C’è una pratica in Sardegna, diffusa sopratutto in Gallura, di cui forse in pochi sono a conoscenza: si chiama giganto-terapia, che crede nel potere curativo dell’energia delle pietre. Proprio per questo i suoi rituali si svolgono nei siti nuragici e pre-nuragici, sulle tombe dei giganti e altri monumenti archeologici. Queste pratiche, però, sono duramente criticate dagli archeologi, che vedono nella giganto-terapia un rischio di deturpamento del sito archeologico su cui si svolge.

Su Il Venerdì di Repubblica del 22 marzo scorso, è uscito un articolo dal titolo “Se le pietre fanno bene i nuraghi sardi si sentono a pezzi”, a cura di Cristina Nadotti, dove l’archeologo Francesco Paolo Carrera che lavora della sede operativa di Olbia della Soprintendenza, racconta: «Abbiamo verificato che nella tomba dei giganti del Monte S’Abe, vicino a Olbia, sono state portate via delle pietre». Sempre sul Venerdì, Carrera dice anche che «in altri siti sono stati spostati reperti e nei nostri sopralluoghi abbiamo visto di tutto. Troviamo sempre qualcuno che abbraccia le pietre o ci strofina sopra o ci strofina sopra le collanine per “catturare” l’energia”. All’inizio ci veniva da ridere, ma adesso il fenomeno sta diventando preoccupante».

A queste affermazioni ribatte Mauro Aresu che pratica la giganto-terapia e che ha scritto anche un testo sull’argomento. Nello stesso articolo de il Venerdì, Aresu assicura di tutelare i beni culturali e di educare i partecipanti al rispetto.

Intervistato poi da Vistanet, Aresu dice:«Chi effettua questo genere di pratica sicuramente è molto più attento e responsabile e rispettoso di tante altre persone. Gli archeologi dovrebbero pensare ad altro invece di denigrare un lavoro serio e di ricerca di tanti anni che hanno dato degli ottimi risultati».

La giganto-terapia viene praticata ormai da una ventina d’anni: appassionati di archeologia hanno diffuso le teorie della radioestesia e rabdomanzia, secondo cui anche i corpi non viventi come appunto le rocce emanano radiazioni con un potere terapeutico. Gli itinerari che percorrono prevedono meditazioni, visualizzazioni creative, spiegazioni e prove pratiche. Nonostante tutto, Aresu ammette che non ci sono prove scientifiche, ma che sono in corso delle ricerche. Il dibattito tra archeologici, Soprintendenza e praticanti della giganto-terapia ovviamente è più vivo che mai.

L’articolo “Giganto-terapia” nei siti nuragici: gli archeologi lanciano l’allarme, ma chi la pratica risponde: “Nessun danno ai luoghi” proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News La Redazione

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