando fortuna proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Si sono svolti oggi a Lanusei i funerali di Manuel Deiana, il ragazzo di 26 anni morto improvvisamente nei giorni scorsi a causa di un infarto.

Gli amici hanno atteso la salma in cimitero in sella alle loro moto, la passione che condividono con lo sfortunato ragazzo di Lanusei che viveva e lavorava a Ilbono.

Il consigliere comunale di Lanusei Marco Melis ha condiviso una foto struggente di questo momento davvero commovente.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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La foto di oggi ritrae la Via Monsignor Virgilio, a Tortolì, in una cartolina degli anni Cinquanta.

Lo scatto è stato gentilmente concesso da Giuseppe Puncioni, amministratore del gruppo FB “I love Tortolì”.

Invia anche tu le foto del passato ogliastrino alla mai redazione@vistanet.it (indicando il nome del fotografo e del luogo immortalato).

Le più belle saranno pubblicate sul nostro giornale.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Le notizie su Perdìtta Basigheddu sono poche e frammentarie: gli atti originali del suo processo sono andati perduti, e le informazioni su di lei sono contenute nella Relación de las causas pendientes y despachadas dell’anno 1605 e negli atti del secondo processo a carico di Julia Carta, una ragazza di Siligo accusata di stregoneria, che fu compagna di cella della nuorese.

Perdita, come riportano gli studi di Salvatore Loi, Tomasino Pinna e Salvatore Pinna, fu inquisita a causa della sua attività di preparazione di unguenti a base di erbe, che le valsero la qualificazione di  fattucchiera e maga.  Fu arrestata senza sequestro di beni (segno che era povera), e mantenuta nelle carceri segrete del castello aragonese di Sassari dove venne presumibilmente torturata: confessò infatti tutto ciò di cui era accusata secondo le testimonianze contro di lei, ammettendo di essere idolatra del demonio e avere abbandonato la fede.

La confessione fece sì che la nuorese venisse annotata nei documenti come “eretica e apostata formale” accusa gravissima che indusse gli inquisitori a condannarla alla pena di morte. Le confessioni di Julia Carta, nel suo secondo processo, non dovettero giovare alla causa: la silighese disse che il diavolo in persona le aveva offerto la sua protezione, così come aveva già fatto con Perdita, che senza di lui sarebbe morta in carcere. Perdita e la sua compagna ebbero comunque una sorta di trattamento di favore in carcere: il direttore della prigione concesse loro di stare nella sua casa, in cambio del loro servizio nel distribuire i pasti ai prigionieri regolari.

Perdita fu anche costretta a curare la gamba di Gregorio, un servo dell’inquisitore Martin de Ocio y Vecila, con gli stessi unguenti per i quali era stata imprigionata. Per delle ragioni che non emergono dai documenti, la condanna della donna fu alleggerita. Fu riconciliata con la Chiesa il 23 ottobre del 1605, pur mantenendo la condanna del carcere a vita e del sambenito (il sacco dei penitenti) perpetuo. La condanna fu ulteriormente scontata, in quanto in un atto notarile del 1611 rinvenuto da Salvatore Pinna nell’archivio di Stato di Cagliari, la si trova residente a Cagliari e sposata.

Nel 1622, incaricò il maestro campanaro cagliaritano Giovanni Pira per la realizzazione di una campana della chiesa della Vergine della Solitudine a Nuoro.

La data e il luogo di morte, sempre secondo Salvatore Pinna, sono tuttora sconosciute.

L’articolo La storia di Perdìtta Basigheddu, la “strega” sarda che riuscì a scampare all’Inquisizione proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Paese che vai, pane che trovi: la Sardegna è un vero e proprio “continente” della panificazione.

Una delle ricette più interessanti, artigianali e ancorate alla tradizione ci porta in Barbagia, per la precisione tra Gavoi e Ollolai.

In questi curatissimi borghi con case in pietra e legno alle pendici del Gennargentu nasce un pane davvero speciale: su “cohone (o cocone) cun foza”. Il pane con foglia è una ricetta che utilizza tutte le materie prime disponibili in questi territori: farina di semola di grano duro, acqua, sale, lievito, patate e foglie di cavolo.

Per prepararlo come impone la tradizione ci vuole innanzitutto il forno a legna. L’impasto, una mescola piuttosto morbida e umida ottenuta con gli ingredienti citati sopra, viene adagiato su una foglia di cavolo. A quel punto, l’incontro con il forno produce una vera e propria magia.

Se vi capita di passare per Gavoi nei giorni di festa, per esempio durante Cortes Apertas, sentirete un profumo caldo e avvolgente nell’aria: quello è il pane cun foza in cottura, una delizia per tutti e cinque i sensi.

Viene realizzato ancora oggi in modo artigianale e non è facile da trovare. È buonissimo da solo, ma anche accompagnato ai saporiti salumi e formaggi del territorio: metteteci sopra un paio di fette di guanciale o lardo quando ancora il pane è caldo e le vostre papille gustative andranno in paradiso.

L’articolo I pani della Sardegna: su “cohone cun foza”, il fragrante pane con patate che riposa sulla foglia di cavolo proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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