L’opera di Grazia Deledda, scrittrice prolifica e determinata, viene studiata e celebrata oggi più che mai in campo nazionale ed internazionale. A 81 anni dalla sua morte, avvenuta il 15 agosto 1936 a Roma in conseguenza di un tumore al seno, Grazia Deledda rimane uno dei simboli più autentici di un’epoca letteraria segnata dal passaggio dal Verismo al Decadentismo, in cui l’autrice sarda si innesta con uno stile personalissimo raccontando conflitti interiori, legami con le tradizioni e con la natura sarde e il fallimento dell’urbanesimo borghese.

Nata a Nuoro nel 1871 da famiglia agiata, Deledda frequentò le scuole elementari per poi proseguire la sua formazione, prima seguita da un precettore a domicilio e poi come autodidatta, leggendo e appassionandosi ai più grandi romanzieri e poeti dell’Ottocento. Nel 1888 cominciò quindi a scrivere racconti pubblicati su varie riviste, coi quali ottenne un buon successo di pubblico e vari apprezzamenti da parte della critica e di altri scrittori anche rinomati come Luigi Capuana. Prese così il via una produzione ricchissima, fatta di più di 50 opere tra novelle, poesie e romanzi in cui quasi sempre i protagonisti danno voce a quella tensione tra la volontà di perseguire il piacere personale e la rigidità e la forza dei rapporti sociali e famigliari.

Grazia Deledda col marito Palmiro Madesani

E proprio da tali vincoli sociali, tanto più limitanti per una donna dell’epoca, Grazia Deledda volle evadere, superando i confini del capoluogo barbaricino nel 1899, quando si recò a Cagliari per un breve soggiorno come ospite della direttrice di una rivista locale. In questa occasione conobbe poi l’impiegato statale Palmiro Madesani, che presto diventò suo marito e col quale si trasferì a Roma nel 1900. E nella capitale la scrittrice condurrà il resto della sua vita dedicandosi alla famiglia e alla composizione delle sue opere più conosciute, tra cui ricordiamo i romanzi Elias Portolu (1900), Cenere (1903), Nostalgia (1905), Canne al vento (1913), Marianna Sirca (1915), La madre (1919), La fuga in Egitto (1925).

Grazia Deledda coi figli Franz e Sardus

Nel 1926 questa maestosa produzione varrà a Grazia Deledda il prestigioso Premio Nobel per la Letteratura, consegnatole il 10 settembre del 1927. L’autrice sarda rimane ancora l’unica scrittrice italiana ad aver ricevuto tale riconoscimento. Negli anni successivi, proseguì la sua attività con la stesura di cinque nuovi romanzi di cui l’ultimo, l’autobiografia Cosima in cui volle raccontare gli anni difficili della giovinezza, venne pubblicato poco tempo dopo la sua morte a cura di Antonio Baldini. Il segno lasciato da Deledda nella storia della letteratura è senz’altro profondissimo, viste le continue ispirazioni e riproposizioni che ancora oggi continuano a sbocciare: una delle ultime e più significative è la pièce teatrale Quasi Grazia, in cui l’autore Marcello Fois ripercorre le tappe fondamentali della vita della scrittrice nuorese in maniera intima evidenziandone la forza e la sensibilità.

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

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