La Sardegna è una delle regioni europee con la più alta densità di lingue parlate.
Idiomi autonomi l’uno dall’altro che si sono incontrati nell’Isola al centro del Mediterraneo.
Oltre alle diverse varianti del sardo, il logudorese e il campidanese (con sottovarianti annesse), ci sono poi le lingue sardo-corse, il sassarese e il gallurese, linguisticamente separate da quelle parlate nel resto dell’Isola.
Ci sono poi le lingue “alloglotte”, ovvero di derivazione forestiera. E’ il caso del catalano parlato ad Alghero e del carlofortino, dialetto ligure parlato nell’Isola di San Pietro e a Calasetta.
Ma la lingua più rara ancora oggi parlata in Sardegna è il Romaniska (o Pavela Romaniska o Arbareska), un gergo alloglotto ma che con il tempo ha preso molto dal sardo. Lo parlano poche decine di persone nel territorio del Comune di Isili ed è a forte rischio di estinzione.
La chiesa di San Sebastiano a Isili
Si tratta di una lingua usata storicamente dai venditori ambulanti di rame (i “ramai”) di origini straniere tradizionalmente radicati nel fiorente comune del Sarcidano. Ha origini gitane, albanesi o greche ed è accomunabile ai dialetti arbresh calabresi, camminanti siciliani e calderai del Friuli. Secondo alcune teorie potrebbe essere stato portato da popolazioni ebraiche deportate nell’Isola durante la dominazione spagnola.
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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis
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