Smart working, non solo effetti positivi: la ricerca di LinkedIn – fatta su un campione di oltre duemila lavoratori e ripresa da Repubblica – parla chiaro.
Il 46% degli intervistati dice di essere ansioso e stressato in misura maggiore rispetto a prima, il 48% ammette di fare almeno un’ora di lavoro in più al giorno. In più, a tutto questo si aggiunge lo stress da prestazione: si vuole dimostrare al capo di lavorare bene. Il 16% è preoccupato perché teme di venire licenziato, il 19% è ansioso e si chiede quanto la propria azienda sopravviverà.
Staccare la spina, inoltre, se si ha il lavoro in casa è difficoltoso: il 22% dei lavoratori ammette di iniziare le giornate lavorative in anticipo. Sempre il 22% rivela di rispondere più velocemente e di essere disponibile più a lungo del solito. Il 24% termina il lavoro ben oltre le ore stabilite. Il 21% trova difficoltà a spegnere tutto a fine giornata.
Ma passiamo ai risvolti positivi (perché ce ne sono): ben il 50% dice di aver avuto più tempo da dedicare a famiglia e figli. L’11% rivela che questo periodo di quarantena ha avuto un influsso positivo sulle relazioni interpersonali. Alcuni (27%) hanno mangiato più sano e fatto (14%) esercizio fisico.
In ogni caso, bisogna tenere bene a mente il fatto che dobbiamo curare la salute mentale così come quella fisica. Il 18% dei lavoratori dice di essersi sentito più giù per il fatto di lavorare da casa. Il 27% lamenta difficoltà a dormire, il 22% prova ansia, il 26% parla di concentrazione ridotta.
Il rischio? Burnout, come affermano a gran voce gli psicologi. Ci si sente frastornati, smarriti. Bisogna imparare ad ascoltarsi, a gestire paure, ansie ed emozioni. Rivolgersi a un professionista del settore può essere una strada se si sente di stare per scoppiare.
L’articolo Smart working, pregi e difetti: la ricerca che svela come si gestisce il lavoro da casa proviene da ogliastra.vistanet.it.
Fonte: Ogliastra News Federica Cabras
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