Pensa e ripensa ai suoi cari, lontani chilometri e in mezzo alla tempesta di fuoco. Le lacrime agli occhi arrivano senza che quasi se ne accorga. Poi, però, pensa a chi, in terra sarda, le ha dato affetto e solidarietà. E allora il sorriso prova a fare capolino sul suo bel viso.
Elena ha 35 anni ed è una delle tante donne ucraine nel Cagliaritano che vive con angoscia e terrore questi giorni di guerra nell’est Europa. I genitori infatti, così come tutti i suoi familiari, si trovano a Sumy, sua città natale a pochi chilometri da Kharkiv, proprio nella parte del Paese confinante con la Russia.
Elena è arrivata in Sardegna giovanissima da quello che, come lei ricorda dai tempi della scuola, è un territorio storicamente russofono. Ora a Quartu vive la sua quotidianità di infermiera e mamma di famiglia. Ma in questi giorni è enorme la paura per i suoi cari, che vivono proprio nella zona sotto stretto fuoco nemico.
“Mia madre, 66 anni, lavora in un ospedale della città e mio padre, 70 anni e malato, è costretto alla dialisi. Lì la situazione è tragica, le persone sono nascoste sotto terra per sfuggire alle bombe e fuori la temperatura è molto rigida, visto che è pure nevicato”.
A Sumy estrema difficoltà di reperire rifornimenti alimentari e medicinali, è praticamente impossibile avvicinarsi a quei territori. “Ho pensato di mandare qualcosa, ma nessuno in questo momento riuscirebbe a entrare”. Elena pensa anche a suo fratello, rimasto lì insieme a tutta la sua famiglia. “Lui ha moglie e figlia. Assiste i miei genitori e mi informa. È ottimista e dice che ce la faremo, ma io ho paura”.
Tantissima preoccupazione, sì, ma anche la consapevolezza di quanto sia bello toccare con mano la solidarietà dei sardi, per lei e tutto il suo popolo. “Qui molti ci sono stati vicini. Siete un popolo bellissimo”.
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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis
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