Seppure tradizionalmente legata alla Romania, anche la Sardegna accoglie fra le sue leggendarie figure quella del vampiro. Legata però – com’è facile immaginare – al genere femminile. Sa sùrbile, forse più nota come coga, è nell’immaginario collettivo sardo un terribile spirito maligno, la cui fama metterebbe le radici in tempi remoti, quando la mortalità in Sardegna, soprattutto quella infantile, risultava essere una delle piaghe più temibili.
Si racconta che la sùrbile fosse un’anima maledetta, condannata ad abbandonare il corpo della donna che lo ospitava – solitamente un’anziana – al tramonto, quando iniziava ad aggirarsi per il paese in cerca di bimbi non ancora battezzati, per attingere il nutrimento dalle fontanelle di questi. Pare poi che lo spirito – che penetrava nelle case assumendo le sembianze del vento o di una mosca – avesse una certa predilezione per coloro ai quali non fossero ancora spuntati i denti da latte, e che per questo le madri fossero solite lasciare accanto alla culla un pettine dentato, così che il maligno – con una particolare inclinazione per il far di conto – perdesse l’intera nottata a contarne e ricontarne i denti, fino a quando il sorgere del sole non lo costringeva a fare ritorno al corpo poche ore prima abbandonato.
Secondo la tradizione, la donna che nascondeva dentro di sé una presenza tanto oscura non ricordava nulla – al mattino – di quanto fatto durante la notte trascorsa, ma un campanello d’allarme – per i suoi compaesani – era sempre un aspetto fisico trascurato. Le sùrbile pare fossero tendenzialmente anziane, con i capelli perennemente in disordine e le unghie lunghe e spesso ricurve. Secondo una variante, il maligno poteva impossessarsi anche di uomini, e trasformarsi in un gatto nero capace di entrare nelle case passando per il camino.
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Fonte: Ogliastra News La Redazione
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