In pochi sanno che l’introduzione in Italia del cemento armato la si deve a un vero e proprio “self-made man” sardo, un uomo che partito dal nulla divenne uno dei più influenti ingegneri italiani a cavallo tra la fine dell”800 e gli inizi del ‘900.
Giovanni Antonio Porcheddu, nacque a Ittiri, in provincia di Sassari, nel 1860. Rimase presto orfano di entrambi i genitori e dopo essere stato cresciuto dai parenti stretti riuscì a concludere un brillante percorso di studi mantenendosi facendo il muratore.
Dopo la laurea al Politecnico di Torino, ottenuta a 30 anni, e una seconda e una terza, conseguite sempre nella prestigiosa università piemontese, Porcheddu nel 1892 rimase affascinato dal brevetto del cemento armato dell’ingegnere francese François Hennebique e ne ottenne subito la licenza, in esclusiva, per l’intero territorio italiano.
La mossa di Porcheddu fu a dir poco azzeccata e le applicazioni del brevetto a dir poco sensazionali: lo studio Porcheddu lavorò alla realizzazione dei silos del porto di Genova, alla ristrutturazione del campanile di San Marco a Venezia, lo “Stadium” di Torino, e soprattutto lo stabilimento “Lingotto” della Fiat.
Nel 1911, durante l’inaugurazione del ponte Risorgimento a Roma, per smentire i dubbi dei presenti sullas tabilità dell’opera, assistette alla rimozione dell’impalcatura lignea a bordo di una barca ormeggiata sotto il ponte.
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Fonte: Ogliastra News La Redazione
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