In Sardegna l’euforbia si chiama “Sa lua” e si trova dappertutto. Contiene un lattice fortemente urticante che un tempo veniva utilizzato per stordire i pesci e pescarli facilmente, “Su pisci alluau”. In tempo di guerra si usava il lattice per simulare la cecità e farsi riformare e negli ultimi anni la scienza ne ha individuato le virtù terapeutiche.
L’euforbia è una diffusissima pianta della macchia mediterranea, che in Sardegna si può trovare praticamente ovunque. È un arbusto a chioma tondeggiante, che cresce prevalentemente in cespugli, ma talvolta assume la forma di alberello che raramente arriva fino a 3 metri di altezza. Produce dei fiorellini minuti gialli, disposti a ombrello da gennaio ad aprile, e quando arriva la stagione più calda va in letargo. La pianta, che in sardo si chiama “Lua” contiene un lattice tossico, fortemente urticante per le mucose e la pelle. Un tempo veniva utilizza per agevolare la pesca dei pesci dei fiumi e degli specchi d’acqua dell’interno dell’Isola: i pescatori sminuzzavano i rametti dell’Euforbia in un contenitore con dell’acqua tiepida e li pressavano in modo da far fuoriuscire tutto il lattice. La poltiglia ottenuta veniva versata nel corso d’acqua, essendo tossica per i pesci li stordiva facilitandone la cattura. Oggi questo sistema di pesca non si usa più perché è vietato, si usa ancora invece il modo dire “Alluau” riferito alle persone poco sveglie, o intontite dall’effetto di alcool o droghe appunto come “Su pisci alluau”.
Nell’ultimo periodo della Seconda Guerra Mondiale, quando i soldati scarseggiavano e venivano reclutati ragazzi sempre più giovani, si racconta che alcuni di loro per non venire arruolati, la sera prima della chiamata si fossero strofinati gli occhi col lattice dell’euforbia. La sostanza è talmente irritante da provocare, oltre a dolori lancinanti, una cecità transitoria, ma naturalmente la dolorosa gabola fu presto smascherata, e i ragazzi purtroppo furono costretti a partire per il fronte.
Due anni fa, un team di ricercatori della facoltà di Biologia Molecolare dell’Università di Cagliari, hanno isolato una proteina del lattice dell’Euforbia capace di ridurre del 95 per cento la crescita e la moltiplicazione dei protozoi che causano la leishmaniosi, la terribile malattia parassitaria trasmessa attraverso la puntura del pappataccio, che in Sardegna colpisce moltissimi cani ed è trasmissibile, anche se raramente, all’uomo.
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Fonte: Ogliastra News dalila
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